L'Ascesi della Materia. Dopo il gesto col quale il colore invade lo spazio, scatta il "labor limae" dell'artista per ritrovare la materia originale trasfigurata.
A cura di Domenico De Martino
Lo studio di Luca Brandi appare al visitatore come un luogo a metà tra una cella monastica, tutta raccolta in sé, nella quale al gesto e al pensiero non sono consentiti spazi superflui – e ogni cosa si finalizza all’essenza –, e la cabina di un’astronave nella quale, per altre ragioni e tutte concrete, lo spazio è prosciugato dalle necessità funzionali. A pensarci non poteva essere altrimenti, se è in quel luogo che nascono le opere che conosciamo. Che sono sintesi di almeno due flussi di destino, convergenti benché su piani spaziali diversi: uno che potremmo catalogare sotto l’etichetta, per l’appunto, della spiritualità, l’altro sotto quella della materia o piuttosto della matericità.
Nel laboratorio gli strumenti di lavoro sono disposti rigorosamente, ma quasi con indifferenza: note schierate prima di ogni pensiero ritmico o melodico. Sono pennelli, pennellesse, spatole, frattazzi, colori, pure potenzialità inerti. Le muove poi il conflitto tra le diverse sensibilità – o diremmo personalità – della materia (tele di lino, colori, metalli, carte), che diventano la forma essenziale della ricerca pittorica.
Dopo il gesto col quale il colore invade lo spazio, scatta il labor limae dell’artista per ritrovare, per progressive sottrazioni, la materia
originale: trasfigurata. Non va qui dimenticata la “scena primaria”della formazione di Brandi: un’esperienza al servizio di un maestro
impegnato nella ricreazione di rappresentazioni religiose destinata a sacrestie, grazie al quale ha appreso fin da ragazzo le tecniche e il valore dell’ammannitura della tela e scoperto il gusto e il segreto delle stratificazioni del colore.
Escono così dalla fucina di Brandi sindoni laiche, attratte verso l’alto come ancone antiche; scansioni quasi monocrome, minimaliste – che pure racchiudono voragini e abissi; e non sarà fuor di luogo avvertire un’ansia espressionista. Si richiede però, in questo caso, una lettura che si distilli in percezione e poi in esercizio con elementi che sembrano richiamare quelli necessari all’ascesi. Si definisce così la “classicità” di Brandi: essenziale e quasi metafisico viaggio al centro della terra, cioè della materia, dove al profondo risponde l’aereo, agli oggetti i moti della coscienza inquieta.
Inaugurazione: Sabato 6 Aprile 2013, ore 18
Immaginaria arti visive gallery
via Guelfa n.22/a rosso - 50129 Firenze
Orari: lun-sab 9.30-13 e 15.30-19.30, dom 16-19.30
Ingresso libero