La grafia del sentimento. L'artista rimette in dialogo la tradizione della rappresentazione e il suo occultamento di duchampiana memoria, grazie a un linguaggio minimale, dove l'energia concettuale si estende alla sfera della percezione intimista.
Non tutta la ‘merda’ di manzoniana memoria [N.d.R. Piero Manzoni, Merda d’artista,
1961] è ‘d’artista’. Se Mutt R. (rimando a Mutter, dal tedesco Madre), nel 1917, non
avesse riflettuto attentamente su ciò che di paradossalmente storico egli poté vedere
attorno a sé, egli, Marcel Duchamp, non avrebbe aperto un dibattito ingombrante attorno
alla fluidificazione degli stilemi artistici del Novecento in relazione alla situazione
socio/politica dell’epoca: come la valutazione del rapporto pensiero/rappresentazione,
che fornì gli strumenti per una soggettivizzazione tale da giustificare come elemento
artistico qualsiasi tipo di atteggiamento e di posa.
La totale rimessa in discussione
dell’arte come prodotto, divenendo decenni dopo consueto e pretestuoso aspetto
dell’avanguardia che ha permeato e in qualche modo inibito tutto il Secolo Breve, in
particolare il secondo Novecento, ha pure ridisegnato i confini della critica d’arte. Ecco
che l’arte si emancipa quindi dall’idea di rappresentazione visiva, divenendo
approccio/posizione politica e cospirando a sua volta contro la pratica artistica
tradizionale. Essa si stacca dall’essere-ciò-che-si-sente, quasi liofilizzando l’arte stessa
nella sua essenza emozionale fino a sovvertirne conseguentemente i criteri estetici. Un
nuovo tipo di stilizzazione della creatività interiore nasce.
Il concetto, secondo il quale ‘l’arte esiste in quanto tale’, sta oggi attraversando una forte
crisi d’identità e Miki Tallone, pur reiterando linguaggi minimalisti concentrati sulla
grazia del contenitore, opera attorno alla ricerca interiore, indagandone e giustificandone
i contenuti. Contesto e de-contesto, costruzione e de-costruzione, in/out, concetto di
ribaltamento tra oggetto e soggetto, frammentazione/de-frammentazione, l’artista
svizzera si colloca in bilico tra arte concettuale e concettualizzazione della pratica
artistica.
Per tornare all’incipit di questo scritto breve e rimanere in ambito prettamente metabolico
– non senza riferimento alla performance dal taglio bodyartistico, laddove la storica Lea
Vergine escludeva, negli anni ’70, perfino la dimensione culturale all’interno di questo
processo creativo ribaltato autore (oggetto/soggetto)-opera – Miki Tallone riassume ed
elabora, con La grafia del sentimento, questi elementi per la realizzazione di un
lavoro discorsivo a carattere installativo dilatato su tutte le sale del Centro, ma anche
contestuale, situazionista e performativo nel coinvolgimento del pubblico.
Entrare
fisicamente nell’installazione di Miki Tallone significa non solo soggiacere al processo di
cannibalizzazione, bensì pone anche l’artista entro i criteri storici della Body Art,
isolandola sul bordo tra IO soggettivo e oggettivo, tra essere autrice e nello stesso tempo
opera aperta dentro la quale il pubblico transita.
Relativamente consapevole che un lavoro d’arte non esiste solo in quanto tale, l’artista
svizzera (Swiss Award 2012) riflette sul perverso rapporto opera-fruizione, come dire
artista-pubblico, riprendendo i già citati temi della decomposizione e ricostruzione
artistico-analitica di concetti fondamentalmente legati all’uomo, in particolare agli stessi
aspetti più intimi e personali dell’artista.
Lo fa, quindi, rimettendo in dialogo tradizione
della rappresentazione e suo certo occultamento di duchampiana memoria, grazie a un
linguaggio minimale, ove l’energia concettuale si estende, però, alla sfera della
percezione intimista grazie a una scelta maniacale quanto sensuale dei materiali.
Sullo sfondo di un teatro del ribaltamento, La grafia del sentimento ridisegna la
presa di coscienza del corpo dell’artista attraverso il corpo del suo pubblico come parte di
questo metabolismo altamente espressivo e simbolico. Un Corpo sociale che accede e si
trasforma nel Corpo artistico.
Inaugurazione: sabato 23 febbraio 2013 dalle 17:30
Centro d'Arte Contemporanea Ticino - CACT
via Tamaro, 3, Bellinzona
Orari: ve-sa-do 14:00-18:00
Ingresso gratuito