Centro Culturale Altinate - San Gaetano
La mostra "Verdi in scena" di Graziella Vigo e' costituita da oltre 100 immagini delle opere di Macbeth, Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata, Un Ballo in maschera, Otello, Falstaff e la famosa Aida di Zeffirelli. La collettiva "Circuito aperto", curata da Maria Beatrice Autizi, costituisce uno stimolante confronto fra i differenti linguaggi di tre fotografi europei e un italiano, e pone l'attenzione sulle valenze, sulle possibilita' espressive, sulle relazioni tra immagini e rielaborazione.
Graziella Vigo "Verdi in scena"
«Silenziosa, immobile, invisibile, come non fosse lì…, presenza appassionata e cocciuta ma incorporea, impercettibile elfo vestito di bianco nel buio dei teatri, indaffarato e muto …».
Così Natalia Aspesi descrive Graziella Vigo e il suo lavoro che dà vita alla mostra VERDI IN SCENA, nella quale la musica è la grande protagonista delle foto in esposizione: sono uno straordinario omaggio, nell'anno delle celebrazioni verdiane, al grande compositore. Realizzate nei più prestigiosi teatri del mondo solo con l'illuminazione della scena, sono immagini che rendono emotivamente partecipi della rappresentazione.
Graziella Vigo con la sua macchina fotografica e un occhio vigile ma discreto, ha realizzato un’esperienza unica sia professionale che umana: dal 2001, anno del primo centenario della morte di Giuseppe Verdi, e per sette anni, ha scattato migliaia di fotografie delle opere verdiane messe in scena nei più prestigiosi teatri del mondo, da la Scala di Milano al Regio di Parma al Teatro Verdi di Busseto fino al Metropolitan Opera di New York e il NHK di Tokyo.
Da questo grande lavoro sono nati due volumi fotografici e un’importante mostra che, dopo Milano e Parma, è appena tornata dai successi di New York, Washington e Boston.
La mostra di Padova è costituita da oltre 100 immagini delle opere di Macbeth, Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata, Un Ballo in maschera, Otello, Falstaff e la famosa Aida di Zeffirelli, presentate in allestimenti diversi di teatri diversi, scattate sempre con il pubblico in sala, durante le rappresentazioni stesse nel pieno rispetto delle luci originali degli spettacoli e dei “pianissimi” della musica di Verdi.
Le immagini, tutte copie uniche, sono stampate su una speciale tela fotografica, simile al canovaccio dei pittori, con inchiostri speciali resistenti nel tempo, senza alcun intervento di postproduzione e montate su leggeri telai di legno. Graziella Vigo-personale.jpg Esse non riproducono soltanto le scene di un’opera ma la ricreano in una sontuosità di gesti, in una ricchezza di costumi, in un sorgere di ombre drammatiche e di luci sfumate nel mistero, rivelando particolari che ascoltando e guardando l’insieme del palcoscenico sfuggono, la leggerezza di un fazzoletto, la perfezione di un ricamo, il dolore di uno sguardo, l’abbandono di una figura secondaria eppure essenziale all’armonia, all’equilibrio dell'insieme.
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Mostra collettiva "Circuito aperto"
La mostra Circuito aperto, curata da Maria Beatrice Autizi, costituisce uno stimolante confronto fra i differenti linguaggi di tre fotografi europei e un italiano e pone l’attenzione sulle valenze, sulle possibilità espressive, sulle relazioni tra immagini e rielaborazione. Circuito aperto, che espone le opere di Anna Halm Schudel, Peter Schudel, Sascha Weidner e del padovano Antonio Lovison, è un’occasione per soffermarsi su alcune tendenze della fotografia digitale, ma soprattutto sulle tecniche e la personalità artistica di artisti che hanno portato avanti una ricerca avente come tema comune la comunicazione, il sentire dell’uomo e l’ambiente che lo circonda.
La fotografia digitale permette una libertà quasi illimitata, ma sollecita anche un dibattito sul suo valore, sulla veridicità dell’immagine, sull’impatto emotivo a volte accelerato e fine a se stesso e sul concetto stesso di creatività. Comunicare attraverso le immagini sta diventando comune come l’uso della parola. Grazie alle email, agli sms, ad applicazioni come WhatsApp, si inviano gli scatti in tempo reale e ci si rapporta, come non mai, anche attraverso le fotografie. L’innovazione tecnica comporta da un lato la nascita di un nuovo modo di dialogare ma anche una illimitata libertà. Una sorta di rivoluzione in cui quasi tutto è permesso, dai collages alle composizioni più fantastiche, dall’intervento sui colori e sulle linee alla contaminazione con la pittura e la grafica.
La mostra CIRCUITO APERTO (20 aprile-23 giugno 2013) presenta le fotografie di tre noti artisti europei e di un artista padovano, le cui immagini si interrogano sul valore della comunicazione, dell'apparenza, della sorpresa e della percezione.
ANNA HALM SCHUDEL
La fotografa svizzera Anna Halm Schudel, spazia dalla danza dei tulipani, di cui, dopo la bellezza, coglie il processo di appassimento registrandone la nuova vitalità estetica, fino ai ritratti a mosaico, costituiti da innumerevoli piccole immagini fotografiche assemblate tramite computer. Nell’opera artistica ritornano anche talune valenze autobiografiche della fotografa che, da bambina e nell’adolescenza, spesso si sentiva ignorata al punto da sentirsi trasparente. Sensazione superata grazie al lavoro artistico.
Questo mondo è la tela per la mia immaginazione e cerco di convincere questo mondo che è più bello di quello che sembra, afferma l’artista.
PETER SCHUDEL
Svizzero è anche Peter Schudel, raffinato indagatore della vita di città, le cui fotografie, rimontate in digitale, creano una visione panoramica, nei contenuti, più reale del reale stesso. Rielaborazioni al computer, che contestualizzano e decontestualizzano la società contemporanea e su cui si inseriscono stimolanti citazioni artistiche e simboliche. Il lavoro, una volta completato, appare a prima vista estremamente reale, ma se si osserva attentamente si possono notare alcuni particolari a volte surreali. Un libro con il volto della Gioconda in mano a una ragazza che assomiglia alla Primavera del Botticelli, animali che diventano protagonisti tra la folla, quadri che si tramutano in parte dello scenario urbano, personaggi che appaiono due volte nella stessa scena e altro ancora. La fotografia diventa così uno strumento interpretativo della realtà che, in virtù della tecnologia digitale, sollecita riflessioni e emozioni, favorisce una lettura dell’immagine più orientata alla sfera sociale e psicologica collettiva che individuale.
SASCHA WEIDNER
E' una delle personalità emergenti più interessanti del panorama europeo.Il fotografo tedesco.
Sascha Weidner, con le sue installazioni, crea percorsi fotografici talvolta enigmatici, che alludono alle tensioni esistenziali e alla complessità del vivere contemporaneo.
Le sue fotografie traducono gli attimi in immagini. Nell’attimo appare una persona, uno scorcio di ambiente, un paesaggio, una sensazione, un’aspettativa che diventa fotografia. Le inquadrature, a volte apparentemente banali, vengono collegate in una storia, tramutate in racconto e poi, attraverso le installazioni o gli allestimenti, in una sorta di film fatto di immagini. Sasha Weidner completa il suo percorso concettuale attraverso l’installazione o l’allestimento, che diventa parte fondamentale del processo artistico. Insignito di prestigiosi riconoscimenti, ha esposto in gallerie e musei di tutto il mondo.
ANTONIO LOVISON
Artista padovano, Antonio Lovison si è formato all’Accademia di Belle Arti di Venezia e ha iniziato la sua attività artistica in ambito pittorico, per poi passare alla scultura, dove la sua ricerca si è orientata verso una concezione essenziale della forma e del colore che, spesso, trasformava i materiali e creava situazioni diverse rispetto a quelli reale, in un percorso dichiaratamente trompe-l’oeil.
Antonio Lovison-9 Wet .jpg Lo scatto di Antonio Lovison coglie un particolare della realtà, sia esso un interno o un paesaggio urbano o naturale, in modo tale da spingere l’osservatore a ri-conoscere qualcos’altro che non sia la realtà, a creare cioè un inganno ottico come in un trompe-l’oeil. Le fotografie dell’artista non sono rielaborate al computer e i risultati estetici e formali raggiunti sono ottenuti grazie alla rapida ed efficace capacità di percepire la forma visibile e rielaborarne immediatamente i codici per ri-definirne il significato. Ecco perché il titolo di un suo libro fotografico, dove si evidenzia l’aspetto percettivo dello sguardo fotografico che riconosce, è Re-cognize glances, Sguardi ri-conoscenti. Un edificio diventa un quadro, le luci di un distributore all’alba sono design, uno steccato nella neve simula i tasti di un pianoforte.
Antonio Lovison29 I molti colori dell'amore.jpg Il taglio, l’inquadratura, la prospettiva, spingono verso una trascrizione della forma e una interpretazione capace di alterare la stessa fisicità del soggetto riproponendone una lettura semantica più approfondita, una interpretazione iconica e talora simbolica più intrigante. Sembra tornare il concetto di Philippe Dubois per cui la fotografia attesta ontologicamente l’esistenza di ciò che fa vedere, ma si mantiene essenzialmente enigmatica.
L'esposizione collettiva è inserita all'interno della Rassegna di mostre fotografiche Padova PHOTO-GRAPHIA. Breaking the Media. Al di là dell'immagine.
Informazioni
Settore Attività Culturali - Servizio Mostre
tel. 049 8204526-4547
bertolinl@comune.padova.it- http://padovacultura.padovanet.it
Inaugurazione mostra: 20 aprile, ore 17.00
Centro Culturale Altinate - San Gaetano
via Altinate, 71 - Padova
Orario: da martedì a venerdì 15 – 19, sabato e domenica 10 – 13 / 15 – 19, lunedì chiuso
Ingresso libero