Officina delle Zattere
Venezia
Dorsoduro, 947(Davanti allo Squero di San Trovaso-fermata ACTV Zattere)
041 5234348
WEB
Quattro mostre
dal 6/3/2013 al 4/4/2013
mer-dom 10-18
346 6725817

Segnalato da

Marco Agostinelli




 
calendario eventi  :: 




6/3/2013

Quattro mostre

Officina delle Zattere, Venezia

La rassegna "marzo_maggio" vede alternarsi nove esperienze artistiche. In questa prima parte in programma le personali di Simone Ligabue, Antonia Trevisan e Gianni Moretti e il progetto Surreality Show.


comunicato stampa

La rassegna “marzo_maggio”, che fra il 7 marzo e l’11 maggio vede alternarsi negli spazi dell’Officina delle Zattere nove esperienze artistiche diverse, è nata dalla ricerca di artisti e momenti capaci di stimolare un confronto fra l’opera e il pubblico che sia generativo di nuovi universi di immagini e significati.

Questo secondo appuntamento nei nostri spazi intende oltrepassare i limiti insiti nel concetto di “mostra” e trasformare lo spazio espositivo dell’Officina delle Zattere in un percorso culturale dinamico, in un ambiente in evoluzione condizionato da esperienze anche molto diverse tra loro, che a una lettura più attenta rivelano di dipanarsi attorno a un sottile fil rouge.

Le opere esposte hanno tutte in comune la volontà di sciogliere il nodo delle abitudini quotidiane del pensiero e favorire una lettura più ricca della realtà contemporanea, del rapporto con i ricordi, del linguaggio verbale da parte di chi in troppe occasioni è considerato solo un osservatore dello spettacolo condotto e diretto da altri.

Nella prima parte della rassegna, il primo tassello di questo percorso sperimentale è costituito dalle irriverenti creazioni di “Surreality Show”, diretta da Sofia Francesca Micciché e co-curata da Julie Kogler.
Molto diverso come linguaggio figurativo ma identico nel desiderio di creare dei cortocircuiti nella mente dei visitatori è la mostra di Simone Ligabue, “Diritto d’arte”, a cura di Roberta Semeraro.

La ricerca di un rapporto fra la forma artistica e il suo messaggio/contenuto che sia capace di trasferire il significato della rappresentazione su un piano diverso da quello letterale, è alla base dell’installazione “La Bell’ra (studi per un monumento all’attenzione)” di Gianni Moretti.

“Synaptic space”, personale di Antonia Trevisan, a cura di Roberta Semeraro, riflette sui rapporti fra mondo esterno, ricordi e visioni personali, interpretazioni dell’artista.

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Surreality Show

Direzione artistica Sofia Francesca Micciché
Curatela e testi critici Julie Kogler

Dopo un primo capitolo romano presso lo spazio Officina 468 di Roma nell’ autunno del 2012 il progetto Surreality Show sbarca in laguna per rinnovare il suo appuntamento con il pubblico.

Surreality Show si antepone ai sempre più diffusi reality show in stile “Big Brother” dove mediante la cronaca scandalistica vengono lanciate le esche al pubblico di voyeur.

Gli artisti di Surreality Show, invece, si prefiggono di generare un rapporto vis-a-vis con il pubblico, uno scambio di idee e di riverberi reciproci mediante cui l’osservatore non si degrada come soggetto passivo ma dove egli può trovare insolite interpretazioni del mondo in un’interazione dinamica con l’artista.

Tutti e cinque si dilungano in citazioni di epoche passate e presenti, attingendo alla storia dell’arte, alla letteratura ma anche all’odierna cultura popolare, che traducono in pittura, disegno e collage in un “pot pourri” immaginifico dal quale trapela una percezione della nostra società come concatenazione di eventi piuttosto surreali.

La vita contemporanea, cyber e mass-mediale, veloce ed esuberante, individualistica ma anche comunitaria, nell’opera del gruppo emerge nelle metafore visive di un immaginario sorprendente e sur-reale.
L’artista romano Elio Varuna, che conta numerose esperienze espositive in Europa, Asia e in America, esercita la sua arte poliedrica mediante tante forme espressive, trasponendo ludicamente la sua critica verso il sistema di valori della società odierna, che contrappone alle apoteosi di epoche passate.
Dalle equilibrate geometrie dipinte di Jonathan Pannacciò si cristallizzano elementi sacri e profani, ordinari e straordinari, tutti stilizzati e incastonati nei netti contorni disegnati che corrono lungo la linea tra l’astratto e il figurativo.

L’artista Cristiano Carotti può essere considerato un moderno espressionista, che cattura la veemenza e la velocità dei nostri tempi nelle pennellate energiche delle sue tele, incarnando uno spirito libero e vagante che prende spunto da ogni ambito della vita.Esordito sulla scena della street art milanese, oggi El Gato Chimney crea anche disegni e dipinti che si popolano di numeri, simboli e oggetti animati e sospesi in scenari onirici come fossero racconti folcloristici narrati da esseri dalla morfologia ibrida.
Alessandro Calizza s’ispira ai vivaci fermenti del nuovo figurativismo per la sua pittura surreale, in cui dei misteriosi alberi spogli e degli allucinati funghi monoculari devono confrontarsi con momenti inediti che si risolvono in allegorie dipinte.

Info: www.surrealityshow.it

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Simone Ligabue
Diritto d’arte

a cura di Roberta Semeraro

“C' è un' estetica del delitto che comporta una certa dose di genialità artistica” scrive Benedetta Craveri sulla Repubblica il 16 marzo 2010 commentando la mostra “Delitto e castigo” del grande critico francese Jean Clair dedicata al tema dell’arte e del crimine.

Dalla vita di personaggi famosi nella storia dell’arte come Alessandro Tesi, Caravaggio sino al pittore inglese Walter Sickert identificato nel terribile omicida Jack Lo Squartatore, sembrerebbe che talvolta la follia omicida di chi sfidando la legge arriva ad offendere il diritto alla vita, coincida con l’aspirazione dell’artista ad infrangere i limiti della logica comune. Nel racconto “No Smoking” di Simone Ligabue l’artista, omicida e suicida, arriva in un ideale estremo a fare della sua morte il suo capolavoro d’arte e ancora nell’installazione “Omicidio” la sequenza delle lettere secondo le quali sono elencati gli indizi sulla scena del delitto, forma il nome dell’autore dell’opera che è il presunto assassino.

Kandinsky che aveva studiato legge e che ancora studente era stato incaricato di approfondire il diritto criminale contadino nei tribunali del Volost’, affermò che il principio di “guardare all’uomo” nel diritto penale russo “pone alla base della sentenza non il dato “esteriore di un’azione” ma la qualità della sua fonte interiore” assimilando questo principio al fondamento dell’arte. E ancora in un articolo pubblicato nel “Der Cicerone” confutando il diritto romano, Kandinsky sostiene che la certezza nel diritto non può prescindere da una valutazione relativa dell’esteriorità che va necessariamente rapportata alla sfera interiore dell’essere umano, arrivando così ad anticipare il concetto stesso di arte astratta.

Nell’originale percorso artistico di Simone Ligabue, questa tendenza a legittimare l’arte secondo una prassi giuridica avviene grazie ad un procedimento di pura astrazione che è quello semantico.

La parola nell’arte di Ligabue ha la stessa funzione del colore nell’opera di Kandinskj, diventa la sintesi tra il relativismo empirico e l’unicità dell’essere.

L’invenzione della parola è stato il primo assoluto processo d’astrazione della storia e il diritto che è una disciplina fondata sulla parola è molto vicina all’astrazione.

Com’è possibile che una disciplina ( e mi riferisco soprattutto al diritto nel nostro Paese improntato su principi formali) che non dovrebbe mai perdere di vista la realtà delle cose, utilizzi costrutti semantici incomprensibili a molti, parole di una lingua morta e tempi di valutazione ed esecuzione che sono di gran lunga superiori alla vita stessa di chi si appella alla giustizia ?

L’arte seppur derivando da un processo d’astrazione, rimane comunque fedele alla vera identità del suo autore, afferma Ligabue con l’opera “Opera autentica”. Sicuramente c’è più certezza (precisione interiore) in un’opera d’arte che in un tribunale!

I primi ad introdurre nell’arte plastica l’eversione delle regole linguistiche tanto da

essere considerati “provocateur aussi erudit” furono i dadaisti.

La stessa parola “Dada” presenta aspetti polisemantici e divenne simbolo di negazione di quei valori etici, estetici, linguistici di una civiltà in crisi durante e subito dopo la prima guerra mondiale.

La ricerca artistica di Ligabue prende spunto dallo scarto semantico di alcuni enunciati giuridici e formulari in uso tra i soggetti che intervengono in un processo giudiziario. Ed è così che in “Quadro indiziario” una sim card con tanto di cornice assurge al valore di opera d’arte, e in “Ornamento e delitto” il celebro scritto omonimo dell’architetto Adolf Loof diventa un pannello per la ricognizione giudiziaria carico di motivi ornamentali in contrapposizione alla linearità dei segni tracciati con i gessi che occupano gran parte della sua superficie.

L’uso del gesso per disegnare la sagoma umana è una delle pratiche investigative nel luogo dell’omicidio , ma è anche il tradizionale strumento con il quale il sarto (o la sarta) tracciano i loro segni sull’abito per tagliarlo su misura del cliente. Il racconto “No Smoking” di Ligabue si apre proprio con l’immagine di un sarto che consegna lo smoking al cliente. Alla fine del racconto quando il cliente sarà trovato morto con lo smoking addosso, la sagoma del gesso che avrà tracciato il sarto nel modellare il suo abito coinciderà idealmente con quella stessa che avrà delineato il detective nel luogo dove è stato rinvenuto il cadavere.

Il tratto di gesso diventa la cifra stilistica comune al sarto e al detective, entrambi impegnati nella ricerca di un’identità sconosciuta.

Nell’arte concettuale diffusasi dalla metà degli anni 60’, il manufatto artistico trova il suo valore assoluto nell’idea che lo determina.

Joseph Beuys affermò che “ogni uomo è un artista” riconducendo l’esperienza estetica alla vita quotidiana e introducendo così una visione dell’arte totalitaria.

Osservata da questo angolo di visione, la scacchiera dell’opera “Un fuorilegge” di Simone Ligabue trova la sua ragione di essere nelle avventurose vicende dello scacchista americano Bobby Fischer che violando la legge fece della sua stessa vita una partita di scacchi.

L’intenzionalità sia nel diritto che nell’arte, è una condizione della mente umana che si verifica quando un pensiero ha come oggetto un’azione. Mentre nel diritto si perfeziona nell’azione diventando un’aggravante del crimine commesso, nell’opera d’arte l’intenzionalità è già di per sé una condizione in atto.

Il delitto immaginario spiega Ligabue è un crimine commesso nel pensiero ma non per questo meno vero di quello che realmente potrebbe accadere.

Nella performance “Omicidio” non ci sono indizi dai quali si possa dedurre che l’assassino è l’artista, se non dalla sua presenza nel luogo al momento del delitto e dal gioco di lettere che compongono alla fine il suo nome. Ma in verità quelle lettere rivendicano l’identità dell’autore di questa performance dove si rappresenta un omicidio, il fatto che lui sia lì presente non è una prova della sua colpevolezza in quanto egli potrebbe essere solo il regista dell’azione !

Ma l’arte non è una disciplina empirica e come tale apre lo sguardo ad una comprensione più profonda della realtà superficiale delle cose, mentre il diritto si limita a giudicare l’azione, l’opera d’arte la trascende penetrando in una dimensione

metafisica dell’essere che supera i confini del dove e del quando.

L’ubiquità, l’immortalità, l’entropia sono temi antropologici attorno ai quali si articola gran parte della ricerca degli artisti del XXI secolo come l’indimenticabile Gino De Dominicis, e diventano materia (supporto fisico) nell’arte di Simone Ligabue.

Ed è in questa ottica che va letta la versatilità tecnica di Ligabue; egli si avvale della fotografia, del video, dello stucco, del gesso, della matita, del ready made, della performance, dell’installazione e d’altro come autodidatta, affermando un sacrosanto diritto d’arte che è il più antico e indiscutibile diritto naturale riconosciuto all’essere umano: l’immaginazione.

Roberta Semeraro

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Gianni Moretti
La Bell’ra (studi per un monumento all’attenzione)

Curatrice: Susanna Sara Mandice

Silenzioso e discreto, il monumento immaginato da Moretti desta le coscienze, invita all’attenzione. L’attenzione è tanto un processo cognitivo diretto a un oggetto preciso, quanto sinonimo di cura, premura.
L’esercizio di Moretti contiene entrambe le definizioni: invita alla concentrazione e si dedica a uno dei temi sociali più urgenti, lo arricchisce, lo consegna ad altri.
Senza urlare, pacatamente.
Partendo da un fatto di cronaca riguardante l’omicidio di una donna, l’artista progetta un monumento nel quale una falena sbatte le ali contro un vetro.
Simboleggiando le anime dei morti che non trovano pace, vola frenetica, incessantemente, in un moto apparentemente disarmonico e caotico. Un’icona luminosa che serenamente libera una calda potenza, cattura lo sguardo e ipnotizza. La mostra diventa un tempio laico nel quale sostare e pensare.

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Antonia Trevisan
Synaptic space

A cura di Roberta Semeraro

Dalle avanguardie in poi si è molto discusso della complessità della struttura visiva e delle interrelazioni tra l’immagine della realtà e la realtà stessa delle cose.

Antonia Trevisan, maestro d’arte e di tecnica d’arte, con l’installazione Synaptic Space invita lo spettatore ad entrare nello spazio dove ha origine la prima comunicazione o connessione ; quella tra l’essere e il proprio corpo. Una quarta e più profonda dimensione dove il tempo gioca un ruolo fondamentale. Questo paesaggio che riaffiora nella trasparenza della memoria in quattro momenti diversi, è la sottrazione dell’esperienza empirica alla realtà.

Che cosa rimane della realtà nella mente di un uomo che correndo attraversa dei luoghi? L’artista trova le sue risposte in questo spazio fisico e metafisico, che diventa luogo di riflessione dove è possibile ogni con-templazione e con-fronto, dove sono benvenuti scienziati, filosofi, poeti, letterati, artisti e l’umanità di ogni genere.

Perché l’unica vera grande conquista dell’uomo moderno è questa visione universale del mondo dove tutto interagisce con tutto e l’arte, come dimostra l’artista, può cogliere l’essenza delle cose.

Immagine: Gianni Moretti, La Bell’ra (studi per un monumento all’attenzione)

Inaugurazione 7 marzo ore 18

Officina delle Zattere
Fondamenta Nani, Dorsoduro (Davanti a Squero San Trovaso) - Venezia
Mercoledì-domenica 10-18

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