Bonaventura Berlinghieri
Cristina Acidini
Antonio Natali
Angelo Tartuferi
Rita Alzeni
Roberto Buda
Aviv Furst
Due croci e un dittico sono tre dipinti su tavola tra i piu' antichi della Galleria degli Uffizi di Firenze, recentemente restaurati ed esposti al pubblico.
Dal 20 al 29 marzo, la Galleria degli Uffizi di Firenze presenta il restauro di tre dipinti su tavola tra i
più antichi della Galleria interamente finanziato dall’Associazione Amici degli Uffizi.
Si tratta di due croci dipinte: la prima, appartenente alla cultura pisana del XII secolo (Croce 432,
dal numero d’inventario) e, la seconda, caposaldo della pittura fiorentina di metà ‘200, attribuita
al cosidetto Maestro della Croce 434.
Accanto a esse, un dittico della metà del Duecento, raffigurante la Crocifissione e la Madonna col
Bambino e santi attribuito a Bonaventura Berlinghieri.
Le tre opere della pittura italiana delle origini saranno esposte temporaneamente nell’abside della
medievale ex-chiesa di San Pier Schieraggio – con ingresso gratuito e con orario 9-18 dal martedì
alla domenica -, prima di tornare nella Sala 2 della Galleria, che ospita, tra gli altri dipinti, le
Maestà di Giotto, Cimabue e Duccio da Boninsegna. In futuro è previsto un nuovo allestimento
della Sala 1 della Galleria degli Uffizi che conferirà adeguato risalto alle due croci e al dittico.
“Il restauro delle due Croci dipinte dai maestri toscani delle origini nella Galleria degli Uffizi –
scrive la Soprintendente Cristina Acidini nel pieghevole che accompagna la mostra - viene a
concludere a livello d’eccellenza, di fatto e simbolicamente, il periodo trascorso da Angelo
Tartuferi come vicedirettore della Galleria e come direttore del Dipartimento della pittura del
Medioevo e del primo Rinascimento: periodo nel quale molte e di altissimo rilievo sono state le
sue iniziative – le esemplifica il direttore Antonio Natali – per conservare, far conoscere e far
amare come merita la parte delle raccolte che rappresenta il “manuale” della storia dell’arte del
Due-Trecento e prima ancora. Sono grata agli Amici degli Uffizi per avere, con la consueta
lungimiranza e generosità, accolto la proposta di restaurare questi due capisaldi della pittura pre-
giottesca”.
“Quella che s’apre oggi in San Pier Scheraggio – aggiunge il Direttore della Galleria degli Uffizi,
Antonio Natali - è un’esposizione di misura discreta, di quelle che però piacerebbe vedere spesso,
non foss’altro per aver l’agio di godersi come si conviene quanto sia esibito. Poche opere e
qualche essenziale istruzione per leggerle. Opere tuttavia storicamente importanti e d’alto tenore
poetico”.
“Delle tre opere restaurate in questa occasione – dice Angelo Tartuferi, Direttore del
Dipartimento della pittura dal Medioevo al Quattrocento -, la Croce dipinta n.432 è uno degli
esemplari più belli e importanti della pittura italiana delle origini. Questo dipinto sorprendente da
molti punti di vista - la suprema raffinatezza ‘artigianale’ dell’esecuzione, la brillantezza della
gamma cromatica, una stupefacente capacità disegnativa -, la cui datazione più attendibile
dovrebbe collocarsi ancora entro la metà del XII secolo, è arrivato fino ai giorni nostri in condizioni
di conservazione molto soddisfacenti. Di grande rilievo storico è anche l’altra grande croce dipinta
Via della Ninna, 5 – 50122 Firenzerestaurata, databile intorno al 1240, che dà il nome al cosiddetto “Maestro della Croce n. 434”
degli Uffizi, la personalità di matrice culturale lucchese che influenzò sensibilmente la formazione
di Coppo di Marcovaldo, il pittore fiorentino più conosciuto prima dell’avvento di Cimabue. Infine
il dittico del pittore lucchese Bonaventura Berlinghieri, databile intorno alla metà del Duecento, è
importante anche per la tipologia morfologica. Si tratta infatti di un dittico di notevoli dimensioni,
che fungeva probabilmente da altare portatile per le cerimonie religiose. L’opera proviene dal
monastero di Santa Chiara a Lucca”.
Come afferma la presidente degli Amici degli Uffizi, Maria Vittoria Rimbotti, “Gli Amici degli Uffizi
proseguono la loro opera di mecenatismo condividendo con la consueta attenzione le necessità di
recupero, riscoperta e valorizzazione dei capolavori della Galleria. Due restauri che confermano la
nostra disponibilità a un nuovo qualificante progetto, ancora una volta pronti a sfidare i tempi
non favorevoli per restare vicini alle esigenze della nostra Galleria e alla nostra missione”.
I RESTAURI
La prima croce dipinta (Croce 432), capolavoro appartenente alla cultura pisana della metà del XII
secolo, è reputata di notevole importanza dagli studiosi per gli sviluppi della pittura medievale in
Italia. L’opera propone un’ampia gamma di riferimenti stilistici nell’ambito dell’intensa
circolazione culturale registratasi in quel periodo nel bacino del Mediterraneo: dalla miniatura
siro-armena, alle icone del Monte Sinai, fino ai mosaici siciliani e al soffitto ligneo dipinto della
Cappella Palatina di Palermo, opera di artisti musulmani.
La pulitura di Rita Alzeni, l’intervento di risanamento del supporto per opera di Roberto Buda e
l’integrazione delle dorature di Aviv Fürst, faranno comprendere l’altissima qualità
dell’esecuzione.
La seconda croce dipinta (Croce 434) è un caposaldo della della pittura fiorentina della metà del
Duecento, attribuita per l’appunto al Maestro della Croce 434 personalità di matrice culturale
lucchese, che non poco influenzerà il giovane pittore Coppo di Marcovaldo, antesignano di
Cimabue.
La pulitura del dipinto, per opera di Silvia Verdianelli, ha restituito un’ottima leggibilità a un testo
di capitale importanza per la pittura fiorentina antica.
La terza opera è un dittico della metà del Duecento attribuito a Bonaventura Berlinghieri, figlio di
Berlinghiero capostipite della pittura lucchese, raffigurante la Madonna col Bambino e santi e la
Crocifissione. L’intervento condotto da Manola Bernini ha consentito il recupero di una buona
leggibilità per un’opera che, a circa trent’anni di distanza dalla sua esecuzione verso 1290, fu
sottoposta a un interessante intervento di ‘aggiornamento’ stilistico-culturale nei volti della
Madonna e del Bambino da parte di un artista identificabile probabilmente con il lucchese
Deodato Orlandi.
LE SCHEDE DELLE OPERE
PITTORE TOSCANO (Metà del secolo XII)
Crocifisso con storie della Passione di Cristo; nelle tabelle laterali, i Dolenti e una Pia donna
Tempera su tavola, cm 276 x 231,3
Inventario 1890 n. 432
La provenienza di questo capolavoro affascinante della pittura italiana delle origini è ignota.
L’opera è indicata per la prima volta nell’inventario del 1881. La croce fu esposta alla Galleria
dell’Accademia dal 1919 al 1948, quando rientrò agli Uffizi. Gli studiosi hanno sottolineato in
maniera pressochè unanime la rilevanza assoluta del dipinto nel panorama della pittura italiana
dell’epoca, ricco di rimandi alle situazioni più stimolanti e progressive riscontrabili nell’ambito del
bacino mediterraneo. Tuttavia, i confronti stilistici più stringenti si possono reperire nell’ambito
della cultura pisana del XII secolo e, in particolare, con le croci dipinte della chiesa di San Paolo
all’Orto (oggi al Museo Nazionale di San Matteo a Pisa) e soprattutto nella bella croce della chiesa
di San Frediano, la cui redazione originale è probabilmente coeva al dipinto degli Uffizi. La qualità
dell’esecuzione è altissima in ogni parte dell’opera, specialmente per quanto riguarda la
raffinatissima stesura pittorica, nonché per la forte carica espressiva che il maestro riesce a
conferire ai personaggi che animano le scene del tabellone. Quest’ultimo aspetto in particolare
sollecita un confronto di grande interesse con i personaggi dipinti da una folta schiera di pittori
musulmani verso la metà del secolo XII sul soffitto ligneo della Cappella Palatina di Palermo su
commissione del re Ruggero II.
MAESTRO DELLA CROCE N. 434 (Attivo a Firenze e in Toscana dal 1230 al 1250 circa)
Crocifisso con storie della Passione di Cristo
Tempera su tavola, cm 250 x 200
Inventario 1890 n. 434
L’opera è giunta fino a noi priva dei terminali e della cimasa. Il dipinto è ricordato per la prima
volta agli Uffizi nel 1888, come di Scuola italiana del secolo XIII. La provenienza originale
dell’opera è sconosciuta. Al pari della Croce dipinta n. 432 fu esposta alla Galleria dell’Accademia
dal 1919 al 1948. L’ignoto artista che deriva la sua denominazione convenzionale proprio da
quest’opera è una delle personalità più interessanti della pittura toscana della prima metà del
Duecento. Si tratta di un artista di inequivocabile formazione lucchese, che tuttavia dovette
essere attivo a lungo anche nel capoluogo toscano. La maggior parte degli studiosi ritengono che
egli sia stato il pittore maggiormente influente per la formazione di Coppo di Marcovaldo, l’artista
fiorentino più celebre prima dell’avvento di Cimabue. Non manca tuttavia l’ ipotesi alternativa che
egli sia da identificare con lo stesso Coppo. L’artista si segnala soprattutto per il forte sentimento
plastico-luministico che riesce a trasmettere alle sue raffigurazioni.
BONAVENTURA BERLINGHIERI (Attribuito a)
(Lucca,metà del secolo XIII)
Madonna col Bambino e santi, Crocifissione
Tempera su tavola, ciascun pannello cm 103 x 61
Inventario 1890 Nn. 8575-8576
Si tratta di un raro esemplare di dittico di dimensioni ragguardevoli. In una delle tavole sono
chiaramente visibili le cerniere originali che tenevano uniti i due dipinti. L’opera pervenne alle
Gallerie di Firenze dal convento delle Clarisse di Lucca. Anche queste tavole rientrarono agli Uffizi
nel 1948. Bonaventura è il più celebre dei tre figli di Berlinghiero di Melanese, il capostipite della
scuola pittorica lucchese, che firma e data 1235 la tavola cuspidata con San Francesco e storie
della sua leggenda della chiesa di San Francesco a Pescia.
Uffici stampa
Marco Ferri
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Chiesa di San Pier Scheraggio
Via della Ninna, 5 – 50122 Firenze
9-18 dal martedì alla domenica
ingresso gratuito