Galleria Sangiorgi
Laigueglia (SV)
piazza Cesare Preve, 14
0182 480052, 0182 636314
WEB
devARTazione
dal 5/9/2003 al 5/10/2003
WEB
Segnalato da

Roberto Coda Zabetta




 
calendario eventi  :: 




5/9/2003

devARTazione

Galleria Sangiorgi, Laigueglia (SV)

DevARTazione e' il titolo che Nicola Angerame ha voluto per questa mostra d'arte contemporanea che si connota come opera d'arte visiva dentro un'opera d'arte ambientale, la Galleria Sangiorgi. Ricavata da una ex discoteca anni Settanta, la Galleria ora rispetta la surreale devastazione del luogo ma si trasformera' in un perfetto 'cubo bianco' seguendo l'acclamata tradizione degli ultimi decenni di creare uno spazio assolutamente neutro che ha come protagonista unico le opere d'arte.


comunicato stampa

devARTation

mostra d'arte contemporanea
a cura di Nicola Angerame

Inaugurazione
Sabato 6 settembre 2003 - ore 18
Via Sarosa - Laigueglia (SV)

devARTazione è un'iniziativa di
Galleria Sangiorgi di Nunzia Sangiorgi
- aperta da martedì a domenica dalle ore 16,30 alle 20,00 -

Evento collaterale
CICLO DI INCONTRI APERTI AL PUBBLICO CON GALLERISTI, CRITICI E ARTISTI

La galleria d'arte: storia, pratiche ed evoluzioni

A cura di Nicola Angerame e Nunzia Sangiorgi

Con il Patrocinio del Comune di Laigueglia
Assessorato alla Cultura

La mostra sarà affiancata da un ciclo di incontri durante i quali si discuterà del ruolo attuale della galleria d'arte. Spazio significativo, simbolico e funzionale che connota la civiltà occidentale, il suo gusto e la sua storia, la galleria d'arte vive oggi un processo di neutralizzazione, omologazione e globalizzazione.

Gli incontri si svolgeranno presso:
Terrazza della Biblioteca Civica di Laigueglia (SV)

Interverranno:

Pio Monti gallerista
Venerdì 12 settembre 2003 ore 18,00

Francesco Garbelli artista e architetto
Domenica 14 settembre 2003 ore 18,00

Marco Rainò architetto
Venerdì 19 settembre 2003 ore 18,00

Gabriele Perretta critico e curatore
Sabato 20 settembre 2003 ore 18,00

___________

La Mostra
devARTazione - devARTation

devARTazione è il titolo che Nicola Angerame ha voluto per questa mostra d'arte contemporanea che si connota come opera d'arte visiva dentro un'opera d'arte ambientale, la Galleria Sangiorgi.
Ricavata da una ex discoteca anni Settanta, la Galleria ora rispetta la surreale devastazione del luogo ma si trasformerà in un perfetto 'cubo bianco' seguendo l'acclamata tradizione degli ultimi decenni di creare uno spazio assolutamente neutro che ha come protagonista unico le opere d'arte.

Prima che la materia si trasformi, la galleria è stata 'fermata' e 'fotografata' nella sua transizione da luogo abbandonato (simile ad un corpo organico in decomposizione) a nuovo spazio che nella sua totale perfezione sembrerà azzerare e coprire le tracce della sua precedente esistenza.
Ma poiché nulla in natura si crea o si distrugge, tutto evolve, la galleria pur nella sua nuova identità manterrà in nuce la storia di un luogo che è stato testimone e complice di incontri, ricordi ed emozioni per gli abitanti e i turisti di Laigueglia.

L'intento del curatore di questa mostra, Nicola Angerame, e della gallerista, Nunzia Sangiorgi, è instaurare un dialogo tra i lavori di 9 artisti, lo spazio che li accoglie e lo spettatore in un'ambientazione espressionista.

L'oscurità sarà tagliata da spotlights, fari da teatro, che, illuminando da una parte all'altra l'ex pista da ballo, colpiranno le opere e le drammatizzeranno. La galleria sarà così un palcoscenico dell'arte e della vita, capace di coinvolgere in veste di attori sia le opere che i visitatori. La presenza di calcinacci e destrutturazioni molteplici, assolutamente originali, faranno sì che lo spazio appaia nella sua autentica identità di luogo in transizione e decomposizione.
Luogo ridotto a 'maceria', concetto su cui si sofferma il testo in catalogo.

Nelle parole del curatore Nicola Angerame:
'Viviamo in tempi che conoscono un vertiginoso incremento della richiesta di 'esperienze' da parte di una società che ha raggiunto un certo benessere materiale e si sta indirizzando verso quel plus che è l'appagamento della vita intellettuale e del gusto. devARTazione offre ai suoi visitatori la possibilità unica di percepire e sperimentare che la morte coesiste con la vita, che le macerie coesistono con la quotidianità della vita della città e dei suoi abitanti. In questo senso la mostra si erge a memento mori della 'devastazione', intesa sia come distruzione apportata dalla guerra sia come omologazione e serializzazione futura dei nostri habitat e della nostre vite. Temi cui si lega idealmente devARTazione.'

ARTISTI INVITATI
Stefano Chiappo & Andrea Gammino, Franco Fontana, Francesco Garbelli, Johnatan Guaitamacchi, Paolo Leonardo, Vito Mazzocchi, Andrea Neri, Antonio Riello, Roberto Coda Zabetta.
Ospite speciale: Gualtiero Marchesi
TESTO IN CATALOGO

devARTazione - devARTation
Si un lieu peut se définir comme identitaire, relationnel et historique, un espace qui ne peut se définir ni comme identitaire, ni comme relationnel, ni comme historique définira un non-lieu.
Marc Augé

davARTazione è il conio azzardato di un neologismo che unisce le idee di arte e devastazione in tempi di guerra e di globalizzaizone: tempi in cui la riflessione sui luoghi apre un altro capitolo urgente, dedicato allo spazio delimitato dalla devastazione.
Questa mostra vuole soffermarsi su questa riflessione usando uno spazio unico nel suo genere e una lista di artisti che rispecchiano le atmosfere di un'arte ai tempi della devastazione postmoderna, in cui ai luoghi di crisi si aggiungono i luoghi di omologazione spersonalizzante come sono i non-luoghi contemporanei indicati dal pensatore francese Marc Augé.

Il mondo nella sua epoca postmoderna è un luogo che si pretende piccolo e unificato, tutto stretto dentro la morsa dei satelliti, dei cavi transatlantici, di internet, delle transazioni globali, degli oleodotti intercontinentali, dello smog planetario, delle nubi radioattive, dello scioglimento dei ghiacci e delle estinzioni delle specie; è un mondo virtuale, che sta dentro uno schermo: un enorme non-luogo sempre più omogeneo e standardizzato.

La guerra in Iraq è stata la prima guerra mediatica di nuova generazione, seguita in diretta è molto simile ad una fiction. Gli unici luoghi davvero esistenti erano i 'non-luoghi' dei nascondigli delle armi di distruzione di massa.
Se si prescinde dall'Iraq 'contabilizzato' dai media, si giunge alla guerra come ciò che pone in evidenza l'assoluta singolarità del luogo, l'assoluta non equivalenza dello spazio, la più estrema significatività di un solo metro rispetto al metro vicino. E' il significato assoluto che separa la vita dalla morte, l'integrità dalla mutilazione, il sollievo dal dolore e la conservazione dalla perdita. E segna la differenza tra guardare la televisione e l'essere guardati dalla televisione.
In guerra un solo metro istituisce la Differenza assoluta che dà o toglie senso alle cose. Essa costringe a pensare il luogo e lo spazio oltre la precaria e pretesa anonimità che gli attribuiamo in Occidente.

Nella Devastazione, che è l'orizzonte ermeneutico della guerra, la Maceria è il luogo unificato, a-storico e disidentificato che impera sovrano: è il non-luogo della guerra, ciò che non dà riparo, rifugio e accoglienza. Ma nello stesso tempo la Maceria è anche ciò che nega l'idea di non-luogo poiché il suo senso è quello forte e assoluto della Differenza tra essere vivi ed essere morti.

Accade che nella nostra vita pacificata, la Maceria sia vista soltanto come Rovina, testimonianza di un passato glorioso. Allora la Maceria contemporanea, che vediamo a tonnellate su schermi e fotografie, cosa è in grado di dirci? Forse che il mondo, malgrado le reti mediatiche e informatiche, si divide ancora in luoghi.
L'Occidente fa fatica a comprendere il mondo non-occidentale, oltre tutte le integrazioni culturali, anche perché non comprende più lo statuto assolutamente altro della Maceria (come in Palestina o in alcune zone d'Africa), il cui modo di essere 'luogo' ci insegna l'esistenza di un altrove autentico.

I neoclassici ed i romantici tedeschi hanno innalzato la Maceria a Rovina: una delle più sublimi idealizzazioni della Storia. La Rovina intesa come frammento, memento mori di un mondo scomparso, è in realtà la Maceria di un mondo antico fatto di guerre strazianti cadute in oblio. La Rovina espone il passato occultandone il senso: Greci e Romani hanno conquistato, depredato e schiavizzato all'ombra di sistemi politici come la Democrazia e la Repubblica.
La Maceria, annerita di fuoco distruttore e velata di sangue sacrificale, ha lasciato nel tempo il posto alla Rovina, a quel pittoresco frammento di mondo armonioso dedito alle arti, aulico: più facile da vagheggiare che da vivere.

Nelle metropoli di oggi la Maceria, che per comodità di analisi estendo fino alla vecchiezza inutilizzabile del calcinaccio, viene espulsa dall'immaginario collettivo, coperta come una vergogna, una ferita: per questo motivo si assiste all'utilizzo frequente di enormi pannelli pubblicitari o di trompe-l'oeil, persino di mostre d'arte sui ponteggi dei cantieri edili.

Può allora esservi posto per la Maceria nel pieno centro di una città? Può aver-luogo, ac-cadere, un luogo che, come una voragine, sappia dare spazio ad un modo di guardare differente per poter cogliere la differenza ancora operante nel nostro indifferente mondo della comunicazione?

Una galleria d'arte a Laigueglia sorge da un cumulo di macerie lasciato da una vecchia discoteca.
In futuro le sue membra deformi svaniranno nel luccichio di un cubo bianco apparentemente privo di storia. Fissare con una mostra l'attenzione su di un luogo che è una imitazione, una mimesis, di macerie ben più vere, ha il senso di un tentativo: quello di determinare un luogo che 'ambienti' il pensiero al di fuori del nostro mondo più prossimo.
L'arte dell'installazione ha preso coscienza che il corpo è un organo percettivo più sensibile della sola vista: per questo ha progettato un'arte avvolgente come una placenta, luogo psichico, emotivo ed estetico. Quadridimensionale.

x{2026}l'architetto era pronto, i tecnici pure: tutti dovevano affrettarsi a far svanire nel cubo bianco, iniziatore di un corso storico ex novo, un luogo che non funziona più e che, consumato il proprio tempo, deve cancellarsi. Fissare con una mostra d'arte (con una dev-art-azione) la morte di un luogo, le sue spoglie mortali, il suo corpo decadente e in putrefazione, significa voler dare parola alla Maceria ed instaurare un luogo alter-ego nel centro di una città, un'alterità nell'identità. Affinché la devastazione esca dall'algido schermo dove tutto ha il sapore di una 'catastrofe a distanza' e di una 'urgenza rimandabile'.
Il senso dell'arte è quello di aprire verso mondi differenti. In questa occasione deve anche ferire i sensi, optare per l'instabile e l'inusuale, per l'indiscreto fascino della morte, della distruzione e della decomposizione. Deve, se possibile, toccare i sensi, e disorientare la tranquilla esperienza estetica del visitatore (!), abituato alla galleria austera ma civile. Deve spiazzare lo spettatore (!!), colui che attende lo spettacolo dell'arte contemporanea e si ritrova dentro un luogo imperfetto, marcescente icona raffazzonata fortunosamente fatta ad arte e con l'arte: una devARTazione.

Attualmente, la Sangiorgi si vuole come galleria-installazione, luogo in cui poter determinare un habitat e un tipo umano possibili, affacciati sulla nostra realtà; pensabile come opera ambientale in dialogo con le opere che accoglie. Come la pittura dai toni scuri e lacerati di Johnatan Guaitamacchi, Paolo Leonardo e Roberto Coda Zabetta che presentano eufonie ambientali, euritmie atmosferiche e convergenze su di un tipo umano dark e solitario come un eroe di Philip Dick. E se le ceramiche sgargianti ad alto contenuto paradossale di Antonio Riello fanno il paio con l'ironia amara della disagevole cartellonistica di Francesco Garbelli o con il disincanto simbolista e poverista degli ammassi di Vito Mazzocchi, lo skyline fantasma di Franco Fontana, opera che dopo l'11 settembre acquista significati e toni apocalittici ben si accorda con i virus 'giustizieri' di Andrea Neri. Mentre nella project room, lo sguardo nevrotico e saturo del tacchinaggio compositivo di Stefano Chiappo e Andrea Gammino ci accoglie dentro una dimensione 'devartata', determinata da una reazione allergica al bombardamento mediatico, al quale i due rispondono stigmatizzando gli annunciatori visti come funeste Cassandre. Affascinato dal luogo, anche lo chef italiano Gualtiero Marchesi ha voluto interpretare la devARTazione, secondo gli assunti della sua art food che gli consentono di pensare i propri piatti come incontri unici tra forma e materia, tra composizione e gusto, tra plasticità e profumi, tra colori e significati.
© Nicola Angerame

Inaugurazione
Sabato 6 settembre 2003 - ore 18
Via Sarosa - Laigueglia (SV)
Con la partecipazione di Gualtiero Marchesi

Rinfresco offerto da
Assessorato al Turismo e Cultura della Città di Laigueglia
Presso Terrazza Lido Laigueglia

Catalogo realizzato da
PIXELTREE Comunicazione

Galleria Sangiorgi
Piazza Preve 19 - Laigueglia (sv) tel. 0182 48 00 52

IN ARCHIVIO [8]
Art Ensemble of Laigueglia
dal 13/6/2010 al 29/7/2010

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