Sono in mostra al National Museum di Western Art 59 opere provenienti da importanti istituzioni culturali italiane e internazionali. Capolavori dell'artista e opere dei maestri che ne influenzarono la pittura o che da lui trassero ispirazione, si propongono di illustrare la vicenda artistica di Raffaello dai primi anni a Urbino sino alla maturita' romana.
“Raffaello”, un nome... un titolo. Si chiama semplicemente così – “Raffaello” - la mostra che dal
prossimo 2 marzo (per tre mesi) sarà ospitata nelle sale del National Museum di Western Art di
Tokyo. Si tratta della prima esposizione monografica sull’artista urbinate - curata dalla
Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, e dalla direttrice del Museo degli
Argenti di Palazzo Pitti, Maria Sframeli – che si svolgerà in Giappone.
L’iniziativa è stata richiesta sin dal 2008 proprio dal museo nipponico e dal quotidiano Yomiuri
Shimbun, i partner che si sono assunti gli oneri dell’esposizione che proporrà 59 opere in mostra, 24
delle quali dello stesso Raffaello provenienti da importanti istituzioni culturali italiane e internazionali
come la Galleria degli Uffizi (e relativo Gabinetto Disegni e Stampe), la Galleria Palatina, la Fondazione
Horne e la Biblioteca Marucelliana di Firenze, il Museo Nazionale di Capodimonte, la Pinacoteca Tosio
Martinengo di Brescia, la Pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo, la Galleria Nazionale di
Urbino, la Pinacoteca e i Musei Vaticani, la Galleria Nazionale di Perugia, il Museo di Belle Arti di
Budapest, la Dulwich Picture Gallery di Londra, il Louvre di Parigi, il Prado di Madrid.
Secondo la Soprintendente Acidini, “La mostra dedicata a Raffaello e ai centri del Rinascimento
dove visse e operò ha richiesto un enorme lavoro di preparazione, vista l'importanza dei quadri, dei
disegni e dei loro autori. Grazie alla curatrice Maria Sframeli, ai suoi collaboratori e ai prestatori
italiani e stranieri, davvero generosi, il Museo d'Arte Occidentale di Tokyo potrà esporre una
rassegna unica nella storia, pur intensa, delle esposizioni italiane in Giappone. Sono onorata che lo
sponsor, Yomiuri Shimbun, abbia chiesto al Polo Museale Fiorentino di formulare il piano
scientifico e di coordinare la mostra e il catalogo: questa fiducia nasce da una lunga collaborazione
e dalla stima reciproca. Senza dimenticare che Firenze è la città che conserva più dipinti mobili di
Raffaello in tutto il mondo”.
“Capolavori dell’artista e celebri opere dei maestri che ne influenzarono la pittura o che da lui trassero
ispirazione – ha detto Maria Sframeli - si propongono di illustrare la vicenda artistica di Raffaello dai
primi anni ad Urbino sino alla maturità romana. A questo scopo il percorso espositivo si svilupperà in
quattro sezioni che consentiranno di ripercorrere le diverse fasi della produzione artistica di un pittore
che, come scrisse il Vasari, vide risplendere nella sua persona“tutte le virtù dell’animo, accompagnate da
tanta grazia, studio, bellezza, modestia e costumi buoni”, parole che sembrano incarnarsi
nell’Autoritratto della Galleria degli Uffizi ad apertura della mostra”.
La mostra si apre infatti con il celebre dipinto ed entra subito nel vivo con la sezione denominata La
prima formazione, ovvero l’influenza dell’ambiente artistico della corte di Urbino ed il confronto con
l’arte del padre, Giovanni Santi, che lo avviò alla pittura e del quale ereditò la bottega affiancando
Evangelista da Pian di Mileto.
La seconda sezione, Raffaello a Firenze: l’incontro con l’opera di Leonardo e Michelangelo, si
propone di illustrare la straordinaria evoluzione intellettuale e stilistica di Raffaello a contatto con lo
stimolante ambiente fiorentino dei primi anni del Cinquecento e la sua straordinaria capacità di dominare
la varietà delle influenze. È a Firenze che Raffaello sceglie le raffigurazioni sacre, con una netta
predominanza del tema vinciano e michelangiolesco della Madonna col Bambino, soggetto che vide il
raggiungimento, da parte dell’artista, di una perfetta ed armoniosa sintesi tra la struttura piramidale
leonardesca, la monumentalità dei volumi di Michelangelo e la grazia e l’armonia che caratterizzano lo
stile dello stesso Raffaello; elementi che trovano nella Madonna del Granduca, appartenuta prima a Carlo
Dolci e successivamente acquistata da Ferdinando III d’Asburgo nel 1799, un’eccellente
rappresentazione.
La terza sezione, Raffaello alla corte dei Papi, è dedicata all’esperienza romana dell’artista che,
introdotto alla corte papale nel 1508, fu scelto da Giulio II per la decorazione delle Stanze Vaticane,
occasione che non solo sanciva la sua affermazione rispetto ad artisti universalmente stimati ed affermati
quali Perugino, Peruzzi, Sodoma, Bramantino e Lotto ai quali viene revocato l’incarico, ma offriva a
Raffaello, sino ad allora legato per lo più ad una committenza privata, una prima e prestigiosissima
occasione pubblica. Un nucleo di disegni dell’artista e copie degli affreschi realizzati da Raffaello negli
ambienti vaticani, come quella della Liberazione di San Pietro dal carcere realizzata da Federico Zuccari
proveniente dalle Gallerie Fiorentine, sono presenti in mostra a testimonianza dell’attività del nostro
artista negli anni delle grandi imprese decorative di Giulio II.
La quarta ed ultima sezione si concentra invece su L’eredità di Raffaello con una selezione di opere
di allievi e collaboratori atte a rappresentare l’influsso dell’artista nella produzione artistica delle nuove
generazione a cui il maestro lasciava non solo la propria lezione ed il proprio esempio ma anche gli
incarichi lasciati incompiuti per il sopraggiungere della morte nel 1520, all’apice della sua carriera.
Chiudono quindi il percorso espositivo dedicato al pittore urbinate le opere di Giulio Romano, allievo
prediletto di Raffaello che, se dal 1515 aveva lavorato al fianco del maestro alla decorazione della Stanza
dell’Incendio di Borgo, dopo la morte di questi veniva incaricato da Leone.
Da segnalare anche il ruolo dell’Opificio delle Pietre Dure nelle fasi di trasporto delle opere e
allestimento della mostra. Innanzi tutto, congiuntamente con Arteria (azienda specializzata in trasporti
di opere d’arte), i tecnici dell’Opificio hanno progettato speciali imballaggi per il trasporto delle opere e
un nuovo sistema per la loro protezione: in sostanza gli oggetti sono stati classificati per dimensioni
realizzando la cassa in maniera diversificata la fragilità dell'opera. Inoltre, per la protezione dei materiali
a contatto con l'opera è stato utilizzato un materiale speciale, il tyvek, mentre laddove il contatto é con le
superfici pittoriche è statao usato del melinex. In entrambi i casi si tratta di materiali estremamente
morbidi e vellutati. Infine i tecnici dell’Opificio hanno operato come assistenti a tutti i prestatori che ne
avessero richiesto l'intervento, per imballaggi e spostamenti, non solo in Italia, ma anche in Giappone.
Ufficio Comunicazione dr. Marco Ferri
Opera Laboratori Fiorentini Spa – Civita Group tel. 055-2388721; cel. 335-7259518 marcoferri.press@gmail.com
National Museum di Western Art Tokyo
7-7 Ueno-koen, Taito-ku, Tokyo 110-0007, Japan
Hours
9:30 am - 5:30 pm
Friday 9:30 am - 8:00 pm (Admission ends 30 mins. before closing time)
Closed: Mondays except 29 April, 6 May. Closed on 7 May.
Admission:
Adults: 420(210)yen
College students 130(70)yen
High school students or younger. Those over the age of 65. Those under the age of 18. Those with physical or mental disabilities and their attendants. Free