Carlo Bernardini
Fabrizio Corneli
Paolo di Capua
Emanuela Fiorelli
Licia Galizia
Michelangelo Lupone
Franco Ionda
Oan Kyu
Cristiana Palandri
Paolo Radi
Stato di Famiglia
Nam June Paik
Dae Hun Kwon
Min-Ha Yang
Shin Il Kim
Kwang-Ho Jeong
San-Keum Koh
In-Kyum Kim
Dongwan Kook
Seo-Bo Park
Dong-Youb Lee
Chang-Sup Chung
Insu Choi
Bohnchang Ko
Man-Lin Choi
Hyung-Min Chung
Vittoria Biasi
La mostra propone una riflessione su due distanti culture che s'incontrano sul pensiero e sui linguaggi del bianco. L'esposizione binazionale permette una riflessione sul differente valore storico-artistico di avanguardia occidentale e consente di accostarsi alla cultura coreana e ai principi orientali verso cui e' rivolta l'attenzione del pensiero contemporaneo.
a cura di Vittoria Biasi
Dal 29 marzo al 2 giugno 2013 il Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese ospiterà la mostra
White&White nel dialogo tra Corea e Italia, organizzata dal National Museum of Contemporary Art, Korea,
curata da Vittoria Biasi e Haeng-Ji Kim, e promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico
- Sovrintendenza Capitolina.
La selezione è frutto della collaborazione tra Hyung-Min Chung, direttrice del National Museum of
Contemporary Art, Korea, e Vittoria Biasi. Quest’ultima da anni rivolge da sua ricerca di storica dell’arte
verso la monocromia bianca del Novecento.
La mostra propone una riflessione su due distanti culture che s’incontrano sul pensiero e sui linguaggi del
bianco. Come le molte mostre sulla monocromia bianca, verso la fine degli anni ’50, hanno quasi tracciato
uno spartiacque nel panorama dell’arte, così la mostra White&White nel dialogo tra Corea e Italia segna
uno spazio di ricognizione per due culture alle soglie di profondi cambiamenti sociali. L’esposizione
binazionale permette una riflessione sul differente valore storico-artistico di avanguardia occidentale e
consente di accostarsi alla cultura coreana e ai principi orientali verso cui è rivolta l’attenzione del pensiero
contemporaneo. In mostra sono presenti opere della creatività emergente italiana attorno al concetto del
monocromo bianco, frutto delle trasformazione dei linguaggi artistici del Novecento, accanto ad opere
coreane provenienti dalle maggiori collezioni museali.
La ricognizione bianca dei linguaggi italiani oscilla tra il desiderio di contatto con la realtà e l’intuizione o la
percezione della stessa. La ricerca dell’anima celata nell’opera di Dongwan Kook, la collocazione di oggetti,
come feticci di un culto, sono vicini alla poetica di Bohnchang Ko, di Cristiana Palandri, di Man-Lin Choi e si
pongono in dialogo con il mondo delle stelle decapitate, con l’aspetto reale, trafitto, della condizione
umana, come nell’opera di Franco Ionda. La sacralità della materia di Ionda è vicina alla sacralità dello
spazio di Insu Choi. La scultura di In-Kyum Kim, con la rappresentazione lunare delle forme possibili dello
spazio, l’ingresso silenzioso nella materialità dell’anima, come nelle sculture di Kwang-Ho Jeong , declinano
il rapporto con l’esserci e con l’agire nello spazio espresso dalle opere di Insu Choi o dal filo di fibra ottica
di Carlo Bernardini che traccia una possibilità d’individuazione dello spazio o di disegno nel vuoto. Paolo Di
Capua incide segni nella materia, rivelazioni di trame profonde che pone in dialogo con il bianco, suggello
di una ritualità, di un modello di vita. Le scritture di Oan Kyu attraversano la pagina come racconti minimi
in successione continua. Il concetto di tempo, poeticamente esteso, riunisce le opere di Oan Kyu, di San-Keum Koh e del duo Stato di Famiglia che include nell’opera il concetto di segmento temporale comune per
trascrivere lo spartito di John Cage. Le opere in mostra di Licia Galizia/Michelangelo Lupone, Dae-Hun
Kwon, Fabrizio Corneli, Min-Ha Yang fanno smarrire il confine dell’avanguardia nella scienza. Fabrizio
Corneli, Dae-Hun Kwon declinano l’ombra tra la progettualità e le leggi scientifiche della luce. Le opere di
Min-Ha Yang e, ancora, di Licia Galizia/Michelangelo Lupone si relazionano con l’ambiente, con le sue
presenze, vibrazioni che divengono movimento, calligrafia chiaroscurale per l’artista coreano e ritorno
musicale per gli artisti italiani. La ricerca dell’irraggiungibile accomuna le poetiche di San-Keum Koh, Shin
Il Kim e Paolo Radi: gli artisti si confrontano con la profondità che brilla sul fondo insondabile, dove risiede
la luce, da cui nascono i sogni, contenuti di vite.
Seo-Bo Park, Dong-Youb Lee e Chang-Sup Chung sono figure rappresentative della pittura coreana
monocroma la cui pratica è incentrata sui segni lasciati dall’artista sulla tela, i quali accentuano il vuoto
rimasto come se fosse uno spazio ricettivo e che nell'opera di Emanuela Fiorelli prende forma dal velo di
tarlatana.
La figura a cui la mostra affida il compito di congiunzioni di mondi, tempi e lingue è Nam June Paik, il
pioniere della video arte internazionale, scomparso nel 2006. La sua linea bianca zen, è vicina al taglio di
Lucio Fontana e alle ultime ricerche artistiche presenti in mostra.
Catalogo: National Museum of Contemporary Art Korea, editor
Testi critici: Vittoria Biasi, Haeng Ji Kim
Immagine: Paolo Radi, Vuoto in sospensione, 2013 cm 100X150
Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura
Patrizia Morici tel +39 06/82077371 p.morici@zetema.it
Preview Stampa 28 marzo dalle 11 alle 13
Inaugurazione 28 marzo ore 18
Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese
viale Fiorello La Guardia 6 - 00197 Roma
Orari: da martedì a venerdì ore 10.00/16.00 sabato e domenica ore 10.00/19.00 - lunedì chiuso
Biglietti: intero euro 8.00 ridotto euro 7.00