Farsi la citta'. L'artista americano si muove nella scena underground newyorkese e da li' osserva le masse metropolitane e registra espressioni di dissenso, organizza rituali comunitari e decostruisce i meccanismi del cinema documentario. Contemporaneamente alla mostra inaugura il progetto di Peep-Hole, 'The Book Society', una reading room dove vengono presentate alcune realta' editoriali presenti in Europa.
Farsi la città è la prima mostra personale in Italia di Tony Conrad figura epica della scena underground americana.
La mostra presenta una serie di lavori realizzati da Tony Conrad a partire dagli anni Sessanta e Settanta che indagano
la dimensione urbana dello spazio pubblico e le interazioni che vi hanno luogo. Conrad si muove nella scena underground
newyorkese e da lì osserva i movimenti delle masse metropolitane e registra le sue espressioni di dissenso, organizza
rituali comunitari e decostruisce i meccanismi del cinema documentario. L’ambiguità del titolo, dissacrante e allo stesso
tempo propositivo, nasce dall’approccio ambivalente dell’artista nei confronti delle strutture del potere e del loro
perverso rapporto con i media. La valenza sessuale nasconde l’idea di un rapporto intimo e appassionato nei confronti
della città, carico di un potenziale utopico oggi sempre più raro nel mondo dell’arte, unito però a una volontà sperimentale
e dissacrante.
Autore di una produzione artistica complessa e articolata, Conrad da sempre cammina sul sottile filo che lega innovazione
e provocazione, sviluppando ricerche di avanguardia nell’ambito della composizione musicale, del cinema sperimentale
e della video arte. Nato a Concord (New Hampshire) nel 1940, arriva a New York all’inizio degli anni sessanta, dove
partecipa alle esperienze più radicali della musica e del cinema indipendenti. In quegli anni è membro attivo - insieme
a La Monte Young, John Cale, Angus MacLise, Maria Zazeela e altri – del Theatre of Eternal Music, gruppo che ha sviluppato
le ricerche musicali di John Cage e Fluxus in senso minimalista producendo sonorità estese ed ipnotiche. Le loro speri-
mentazioni, etichettate come dream music, si sviluppano grazie all’eliminazione della figura del compositore attraverso
l’improvvisazione.
Se i contributi di Tony Conrad in ambito musicale sono noti e amati da un pubblico di appassionati, Farsi la città presenta
una parte ancora poco conosciuta della sua ricerca artistica: film, video e lavori audio che esplorano il tema della
comunità e della partecipazione, riflettendo sul ruolo degli apparati mediatici nella società contemporanea. Caleidoscopio
di suoni, colori, e immagini, questa mostraci porta ‘virtualmente’ in un viaggio nella New York degli anni ‘70. Farsi la città
restituisce, senza indugi nostalgici, il ritmo vitale di una città che si era ormai imposta come capitale della cultura
occidentale attraverso lo sguardo sbieco di un artista consapevolmente posizionato ai margini della scena.
Opere in Mostra
Bryant Park Moratorium Rally (1969) è una installazione audio a due canali che mette a confronto diverse modalità di
percezione di una manifestazione politica contro la guerra in Vietnam che si svolse proprio sotto casa dell’artista.
Sfruttando quella che lui stesso definisce la posizione ideale per un artista, vale a dire “trovarsi nel bel mezzo del tumulto
democratico”, Conrad colloca un microfono fuori dalla finestra del suo appartamento prospiciente Bryant Park e un altro
microfono di fronte alla televisione, sintonizzata su un canale che trasmetteva l’evento in diretta. Il risultato è dissonante
e dimostra come la manifestazione sia più reale in televisione. Bryant Park Moratorium Rally registra il gap fra i mass
media e la realtà e riflette sulla spettacolarizzazione delle forme del dissenso.
Benché entrambi realizzati nel 1972, i film Waterworks (1972-2012) e Loose Connection (1972-2011) sono stati digitaliz-
zati e presentati in pubblico solo nel 2012. Waterworks è il lungometraggio di una celebrazione per il solstizio d’estate
organizzata da Conrad e dalla moglie Beverly Grant a Times Square. Concepito come un evento di quartiere, Waterworks
registra l’esistenza di una comunità eccentrica ed estemporanea che sceglie di reclamare il cuore pulsante di New York
come spazio per l’espressione della propria spiritualità. Loose Connection è, invece, una “rivisitazione concettuale
dell’idea di documentario”, un’operazione di alterazione del meccanismo cinematografico effettuata in piena epoca
strutturalista. Conrad costruisce uno speciale otturatore per la sua cinepresa Super 8 le cui riprese inducono una forte
sensazione di disorientamento nello spettatore. L’evento filmato – l’artista e la sua famiglia che vanno a fare la spesa al
supermecato -, in sé assolutamente ordinario, assume così una natura quasi psichedelica.
Più recente, invece, è Studio of the Streets (1990-1993) un progetto collaborativo di attivismo sociale realizzato nella
città di Buffalo dove Conrad vive e insegna dal più di vent’anni. Inizialmente concepito per ottenere finanziamenti comunali
per la creazione di una “televisione ad accesso pubblico”, autogestita dai cittadini, Studio of the Streets si è presto
evoluto in un sistema di “animazione” delle voci della comunità: ogni venerdì pomeriggio, per tre anni, i passanti sono
stati fermati sulle scale del Municipio di Buffalo ed invitati ad esprimere i propri desideri, bisogni, necessità. Le interviste,
così raccolte e regolarmente mandate in onda su una rete locale, sono diventate un programma di successo. Precursore
di modalità partecipate e condivise di informazione come i social-network o la web tv Conrad è riuscito a creare un
“interpersonal feedback loop”, un gruppo che trasmette a se stesso la propria immagine. Studio of the Streets è stato
presentato in Europa nella Documenta IX del 1992.
Infine, soli lavori in mostra a non fare uso della tecnologia, la serie Yellow TVs (1973) – legata ai famosi Yellow Movies
presentati all’ultima Biennale di Venezia –, chiama in causa la pittura per portare alle estreme conseguenze e mettere in
discussione le regole del cinema strutturalista, percepite come autoritarie. L’interesse per un’estensione temporale
dilatata – long duration – espresso in primo luogo nelle composizioni musicali, viene trasferito in ambito visivo introdu-
cendo con prepotenza l’elemento temporale nella percezione della pittura. Negli anni Sessanta Andy Warhol aveva già
raggiunto risultati vertiginosi con film come Empire (485 minuti) e Four Stars (1500 minuti), così Conrad decide di
cimentarsi nella produzione di film potenzialmente eterni, in continua evoluzione, che vanno addirittura oltre la durata
della vita umana. Il colore e gli inchiostri utilizzati per campire aree delineate da cornici scure, che riprendo il formato
degli schermi televisivi, sono destinarsi a scurirsi progressivamente nel tempo, con una lentezza tale da non essere
percepibile. È un paradosso voluto, quindi, che le Yellow TVs risultino più “leggibili” oggi, a distanza di decenni, che non
all’epoca della loro prima esposizione.
Tony Conrad (Concord, 1940) vive e lavora tra Buffalo e New York.
Mostre personali
2013 WiP, Greene Naftali, New York
2012 Invented Acoustical Tools: Instruments 1966-2012, Galerie Daniel Buchholz, Berlin
2009 Re-Framing Creatures, Galerie Daniel Buchholz, Berlin Brunelleschi, Burchfield Penney Art Center, Buffalo, NY
2007 Beholden to Victory, Overduin & Kite, Los Angeles Yellow Movies, Greene Naftali, New York
2006 Yellow Movies, Galerie Daniel Buchholz, Cologne
Mostre collettive
2012 Coming Soon, Centre d’art contemporain de Genève, Geneva Wish You Were Here: The Buffalo Avant-Garde in the 1970s,
Albright-Knox, Buffalo, NY
2011 Light Years: Conceptual Art and the Photograph, 1964-1977, The Art Institute of Chicago, Chicago the language of less
(then & now), Museum of Contemporary Art, Chicago Quodlibet III – Alphabets and Instruments, Galerie Buchholz, Köln Ab-
sentee Landlord, curated by John Waters, Walker Art Center, Minneapolis, Minnesota
2010 Picture Industry (Good Bye To All That), Regen Projects, Los Angeles, CA, Radical Conceptual: Positionen aus der
Sammlung des MMK, Musem für Moderne Kunst, Frankfurt Am Main, Germany Film Matters, curated by Barbara Piwowarska,
Beton7 Centre for the Arts, Athens, Greece
2009 Paul McCarthy’s Low Life Slow Life, CCA Wattis Institute for Contemporary Arts, San Francisco, CA Collecting History:
Highlighting Recent Acquisitions, Museum of Contemporary Art, Los Angeles See this Sound, Lentos Kunstmuseum Linz, Linz,
Austria (catalogue) Making Worlds, 53rd Venice Biennale, directed by Daniel Birnbaum The Quick and the Dead, Walker Art
Center, Minneapolis, MN
2008 Works on Paper by Gallery Artists and Ricci Albenda, Greene Naftali, New York The Art of the Real, organized by Robert
Nickas, Kunstmuseum aan zee, Oostende, Belgium Here is Every, 4 Decades of Contemporary Art, curated by Cornelia Butler,
Museum of Modern Art, New York Yokohama Triennale: Time Crevasse, Yokohama, Japan Paul McCarthy: Film List (screening
series), Whitney Museum of American Art, New York Sonic Youth etc Sensational Fix, LiFE, St. Nazaire, France; MUSEION,
Bolzano, Italy; Kunsthalle Düsseldorf, Germany Reykjavik Experiment Marathon, performance and exhibition. Reykjavik Art
Museum, Iceland, curated by Hans Ulrich Obrist and Olafur Eliasson
2007 Between Thought and Sound: Graphic Notation in Contemporary Music, curated by Alex Waterman, Debra Singer, and
Matthew Lyons, The Kitchen, New York (catalogue) Stay forever and ever and ever, South London Gallery, London, England,
curated by Andrew Renton.
2006 Day for Night: Whitney Biennial, Whitney Museum Of American Art, New York (catalogue) Motore Immobile, Greene
Naftali Gallery, New York
Selected Performances
2011 Renaissance Society, University of Chicago, Chicago
2008 Tate Modern, London, organized by Stuart Comer Reykjavik Experiment Marathon,
Reykjavik Art Museum, organized by Hans Ulrich Obrist and Olafur Eliasson
2007 Window Enactment, performance for Performa 07, Greene Naftali, New York
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The Book Society #01
Book Works
8 marzo 2013, ore 18.00
Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova
The Book Society è un progetto dedicato alle forme più sperimentali di produzione in ambito editoriale che Peep-Hole organizza in collaborazione con il Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova.
La pubblicazione, nelle sue molteplici declinazioni - dal catalogo al libro d’artista alla rivista, etc. - è uno spazio all’interno del quale non solo si trasmettono ma si sviluppano e creano contenuti. Moltissime case editrici indipendenti, del passato o recenti, e le tante pratiche artistiche basate sul testo che indagano l’atto di “traduzione” dalla forma visiva a quella testuale, hanno accelerato lo sviluppo di questo formato come uno dei più interessanti nel panorama artistico attuale.
Partendo da un riflessione su questo fenomeno e dalla volontà di darne testimonianza, il progetto The Book Society consiste nella creazione all’interno del Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce di una reading room dove verranno presentate alcune delle realtà editoriali più interessanti attualmente presenti in Europa. Nell’arco di due anni diversi editori si alterneranno nella presentazione delle loro pubblicazioni e realizzeranno un seminario con studenti e giovani artisti/curatori/designer sul processo che riguarda la realizzazione di una pubblicazione. Nel 2013 parteciparanno al progetto Book Works (Londra), Paraguay Press (Parigi), Archive Books (Berlino).
La reading room è realizzata con i mobili progettati nel 1934-1935 dall'architetto razionalista Mario Labò per la Biblioteca Universitaria di Genova.
The Book Society inaugura venerdì 8 marzo in concomitanza di Farsi la città, la prima mostra personale in Italia di Tony Conrad.
La prima reading room è dedicata a Book Works, che presenterà una selezione di libri d'artista, un cortometraggio sulla storia della casa editrice, una serie di poster di Jonathan Monk insieme ad altri materiali relativi al recente progetto itinerante Again, A Time Machine.
Fondata a Londra nel 1984, Book Works è un'organizzazione non-profit specializzata in libri d'artista e progetti editoriali. Riconosciuto come uno dei principali editori d'arte indipendenti, Book Works realizza nuove produzioni di artisti emergenti sulla base di inviti diretti, di proposte selezionate e di progetti curatoriali. Book Works ha inoltre un laboratorio specializzato in legatura a mano e nella produzione di libri e multipli d'artista.
UFFICIO STAMPA
Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura
telefono +39 010.5574012/4047/4826
ufficiostampa@palazzoducale.genova.it -
staffmostre@comune.genova.it
Anteprima stampa: venerdì 8 marzo ore 11.30-13.30
Inaugurazione: venerdì 8 marzo, ore 18
Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce
via Jacopo Ruffini 3, 16128 Genova
Orario: da martedì a venerdì: 9-18.30; sabato e domenica: 10-18.30
Chiuso il lunedì