Hangar Bicocca
Milano
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WEB
Mike Kelley
dal 22/5/2013 al 7/9/2013
gio-dom 11-23

Segnalato da

Angiola Maria Gili




 
calendario eventi  :: 




22/5/2013

Mike Kelley

Hangar Bicocca, Milano

Eternity is a Long Time. Le sue installazioni, i video, i disegni e le sculture sono un intreccio di elementi culturali e ricordi autobiografici. In mostra opere provenienti da importanti istituzioni e collezioni internazionali caratterizzate dal legame con l'architettura modernista, la relazione con la tradizione della pittura e della letteratura americana, il confronto con la cultura popolare e vernacolare, i riti iniziatici giovanili e gli stili delle sottoculture musicali.


comunicato stampa

A cura di Emi Fontana e Andrea Lissoni

HangarBioccca presenta, dal 24 maggio all’8 settembre 2013 (inaugurazione 23 maggio 2013), la mostra Mike Kelley: Eternity is a Long Time dedicata all’artista americano che ha contribuito a tracciare nuove direzioni nella storia dell’arte contemporanea. Il progetto espositivo, curato da Emi Fontana e Andrea Lissoni, è stato voluto e reso possibile da Pirelli, Socio Fondatore Promotore della Fondazione HangarBicocca.

Mike Kelley: Eternity is a Long Time è un’occasione unica di approfondimento e conoscenza del lavoro di Mike Kelley (Detroit, 1954 - Los Angeles, 2012), un percorso – tra installazioni, video e sculture – che si focalizza principalmente tra il 2000 e il 2006, periodo di grande maturità creativa nella produzione dell’artista recentemente scomparso.

La mostra dialoga con i grandi spazi industriali di HangarBicocca attraverso una serie di opere fondamentali e raramente esposte al pubblico, provenienti da importanti istituzioni e collezioni internazionali tra cui il Museo Reina Sofia di Madrid, il Museo Thyssen-Bornemisza Art Contemporary di Vienna e la Collezione Pinault di Parigi e Venezia. Si tratta di opere di grande intensità che rappresentano al meglio il complesso e visionario universo espressivo dell’artista, considerato tra le figure più influenti dell’arte contemporanea e un modello per le generazioni di artisti dopo di lui.

Il progetto deve la sua unicità al coinvolgimento di Emi Fontana, curatrice italiana che vive a Los Angeles e che ha lavorato con Mike Kelley in un rapporto di stretta collaborazione negli ultimi quindici anni.

Il progetto di mostra

La mostra Mike Kelley: Eternity is a Long Time è stata concepita come momento di confronto con la complessa ed eterogenea produzione dell’artista e come occasione per approfondire l’affascinante intreccio di elementi culturali e ricordi autobiografici che caratterizzano la sua opera: il rapporto con l’educazione, il legame con l’architettura modernista, la relazione con la tradizione della pittura e della letteratura americana, il confronto con la cultura popolare e vernacolare, i riti iniziatici giovanili e gli stili delle sottoculture musicali. Le opere occupano per intero i grandi spazi di HangarBioccca e sono allestite secondo un percorso aperto e non cronologico, che evidenzia la continuità nella produzione di Mike Kelley e la sua capacità di toccare con straordinaria libertà ed eclettismo generi espressivi differenti: dall’installazione alla scultura, dalla performance al video, dal suono al disegno.

La mostra si apre con Extracurricular Activity Projective Reconstruction #1 (Domestic Scene) e Runway for Interactive DJ Event, due significative installazioni (presentate insieme alla prima personale italiana di Mike Kelley, nella Galleria Emi Fontana a Milano nel 2000), che rappresentano un punto di svolta fondamentale nella ricerca dell'artista, e testimoniano l’avvio verso il suo periodo più prolifico. Inoltre “Eternity is a long time”, che dà il titolo alla mostra, è la frase pronunciata da uno dei due attori del video Extracurricular Activity Projection Reconstruction #1 (Domestic Scene) al suo partner prima che entrambi si tolgano la vita.

Uno dei lavori centrali del progetto espositivo è l’installazione John Glenn Memorial Detroit River Reclamation Project (Including The Local Culture Pictorial Guide, 1968-1972, Wayne/Westland Eagle), (2001), ispirata a un monumento dell’astronauta John Glenn a cui il liceo frequentato da Mike Kelley era dedicato. I frammenti di vetro e ceramica colorati che ricoprono la scultura sono stati recuperati da Kelley stesso nel fiume di Detroit: tecniche artistiche nobili e processi tipici di un approccio vernacolare, tradizione del monumento e antimonumentalità, memoria personale e collettiva, immaginario mediatico e cultura popolare si intrecciano in quest’opera emblematica.

L’artista

Attivo dagli anni Settanta, Mike Kelley si impone in modo evidente nello scenario delle ricerche artistiche degli anni Ottanta. Nella sua multiforme pratica di lavoro, si muove su più media, sconfinando in campi di espressione differenti, sia nell’arte che nella musica, mai accettando la distinzione tra arte colta e vernacolare. Interessato a riattivare forme e figure legate a un immaginario adolescenziale e a indagare come la cultura popolare produce miti e ritualità, esplora soprattutto i temi della memoria, dell’identità e il rapporto con l’autorità. Utilizza oggetti e manufatti apparentemente banali sovvertendone il significato ed enfatizzandone la forza comunicativa. La sua capacità di attraversare universi di riferimento e codici differenti senza griglie concettuali fanno di lui uno degli artisti più interessanti della contemporaneità.

Muore il 31 gennaio 2012 a Los Angeles. Le sue opere si trovano nelle collezioni pubbliche e private più prestigiose del mondo, tra cui il MoMA, il Whitney e il Guggenheim di New York, la Collezione Pinault di Parigi e Venezia, il Reina Sofía di Madrid, il Museum of Contemporary Art di Detroit, il MoCA di Chicago, il Centre Georges Pompidou di Parigi.

Le principali partecipazioni a mostre e rassegne internazionali

Mike Kelley inizia a esporre all’inizio degli anni Ottanta, partecipando alla Biennale del Whitney (1985, 1987, 1989) e alla Biennale di Venezia (1988). Nel 1992 è presente nella grande mostra collettiva Post Human (1992), giunta anche in Italia al Castello di Rivoli, a Torino. Nel 1993 avviene la prima grande consacrazione a livello statunitense e internazionale, con l’antologica Catholic Tastes al Whitney Museum di New York. Partecipa alla prestigiosa rassegna dOCUMENTA a Kassel nel 1992 e poi nel 1997 quando allestisce la grande installazione multimediale The Poetics Project con Tony Oursler. Nella mostra The Uncanny (2004) presso la Tate di Liverpool, Kelley, questa volta nelle vesti di curatore, riprende e aggiorna l’esposizione organizzata nel 1993 ad Arnhem per Sonsbeck. Partecipa alla Biennale del Whitney ancora nel 1993, nel 1995, nel 2002 e nel 2012, anno in cui viene presentato il progetto Mobile Homestead, il modello della sua casa d’infanzia collocato su ruote e in movimento a Detroit, sua città d’origine. Ha esposto le sue opere in mostre personali realizzate, fra gli altri, da musei e istituzioni come il Wiels di Brussels, il Musée du Louvre di Parigi, il LACMA di Los Angeles, l’ICA di Londra, Portikus a Francoforte.

È attualmente in corso una sua retrospettiva che prevede varie tappe: lo Stedlijk Museum di Amsterdam, il Centre Pompidou di Parigi, il PS1 – MoMA - di New York e il MOCA a Los Angeles.

Per la realizzazione di Mike Kelley: Eternity is a Long Time si ringrazia la Mike Kelley Foundation for the Arts e tutti i generosi prestatori di opere.

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30.05 – 05.09.2013 – Ore 21.00

HB Public
Rassegna d'autore - Mike Kelley e il cinema

Rassegna d’autore – Mike Kelley e il cinema è il quinto appuntamento di HB Public dedicato ai film che hanno influenzato la produzione degli artisti di HangarBicocca. Appassionato cinefilo fin da bambino e soprattutto durante gli anni del college, attivo egli stesso come autore di progetti video, Mike Kelley ha sempre avuto una relazione speciale con il cinema, in particolare con i generi cinematografici propri della cultura popolare come l’horror, la fantascienza e l’underground. Sia nei titoli scelti per le sue opere sia nei riferimenti disseminati nella sua ampia produzione di testi emerge l’influenza che la cultura cinematografica ha esercitato sulla produzione di Mike Kelley.
La rassegna inizia con Gli eredi di King Kong, conosciuto a livello internazionale come Destroy All Monsters e divenuto un cult tra i monster-movies giapponesi in voga durante gli anni dell’adolescenza dell’artista. L’interesse di Kelley nei confronti dei linguaggi musicali emerge soprattutto in Wild Style, affresco della cultura hip-hop ambientato nel South Bronx degli anni ’80. Numerosi poi i titoli che esplorano il sovrannaturale tra horror e fantascienza, un genere in cui Kelley – come tutta la generazione lui coetanea – si imbatte fin da bambino e che diventerà fonte di ispirazione per numerose opere. Tra questi Caltiki il mostro immortale, che ha come protagonista uno spaventoso blob assassino capace di inquietare l’artista ancora da adulto e La cosa da un altro mondo, che indugia in modo grottesco sul corpo, tema cardine di molta produzione di Kelley che ritorna in chiave sensuale nelle forme della conturbante Barbarella o nelle immaginarie profondità del fantascientifico Viaggio allucinante. Si distaccano infine Ultimatum alla Terra, dove il tema del “diverso” è usato in funzione socio-politica, e Fronte del porto, classico del cinema noir americano dal carattere romantico-decadente. L’immaginario pop torna prepotentemente in Jackass: The Movie – controversa versione per il grande schermo della celebre serie di MTV – che riflette l’attrazione dell’artista per i fenomeni mediatici di sottocultura giovanile tipicamente statunitensi.

Dal 30 maggio al 5 settembre
Il giovedì alle 21.00
Ingresso libero fino esaurimento posti
La rassegna è realizzata in collaborazione con Fondazione Cineteca Italiana

30 maggio
Gli eredi di King Kong (Destroy All Monsters)
Regia: Ishirō Honda; interpreti: Yuko Kobayashi, Akira Kubo, Jun Tazaki; Giappone, 1968, colore, 89’; lingua: italiano; per tutti

6 giugno
Caltiki il mostro immortale
Regia: Robert Hamton aka Riccardo Freda; interpreti: Gérard Herter, John Merivale, Didi Perego; Italia/USA, 1959, b/n, 76’; lingua: italiano; per tutti

13 giugno
La cosa da un altro mondo (The Thing from Another World)
Regia: Christian Nyby; interpreti Margaret Sheridan, Douglas Spencer, Kenneth Tobey; USA, 1951, colore, 87’; lingua: italiano; per tutti

27 giugno
Ultimatum alla Terra (The Day the Earth Stood Still)
Regia: Robert Wise; interpreti: Hugh Marlowe, Patricia Neal, Michael Rennie; USA, 1951, b/n, 92’; lingua: italiano; per tutti

4 luglio
Barbarella (Barbarella Queen of the Galaxy)
Regia: Roger Vadim; interpreti: Jane Fonda, John Phillip Law, Anita Pallenberg; Francia/Italia, 1968, colore, 98’; lingua: italiano; minori accompagnati dai genitori

11 luglio
Viaggio allucinante (Fantastic Voyage)
Regia: Richard Fleischer; interpreti: Stephen Boyd, Jean Del Val, William Redfield; USA, 1966, colore, 100’; lingua: italiano; minori accompagnati dai genitori

18 luglio
Fronte del porto (On the Waterfront)
Regia: Elia Kazan; interpreti: Marlon Brando, Karl Malden, Eva Marie Saint; USA, 1955, b/n, 108’; lingua: italiano; per tutti

25 luglio
Jackass: The Movie
Regia: Jeff Tremaine; interpreti: Johnny Knoxville, Bam Margera, Chris Pontius; USA, 2002, colore, 86’; lingua: italiano; vietato ai minori di 18 anni

5 settembre
Wild Style
Regia: Charlie Ahearn; interpreti: Patti Astor, Sandra Fabara, George Quinones; USA, 1983, colore, 82’; lingua: italiano; vietato ai minori di 18 anni

Gli eredi di King Kong
Nono titolo della serie dedicata a Godzilla inaugurata nel 1954, Gli eredi di King Kong è ambientato in un ipotetico futuro durante il quale i mostri sono stati confinati all’interno di una base militare nell’arcipelago di Ogasawara fino all’arrivo delle perfide Kilaak, donne extraterrestri che vorrebbero conquistare il pianeta liberando le pericolose creature. Ishirō Honda realizza un cult tra i kaijū (letteralmente “strana bestia”), film di fantascienza giapponesi dedicati a mostri di grandi dimensioni. Non si faranno ingannare dal titolo italiano i cinefili del genere: mera trovata commerciale, King Kong non compare mai tra i minacciosi protagonisti.

Caltiki il mostro immortale
Durante una spedizione in Messico alla riscoperta della civiltà dei Maya, il biologo John Fielding e l’assistente Max Gunter si imbattono in un’antica statua raffigurante la dea della morte Caltiki il cui ritrovamento scatena una serie di avvenimenti drammatici al limite del grottesco. Diretto dal maestro del cinema horror italiano Riccardo Freda con lo pseudonimo anglofono di Robert Hamton secondo la moda dell’epoca, il film è un’ingenua replica nostrana dello statunitense The Blob (Fluido mortale, 1958) i cui elementi innovativi sono in realtà dovuti all’estro del non accreditato Mario Bava (John Foam), direttore della fotografia e degli effetti speciali.

La cosa da un altro mondo
Al Polo Nord un gruppo di scienziati statunitensi rinviene tra i ghiacci un disco volante che porta alla scoperta di una misteriosa creatura aliena ibernata il cui decongelamento imprevisto seminerà morte nella base. Girato quasi interamente negli studios e con un budget ridotto, diretto da un Howard Hawks non accreditato e tratto dal racconto Who Goes There? (1938) di John Campbell Jr, il film è un classico del cinema horror di fantascienza che gioca sul tema dell’alterità degli uomini rispetto a “la cosa” – che nient’altro è che un mutante dalla struttura molecolare vegetale – e al nemico, sulla contrapposizione tra progresso scientifico e pragmatismo militare.

Ultimatum alla Terra
Accompagnato dal robot Gort, l’alieno dalle sembianze umane Klaatu atterra sul nostro pianeta nell’intento di metterci in guardia da una possibile crisi intergalattica, ma si confonde tra la popolazione di Washington in seguito all’ostilità incontrata al suo arrivo. A pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, Ultimatum alla Terra traspone con lungimiranza sul grande schermo temi tuttora attuali che incarnano le inquietudini di una cultura statunitense al tempo in piena Guerra Fredda – tra tutte la diffidenza nei confronti del “diverso” alimentate da politica e media – nel tentativo di proporre un indubbio messaggio pacifista.

Barbarella
Personaggio tratto dall’omonima serie del fumettista francese Jean-Claude Forest, Barbarella è un’avvenente eroina del futuro la cui missione è ritrovare il malvagio scienziato Duran Duran, inventore di un pericoloso laser. Protagonista assoluta fin dal celebre striptease in assenza di gravità sui titoli di testa è una giovane e attraente Jane Fonda che si imbatte in una lunga serie di grottesche presenze che animano gli episodi giustapposti di una trama tanto ironica quanto volutamente futile il cui fil rouge è in fondo la carica libertina naïf di Barbarella.

Viaggio allucinante
Vittima di un attentato, il Professore Jan Benes è in pericolo di vita: nel tentativo di salvarlo alcuni medici e militari si fanno “miniaturizzare” grazie alle nuove frontiere della scienza ed entrano nel suo corpo per operarlo al cervello. Raro caso in cui è il film a precedere il libro (l’omonimo romanzo di Isaac Asimov del 1966 è la trasposizione letteraria della sceneggiatura cinematografica), Viaggio allucinante è un cult dei genere fantascientifico ancora credibile negli effetti speciali di grande impatto per l’epoca tanto da aggiudicarsi un Oscar, anche se allo spettatore di oggi non sfuggirà che i nemici più temibili della vicenda sono in realtà gli anticorpi.

Fronte del porto
Terry Malloy – interpretato da uno straordinario Marlon Brando – è uno scaricatore di porto ed ex pugile il cui fratello Charley è a capo di una gang mafiosa che controlla il sindacato dei portuali di New York. Sarà l’incontro con la bella Edie e Padre Barry a convincere Terry a testimoniare contro uno dei tanti crimini commessi dal racket di Charley. Vincitore di ben otto premi Oscar, Fronte del porto è un noir carico di implicazioni politico-sociali nel quale il regista Elia Kazan mostra un ritratto efficace, seppur melodrammatico, del carattere statunitense capace di trovare la forza di ribellarsi qualora agiscano insieme i valori dell’Amore e della Fede.

Jackass: The Movie
Trasposizione cinematografica dell’omonima serie targata MTV, Jackass: The Movie è la giustapposizione di riprese amatoriali di brevi episodi demenziali vissuti da una banda di stuntmen professionisti capitanata da Johnny Knoxville. Nella totale assenza di trama sono la goliardia e l’assurdità fini a se stesse a far da padrone: è proprio il trionfo della follia all’insegna del puro sprezzo del pericolo che ha decretato il successo del controverso programma televisivo, del film e dei sequel record di incassi.

Wild Style
Ambientato nella New York degli anni ’80, Wild Style ha consacrato in anticipo sui tempi la cultura hip-hop a livello mondiale presentando un interessante spaccato dell’universo che ruota attorno alle diverse forme di arte murale e ai graffiti attraverso la storia del giovane e talentuoso writer Zoro. Il film è un mix tra break-dance, moda, arte e cultura urbana che – specifica il regista Charlie Ahearn – non vuole essere un documentario anche se si avvale della collaborazione come attori protagonisti di alcuni pionieri dell’hip-hop, il cui vissuto quotidiano ha spesso influito durante la lavorazione come agente creativo sulla sceneggiatura e sulle riprese.

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Ufficio Stampa
Angiola Maria Gili angiola.gili.ex@hangarbicocca.org / tel. 335 6413100
Stefano Zicchieri stefano.zicchieri@hangarbicocca.org / tel. 334 6160366

Conferenza stampa gioved' 23 maggio ore 11,30
Inaugurazione giovedì 23 maggio ore 19

Hangar Bicocca
via Chiese, 2 Milano
Aperta al pubblico dal giovedì alla domenica, dalle 11.00 alle 23.00
Ingresso gratuito

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Petrit Halilaj
dal 1/12/2015 al 12/3/2016

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