Casa di via A. Musa
Roma
via Antonio Musa, 7

Interno 2
dal 15/2/2013 al 16/2/2013
15-22

Segnalato da

Federica Salvatori




 
calendario eventi  :: 




15/2/2013

Interno 2

Casa di via A. Musa, Roma

Celestial Burning e altre Visioni. Il progetto Interni prevede l'occupazione di spazi temporaneamente dismessi: appartamenti che ospitano esposizioni, performance, musica, teatro e qualunque altra forma creativa.


comunicato stampa

Con: Francesca Bottello, Valerio Callieri, Paolo Cardinali, Alessandro Ciccarelli, Vanessa Cicchinelli, Bianca Corica, Francesca de Cesare, Arianna Degni, Salvatore Insana, Francesca Mannocchi, Sara Martini, Daniele Mattei, Sara Minelli, Danilo Palmisano, Giusi Palomba, Giordano Pennisi, Valentina Piccinni, Daniele Pinti, Flavio Rivabella, Chiara Ronchini, Federica Salvatori, Marco Soellner, Paola Soriga, Stefano Tucci, Elisa Turco Liveri, Francesco Viscuso.

Il progetto “Interni”, iniziato nel dicembre 2011 e giunto al suo quinto appuntamento, prevede l'occupazione di spazi temporaneamente dismessi, appartamenti che ospitano esposizioni, performance, musica, teatro e qualunque altra forma creativa, in un clima di libero scambio e condivisione.

Lo spazio diviene per la durata di due giorni cantiere espressivo in cui le dicotomie pubblico/privato ed espositore/fruitore decadono. Il progetto, svincolandosi dalle canoniche forme e formule della fruizione culturale, intende stimolare la partecipazione attiva di tutti coloro che attraversano le stanze e che da esse si lasciano attraversare.

Una casa vuota, in via Musa, a Roma, ospiterà per due giorni Suoni, Visioni, Performance e Parole.

“Benché, lo ammetto, io desideri, occasionalmente, un qualche responso dal cielo muto, in verità non posso lamentarmi: una qualche luce non primaria potrebbe ancora sbalzare incandescente dal tavolo della cucina o da una sedia come se un ardore celestiale prendesse ogni tanto possesso di questi oggetti così ottusi consacrando così un intervallo altrimenti inconseguente concedendo larghezze, onori, perfino amore. (Sylvia Plath)

Permanenti

Celestial Burning

Una collettiva fotografico-letteraria che si sviluppa intorno alla suggestione di una poesia di Sylvia Plath: “Black Rook In Rainy Weather”. Il nostro movimento verso la conservazione mnemonica di un particolare momento - psicovisivo/psicosonoro/psicolinguistico - risponde all'urgenza di tradurre una Sensazione in un Altrove non solo oggettuale che sia rivisitabile. Una fotografia, una narrazione sono anche l'attraversamento di una simile circostanza e l'Invisibile non potrebbe essere evocato se non attraverso una qualche Visionarietà.

Che parta dall'occhio, dalla mano, dalla voce, da un gesto, non fa alcuna differenza. La presenza che, in un momento di apertura sensitiva, si mostra al nostro sguardo interiore, abbandonando la sua condizione di mera materia funzionale e divenendo soggetto anch'esso sensibile, chiede di essere accolta e restituita in quell'“intervallo altrimenti inconseguente” che la Plath definisce “Ardore Celestiale”.

La maison brule

Un intervento visivo-testuale prende inizio da un ulteriore incendio: la scritta "La maison brûle, la grandmère se peigne" (La casa brucia, la nonna si pettina) apparve sui muri della Sorbona nel maggio 68. Il significato era allora immediato, mentre la vita arde e prende mille direzioni, la tradizione fa di tutto per rimanere avvinghiata ai suoi riti, fa finta di nulla.

La casa, sede del nucleo primario di aggregazione, perduto l'appiglio di una struttura tradizionale, diventa luogo di sperimentazioni, arrangiamenti, riscoperta, conflitto, reclusione. Casa è materia, manutenzione, concretezza, ma è anche il sentimento di chi la abita o non la abita più, di chi la attraversa, di chi la immagina, la desidera. Alimentiamo questi fuochi con le nostre visioni, sulla vetrata di una casa in trasformazione.

“Black rook in rainy weather" alla maniera di Alvin Lucier

Acusmatico, (Voce di Sylvia Plath, in absentia) – di Stefano Tucci. In una stanza vuota due casse emettono la voce registrata di una donna che recita una poesia. Due microfoni in fondo alla stanza, dalla parte opposta, registrano quella voce immersa nel nuovo ambiente, insieme al riverbero proprio di quel luogo. Questa procedura si ripete sedici volte, in un loop ogni volta diverso.

Nell'arco di poco più di mezz'ora, equivalente alle 16 ripetizioni, la voce della Plath è trasformata di continuo dal riverbero del luogo fino a perdere completamente la propria essenza, conformazione frequenziale e riconoscibilità: le caratteristiche acustiche della stanza l'hanno infatti mutata e di conseguenza hanno anche fatto emergere altri suoni, nuovi, intimamente legati ad essa ma estremamente diversi... [...] Miracles occur, | If you care to call those spasmodic| Tricks of radiance miracles. […] (Sylvia Plath)

Performance

Solntse (Sokurov, 2005) – di Moloch Cinematic Trio
- Sabato 16, ore 18:00 -

M.C.T., trio eterodosso composto da Alessandro Ciccarelli (tromba, rumori), Marco Soellner (timpano, rumori), Stefano Tucci (elettronica), propone una sonorizzazione di un estratto del film di Sokurov.

Ápolis – di Dbpit & Xxena
- Sabato 16, ore 19:00 -

Ápolis è la celebrazione della non-appartenza, del senza patria, del viaggio attraverso stati mentali e fisici al limite dell’onirico. È un progetto multimediale che unisce elementi acustici, elettronici e visuali.

In negativo - Una questione oscura: io sono la mia zona d'ombra. - voce e corpo: Elisa Turco Liveri - video: Salvatore Insana - elaborazione testi: Dehors/Audela - Domenica 17, ore 18:00 -

Progetto audiovisivo a proposito di ciò che si interpone tra noi e la luce. Un tentativo sinestetico di cattura dei propri fantasmi interiori. Restare nell'ombra o rivelarsi in quanto tale? Restarci dentro o finirci di colpo? Per propria colpa. Colare a picco fino a sciogliervici al suo interno. Venire alla luce è l'azzardo dello scoprirsi.

Le carte in tavola sono sporche, volano insieme alla polvere. Districarsi, sdoppiarsi, divincolarsi dal fedele e scomodo alter-ego, l'altra faccia è senza maschera o ne ha una di quelle che più oscura non si può. Voler essere come lei, passare senza lasciare tracce, dileguarsi. Passare e non lasciare altro che il ricordo di sé, l'impressione d'esser stato intravisto. Immagine senza corpo. Spazio privato di luce dall'interposizione di un ingombro opaco.

L'ombra vuole avere sempre il proprio padrone come schermo davanti alla luce. In memoria dello spirito di Étienne de Silhouette, controllore delle finanze di Luigi XV, che tentò di tassare i ricchi e i segni esteriori di ricchezza, e, sconfitto da chi non voleva rinunciare ai propri privilegi, finì per diventare simbolo deteriore di rigore, sinonimo di risicatezza e stilizzazione, alone informe senza tasche né profondità.

Apertura: 16 Febbraio 2013

Casa di via Antonio Musa 7, Roma
Orari: 15:00 – 22:00
Ingresso libero

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