Duo. La pittura di Finelli s'introduce nello spazio immaginale cinematografico soprattutto noir; Bertasa cerca dietro le parole e le immagini i segni di un dialogo.
Qui in Duo, Bertasa e Finelli presentano un’attitudine che ha nella pittura, quale cult (ural) painting, un efficace strumento di contestazione, inteso in senso antimodernista, non di mero gesto politico, qualificandosi in una piena quanto complessa partecipazione al nostro tempo. Compito precipuo è quello di abbandonare tutte le strade che attenevano a schemi classificatori, induttivi, che avevano un riferimento a logiche di tipo formale, contenutistiche, a schieramenti metodologici, a strumenti espressivi, fisici o mentali, che hanno contraddistinto e anche saturato le pratiche artistiche del secolo scorso.
Questo operare della pittura viene fuori attraverso un attento riesame della pittura nei suoi paradigmi, nel suo interrogarsi plurale della sua origine e del suo rinnovato rapporto con il luogo.
La loro attinenza fa riferimento all’opera quale ripristinatrice di senso e avvio di un condensato di sguardi filosofici, a partire dal quadro e ritornandovi dopo aver compiuto un viaggio ellittico nei diversi topoi esperienziali dell’età moderna. Perché proprio esso, il quadro, resta un topos logico/esperienziale assoluto nella sua icasticità, poiché le logiche moderniste ne hanno inteso e scalfito il senso dicotomico formale - contenutistico con tutte le buffe e infinite variazioni sul tema, dimenticando il senso antropologico filosofico e immaginale che il quadro possiede al massimo grado.
Per Bertasa questa discesa si compie nei territori tipici di popoli, merci, contratti, viaggi, per cercare dietro le parole e le immagini i segni di un dialogo e di un universo, come un moderno viaggiatore di Leskov, che porta a sostanziare in una pittura rigorosa, secca, raffinata, che non racconta, ma diventa (è) luogo esperienziale acutissimo di rimandi antropo-mnemonici, spazio assoluto del proprio tempo. Dove la pittura, liberata dalla zavorra di racconti postmodernistici, conduce il proprio a corpo a corpo con il Reale.
Per Finelli la pittura s’introduce nello spazio immaginale cinematografico soprattutto noir, ma solo per liberare una tangenza che, sia nella pittura sia nel cinema, ha nello sguardo e nella visione il suo momento di crisi e d’introspezione, momento assoluto di una modernità – questo sì contemporaneo - che fa della pittura il paradigma assoluto di essa.
La raffinatezza del tratto pittorico – in questa eco delle scuole francesi e fiamminghe - dialoga con i maestri del passato e ha la capacità di realizzare una pittura che non solo s'impone nello spazio ma che diviene, essa stessa, generatrice di spazio.
In questo modo, la pittura di Bertasa e di Finelli cerca di ripristinare un senso e un dialogo con i topoi anfratti del reale, abbracciando in un’ideale continuità i grandi maestri della pittura classica, da Masaccio, Durer, Raffaello, Vermeer, Goya fino alla lezione di Degas, Manet, Cezanne, per i quali la pittura si poneva come momento logico-filosofico inteso come sguardo acutissimo della problematicità del mondo.
Pietro Finelli (1957), artista e curatore, vive e lavora a Milano. Ha esposto il suo lavoro in gallerie, musei e istituzioni internazionali, fra le quali: Gallery MC in New York, Il Ponte Contemporanea Roma, Galleria Pack Milano, Museo Castel Nuovo Napoli, Musée d’Art Moderne et Contemporain (Mamco) Geneva, Fundation F.J.Klemm Buenos Aires, Galerie Jacques Cerami Charleroi, VELAN Centro per l’arte Contemporanea di Torino.
Fausto Bertasa (1953), artista, vive e lavora a Bergamo.
2001: New York, “Mouse Pad” Egizio’s Project;
2002: a Bellinzona, “Fe-male” CACT - Centro d’Arte Contemporanea Ticino (a cura di Mario Casanova e MarcoTagliaferro);
2005: a Bergamo, “Quadrato per la ricerca” GAMeC (a cura di Nadia Ghisalberti, Donato Losa, Attilio Pizzigoni,cat.);
2006: a Varese, “Fair trade organization” Duetart Gallery;
2007: a Milano, “ctm” Camelot; a Milano, “Happy Birthday Careof 1987-2007” c/o Careof - Fabbrica del vapore; a Settimo Torinese “Profumo di cacao” Cioccolato come arte” Casa dell’arte e dell’architettura “La Giardiniera” (Cat. a cura di Marisa Vescovo);
2008: a Bergamo “Antologia” Jade Art Gallery (a cura di Sara Mazzocchi, cat.); a Roma “Experimenta” Collezione Farnesina - Ministero degli Affari Esteri (a cura di Maurizio Calvesi, Lorenzo Canova, Marco Meneguzzo, Marisa Vescovo, Cat.)
OTTO Press di Olivia Toscani Rucellai
press & coordinamento, Anna K. Gargarian
info@ottoluogodellarte.it
tel. 055 288977
Vernissage martedì 12 febbraio alle 18
Galleria Otto luogo dell'arte
Via Maggio 13 rosso, Firenze
orario 10-13/15.30-19.30
chiuso domenica e lunedì mattina
Ingresso gratuito