Le tematiche sviluppate nei disegni dell'artista svizzero diventano installazioni, sculture, opere monumentali. Realizzate con materiali naturali, inconsueti o effimeri, conservano la leggerezza del disegno.
L'artista svizzero, nato a Berna nel 1941, riflette sul linguaggio
dell'arte in quanto percezione visiva con immagini essenziali e poetiche.
I meccanismi della rappresentazione e la pluralità della visione sono i
temi attorno ai quali si snoda il suo percorso artistico.
Nei taccuini
degli anni Sessanta e Settanta l'artista traccia le basi della sua
visione: le linee formano figure, paesaggi e oggetti, la cui continua
trasformazione ci rende partecipi del processo creativo e consapevoli
della fluidità delle immagini e dei punti di vista.
Nel corso degli anni, le idee e le tematiche sviluppate nei disegni
vengono trasformate in opere e diventano installazioni, sculture, opere
monumentali. Realizzate con materiali naturali, inconsueti o effimeri,
conservano la leggerezza del disegno e la consapevolezza di essere
immagini e quindi rappresentazione, gioco, pensiero.
Ne sono esempi le
foglie di eucalipto che compongono volti sulle pareti (1982); i rametti
che, se guardati da un determinato punto di vista, modellano il torso di
Eva (1983); le stele di granito sparse su un prato, che, viste da una
vicina collina, compongono un volto (1984).
Dall'inizio degli anni Novanta Raetz lavora ad un nuovo ciclo di sculture,
le Anamorfosi: fusioni in ferro o in bronzo che appaiono diverse a seconda
del punto di vista dal quale le guardiamo. Il movimento dello spettatore
intorno all'opera permette di individuare il punto di vista dal quale
un'apparente massa informe diventa improvvisamente la rappresentazione di
un oggetto familiare come una testa, una pipa o la sagoma di Topolino.
In
altri casi la scultura stessa è mobile e si trasforma continuamente
davanti ai nostri occhi. In alcuni casi l'artista utilizza uno specchio
per poter mostrare due diversi punti di vista contemporaneamente, come per
esempio nel suo lavoro recente ME WE: nello specchio la parola ME diviene
WE ed entrambe sono visibili contemporaneamente. La nuova scultura Ring è
invece un omaggio all' Endless Ribbon (1935) di Max Bill ispirata al
nastro di Moebius, elemento ricorrente fin dai primi sketchbooks di Markus
Raetz.
Markus Raetz vive e lavora a Berna. Dal 1966 ad oggi ha esposto in
numerose gallerie e musei, tra gli altri al Kunsthaus di Zurigo (1975),
allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1979), al New Museum di New York
(1988), alla Serpentine Gallery di Londra (1993) e al Museum der Moderne
di Salisburgo (2006); più recentemente nel 2011 alla Bibliothèque
Nationale di Parigi e al MAMCO di Ginevra. Dal novembre 2012 a metà
febbraio 2013 il Kunstmuseum Basel ha presentato una grande retrospettiva
di suoi disegni.
Markus Raetz ha rappresentato la Svizzera alla Biennale
di Venezia nel 1988 e partecipato a Documenta a Kassel nel 1968, nel 1972
e nel 1982. Le sue opere si trovano nelle collezioni del MoMa di New York,
della Tate Gallery di Londra, del Centre Pompidou di Parigi, del Museo
d'Arte Moderna di Francoforte e dei maggiori musei svizzeri.
Inaugurazione giovedì 14 marzo 2013 ore 18.30
Galleria Monica De Cardenas
Via Francesco Viganò 4, Milano
Orario: martedì - sabato 15 - 19
Ingresso libero