Francesca Bottello
Valerio Callieri
Paolo Cardinali
Alessandro Ciccarelli
Vanessa Cicchinelli
Bianca Corica
Francesca de Cesare
Arianna Degni
Salvatore Insana
Francesca Mannocchi
Sara Martini
Daniele Mattei
Sara Minelli
Danilo Palmisano
Giusi Palomba
Giordano Pennisi
Valentina Piccinni
Daniele Pinti
Flavio Rivabella
Chiara Ronchini
Federica Salvatori
Marco Soellner
Paola Soriga
Stefano Tucci
Elisa Turco Liveri
Francesco Viscuso
Celestial Burning e altre Visioni. Il progetto Interni prevede l'occupazione di spazi temporaneamente dismessi: appartamenti che ospitano esposizioni, performance, musica, teatro e qualunque altra forma creativa.
Con: Francesca Bottello, Valerio Callieri, Paolo Cardinali, Alessandro
Ciccarelli, Vanessa Cicchinelli, Bianca Corica, Francesca de Cesare,
Arianna Degni, Salvatore Insana, Francesca Mannocchi, Sara Martini,
Daniele Mattei, Sara Minelli, Danilo Palmisano, Giusi Palomba, Giordano
Pennisi, Valentina Piccinni, Daniele Pinti, Flavio Rivabella, Chiara
Ronchini, Federica Salvatori, Marco Soellner, Paola Soriga, Stefano
Tucci, Elisa Turco Liveri, Francesco Viscuso.
Il progetto “Interni”, iniziato nel dicembre 2011 e giunto al suo
quinto appuntamento, prevede l'occupazione di spazi temporaneamente
dismessi, appartamenti che ospitano esposizioni, performance, musica,
teatro e qualunque altra forma creativa, in un clima di libero scambio e
condivisione.
Lo spazio diviene per la durata di due giorni cantiere espressivo in
cui le dicotomie pubblico/privato ed espositore/fruitore decadono. Il
progetto, svincolandosi dalle canoniche forme e formule della fruizione
culturale, intende stimolare la partecipazione attiva di tutti coloro
che attraversano le stanze e che da esse si lasciano attraversare.
Una casa vuota, in via Musa, a Roma, ospiterà per due giorni Suoni,
Visioni, Performance e Parole.
“Benché, lo ammetto, io desideri, occasionalmente,
un qualche responso dal cielo muto, in verità non posso
lamentarmi: una qualche luce non primaria potrebbe
ancora sbalzare incandescente dal tavolo della cucina o
da una sedia come se un ardore celestiale prendesse
ogni tanto possesso di questi oggetti così ottusi
consacrando così un intervallo altrimenti inconseguente
concedendo larghezze, onori, perfino amore. (Sylvia Plath)
Permanenti
Celestial Burning
Una collettiva fotografico-letteraria che si sviluppa intorno alla
suggestione di una poesia di Sylvia Plath: “Black Rook In Rainy
Weather”. Il nostro movimento verso la conservazione mnemonica di un
particolare momento - psicovisivo/psicosonoro/psicolinguistico -
risponde all'urgenza di tradurre una Sensazione in un Altrove non solo
oggettuale che sia rivisitabile. Una fotografia, una narrazione sono
anche l'attraversamento di una simile circostanza e l'Invisibile non
potrebbe essere evocato se non attraverso una qualche Visionarietà.
Che
parta dall'occhio, dalla mano, dalla voce, da un gesto, non fa alcuna
differenza. La presenza che, in un momento di apertura sensitiva, si
mostra al nostro sguardo interiore, abbandonando la sua condizione di
mera materia funzionale e divenendo soggetto anch'esso sensibile, chiede
di essere accolta e restituita in quell'“intervallo altrimenti
inconseguente” che la Plath definisce “Ardore Celestiale”.
La maison brule
Un intervento visivo-testuale prende inizio da un ulteriore incendio:
la scritta "La maison brûle, la grandmère se peigne" (La casa brucia, la
nonna si pettina) apparve sui muri della Sorbona nel maggio 68. Il
significato era allora immediato, mentre la vita arde e prende mille
direzioni, la tradizione fa di tutto per rimanere avvinghiata ai suoi
riti, fa finta di nulla.
La casa, sede del nucleo primario di aggregazione, perduto l'appiglio
di una struttura tradizionale, diventa luogo di sperimentazioni,
arrangiamenti, riscoperta, conflitto, reclusione. Casa è materia,
manutenzione, concretezza, ma è anche il sentimento di chi la abita o
non la abita più, di chi la attraversa, di chi la immagina, la desidera.
Alimentiamo questi fuochi con le nostre visioni, sulla vetrata di una
casa in trasformazione.
“Black rook in rainy weather" alla maniera di Alvin Lucier
Acusmatico, (Voce di Sylvia Plath, in absentia) – di Stefano Tucci.
In una stanza vuota due casse emettono la voce registrata di una donna
che recita una poesia. Due microfoni in fondo alla stanza, dalla parte
opposta, registrano quella voce immersa nel nuovo ambiente, insieme al
riverbero proprio di quel luogo. Questa procedura si ripete sedici
volte, in un loop ogni volta diverso.
Nell'arco di poco più di mezz'ora,
equivalente alle 16 ripetizioni, la voce della Plath è trasformata di
continuo dal riverbero del luogo fino a perdere completamente la propria
essenza, conformazione frequenziale e riconoscibilità: le
caratteristiche acustiche della stanza l'hanno infatti mutata e di
conseguenza hanno anche fatto emergere altri suoni, nuovi, intimamente
legati ad essa ma estremamente diversi...
[...] Miracles occur, | If you care to call those spasmodic| Tricks of
radiance miracles. […] (Sylvia Plath)
Performance
Solntse (Sokurov, 2005) – di Moloch Cinematic Trio
- Sabato 16, ore 18:00 -
M.C.T., trio eterodosso composto da Alessandro Ciccarelli (tromba,
rumori), Marco Soellner (timpano, rumori), Stefano Tucci (elettronica),
propone una sonorizzazione di un estratto del film di Sokurov.
Ápolis – di Dbpit & Xxena
- Sabato 16, ore 19:00 -
Ápolis è la celebrazione della non-appartenza, del senza patria, del
viaggio attraverso stati mentali e fisici al limite dell’onirico. È un
progetto multimediale che unisce elementi acustici, elettronici e
visuali.
In negativo - Una questione oscura: io sono la mia zona d'ombra. -
voce e corpo: Elisa Turco Liveri - video: Salvatore Insana -
elaborazione testi: Dehors/Audela
- Domenica 17, ore 18:00 -
Progetto audiovisivo a proposito di ciò che si interpone tra noi e la
luce. Un tentativo sinestetico di cattura dei propri fantasmi interiori.
Restare nell'ombra o rivelarsi in quanto tale? Restarci dentro o finirci
di colpo? Per propria colpa. Colare a picco fino a sciogliervici al suo
interno. Venire alla luce è l'azzardo dello scoprirsi.
Le carte in
tavola sono sporche, volano insieme alla polvere. Districarsi,
sdoppiarsi, divincolarsi dal fedele e scomodo alter-ego, l'altra faccia
è senza maschera o ne ha una di quelle che più oscura non si può. Voler
essere come lei, passare senza lasciare tracce, dileguarsi. Passare e
non lasciare altro che il ricordo di sé, l'impressione d'esser stato
intravisto. Immagine senza corpo. Spazio privato di luce
dall'interposizione di un ingombro opaco.
L'ombra vuole avere sempre il
proprio padrone come schermo davanti alla luce.
In memoria dello spirito di Étienne de Silhouette, controllore delle
finanze di Luigi XV, che tentò di tassare i ricchi e i segni esteriori
di ricchezza, e, sconfitto da chi non voleva rinunciare ai propri
privilegi, finì per diventare simbolo deteriore di rigore, sinonimo di
risicatezza e stilizzazione, alone informe senza tasche né profondità.
Apertura: 16 Febbraio 2013
Casa di via Antonio Musa 7, Roma
Orari: 15:00 – 22:00
Ingresso libero