Una performance live di Carl Trahan della durata di tre giorni (dal 16 al 19 aprile) introduce all'esposizione "Dire quasi la stessa cosa". Il progetto nasce dalla volonta' di aprire una riflessione sulla difficolta' di comprensione di una parola scritta.
a cura di Elena Abbiatici e Valentina G. Levy
CARL TRAHAN
AFTERALL
ØYSTEIN WYLLER ODDEN
La scrittura è una delle più antiche forme di comunicazione umana, ma fin dalle sue origini, in seno alle più diverse civiltà, occidentali e orientali, essa è stata spesso adoperata per un uso rituale piuttosto che pratico, per rappresentare più che per comunicare. Nel gesto dello scrivere è da sempre insito un senso di sacralità legato alla genesi del segno e alle sue proprietà di rappresentazione-evocazione della realtà. La scrittura e l’arte visiva hanno, com’è noto, un’origine comune che si basa sulla volontà di rappresentazione di un oggetto attraverso un segno.
Il filosofo francese Jacques Deridda affermò che il linguaggio, parlato o scritto, è sempre una forma di scrittura, in quanto sistema strutturato di segni (significanti) a cui si attribuiscono significati condivisi all’interno di una stessa comunità linguistica. Prendendo spunto dall’omonimo libro di Umberto Eco, il progetto “Dire quasi la stessa cosa” nasce dalla volontà di aprire una riflessione sulla difficoltà di comprensione di una parola scritta, la possibilità di errore nel processo di decodificazione del segno e la variabilità delle sue molteplici interpretazioni, passando attraverso un recupero del valore rituale del gesto dello scrivere.
Carl Trahan, la cui ricerca ruota intorno al tema della traduzione e della sua trasposizione nell’ambito delle arti visive, sarà impegnato in una performance di 3 giorni in cui proprio attraverso un lungo processo di scrittura, metterà in luce la complessità semantica e l’ambiguità della parola-segno, che si rivela soprattutto nel momento in cui ci si trova di fronte alla necessità di renderla comprensibile in un’altra lingua. Partendo dalla parola francese “bouleversement” che dà il nome alla performance, l’artista canadese comporrà un diagramma complesso ad albero in cui ogni elemento è costituito da un sinonimo della parola di partenza e della loro traduzione in italiano.
“Fine a se stesso”, è invece il titolo del lavoro, frutto della performance del duo AFTERALL, composto dai fratelli Enzo e Silvia Viola Esposito. I due artisti napoletani, la cui ricerca verte da sempre sui temi della ripetizione e dell’errore, del linguaggio e delle sue problematiche, con particolare attenzione alla questione dell’incomprensibilità, ritracciano più volte su carta carbone, fino a renderne il contenuto incomprensibile, il testo di una lettera privata, in cui sia il mittente che il destinatario erano entrambi analfabeti. Datata 9 gennaio 1975, la missiva era stata scritta a Brooklyn (NY) da una donna, Madeline Giordano, sotto dettatura della madre Philomenia de Francisco, e indirizzata a Giuliana Di Francesco di Qualiano (NA), con preghiera di lettura da parte di sua figlia Maria Esposito. L’intervento degli AFTERALL evidenzia la mancanza di efficacia della scrittura quale strumento comunicativo anche nell’ambito di uno scambio tra due appartenenti alla stessa comunità linguistica. Attraverso la ricopiatura della lettera, i due artisti arrivano alla progressiva cancellazione del significato e del suo significante, producendo un totale ribaltamento di senso rispetto al gesto originario.
L’artista norvegese Øystein Wyller Odden che nei suoi lavori esplora la poetica dell’oggetto e le sue possibilità espressive, visive e sonore, presenterà invece il lavoro “Everything I have ever written”. L’opera è frutto di un’azione che lo ha visto impegnato per diversi giorni, in cui utilizzando un oggetto desueto come una vecchia macchina da scrivere, ha riportato su un unico foglio, riutilizzato più volte, tutto quello che gli era capitato di scrivere durante il suo percorso formativo. L’azione è stata compiuta dall’artista nell’isolamento della sua stanza, come un rituale intimo e privato, senza alcuna volontà di condivisione. Il processo ossessivo di riscrittura vanifica completamente la funzione comunicativa delle parole, il segno si perde nel suo reiterarsi, rendendo la trasmissibilità del sapere completamente impossibile.
Durante la serata del 16 aprile, Carl Trahan inizierà l’opera Bouleversement con una performance live di fronte al pubblico, che continuerà per tre giorni, con conclusione venerdi 19 aprile con la serata di inaugurazione e di presentazione dell’opera finita.
Con il patrocinio e il sostegno di:
Delegazione del Québec a Roma
Office for Contemporary Art Norway
Per info:
press@label201.com
PRE-OPENING MARTEDI 16 APRILE ORE 19,00
Con live performance di Carl Trahan “Bouleversement”
OPENING VENERDI 19 APRILE ORE 19,00
Presentazione dell’opera conclusa “Bouleversement” dopo la performance di tre giorni
Label201
via Portuense, 201 - Roma
Mostra visitabile dal lunedi al venerdi ore 16,30 - 19,30 o su appuntamento