To make a prairie... e' un'occasione per rendere omaggio a 3 percorsi artistici di forte identita', irriducibili a un segno comune, ma insieme capaci di evocare la nozione di natura, intesa come spazio aperto alla relazione.
A cura di Susanna Gualazzini
To make a prairie it takes a clover and one bee,
And revery.
The revery alone will do
If bees are few.
Emily Dickinson
Un poco di trifoglio, un’ape e il sogno.
Non occorre di più per fare un prato.
Il sogno può bastare,
se le api sono poche.
To make a prairie... è occasione per rendere omaggio a tre percorsi
artistici di forte identità, irriducibili a un segno comune ma insieme capaci di
evocare, nella loro appassionata ricerca, la nozione di natura, intesa come
spazio aperto alla relazione. E infatti nelle opere delle tre artiste, pure così
difformi, si svela in controluce la presenza – spesso segreta – di “paesaggi” di
volta in volta mentali, poetici, spirituali, onirici, naturalistici. Spazi con cui è
possibile dialogare, o meglio spazi disponibili all’interrogazione. Al rischio e
alla suggestione propri di ogni vero incontro.
Pretesto poetico, il prato evocato dai versi di Emily Dickinson accoglie con
gentilezza le cifre peculiari delle tre artiste: un poco di trifoglio per i tracciati
naturali di Michelle Jarvis, un’ape per l’operosità ispirata di Brigitta Rossetti,
un sogno per le mises en scène oniriche di Chiara Briganti.
Chiara Briganti
Tessuta dell’oro sottile e antico di una longeva vocazione, con scelta coraggiosa Chiara Briganti
chiude, negli anni Settanta, una feconda relazione settennale con il Palazzo del Quirinale, e dopo
averne riordinato schedato e restaurato tutti gli apparati artistici, si ritira a “fare le scatole”. E ci
hanno provato in tanti, a definirli, questi “idiorami” (Mario Praz), “giardini incantati” (Mario
Farinelli), “teatrini”, “contenitori di sogni”, “trappole di legno e vetro”, “vetrinette”: sono reliquiari
felici (o infelici?) in cui Briganti riversa tutti i nodi, spesso intimi, di una vita certamente fortunata
ma non priva di fatiche. Nasce uno straordinario repertorio di mondi immaginati e immaginari,
una “mitologia individuale di cui Chiara sola sembra avere la chiave” (Mario Praz) ma in cui alla
fine “ognuno deve vedervi ciò che vuole”.
Briganti accoglie e raccoglie di tutto: pezzetti di vita, di oggetti, di memorie; ritaglia, scolla e
incolla, trasforma e tesse microcosmi di irresistibile poesia. Saccheggia le proprie memorie e le
offre sotto vetro, nell’incanto di pietrine colorate, schegge di legni, piumini di denti di leone, fili di
lana antica, sagome ritagliate da stampe (autentiche), lenzuolini di lino, pupette Biedermeier. E
sono infiniti gli estuari, letterari, onirici, psicologici, che questi teatrini aprono in chi li osserva,
estuari che dialogano certamente con le conoscenze personali di ciascuno di noi, ma anche e
soprattutto con le nostre nostalgie, le passioni, le ossessioni. E solo in apparenza i titoli-citazione
aiutano: sono piuttosto frammenti di saggezze remote e letterarie a cui l’artista attinge, coniugando
liberamente esperienza, immaginazione, cultura. E sono citazioni che ci portano lontano, oppure
proprio lì, in questi “beati stanzini delle scope (volanti e stregate)”, dove viene voglia di stare
accucciati, come scrive Marco Vallora, “accolti e cullati come parassiti ben pasciuti”.
Michelle Jarvis
“Arrivata col vento” a Groppallo (Piacenza), dove sceglie di vivere dopo una lunga esperienza di vita
e di lavoro milanese, Michelle Jarvis recupera la perizia manuale dell’Art and Craft tipicamente
inglese, e sceglie il feltro, tessuto non-tessuto per eccellenza, duttile e insieme rigoroso, severo ma
capace di evocare imprevedibili morbidezze. Con il feltro l’artista crea pannelli su cui interviene sia
con il ricamo (un precisissimo punto catena) che con la stampa, a tracciare una sorta di scrittura
paleografica della natura. Sorprende il senso di immanenza di queste opere, l’idea di un semplice
essere qui, senza cercare un “meraviglioso altrove”, creando una sorta di “copia” della natura:
comunque improficua, perché la natura è sempre più bella. Ed è affettuosamente e filologicamente
piacentina, questa natura: sono i sassi grigi plasmati dalle acque del Nure (il trittico Rocks Portrait,
Waterfall), le foglie bruciate dei boschi di Groppallo (Sottobosco), le antiche cortecce
preappenniniche che Jarvis raccoglie e ridisegna in una geografia propria e personalissima.
La critica ha scritto di loro:
“Su quelle che sono le origini dei prodotti di Chiara, il mio interesse è nullo: lascio ad altri di
pronunciare e soppesare i nomi di Marcel Duchamp, di Man Ray, di Joseph Cornell, di parlare su
temi quali surrealismo, fantasia onirica, e simili. Per me, e mi basta, ognuna di queste sottili,
imprevedibili creazioni costituisce il punto di avvio per un romanzo (che non scriverò mai), per un
racconto (che resterà alla fase gestatoria), per una lunga serie di domande. tutte senza risposta.
Alle scatolette di Chiara sono debitore di uno dei più efficaci stimoli (parola brutta ma necessaria)
che mi consente di evadere da un’esistenza tutto sommato banale e monotona”
Federico Zeri
“Michelle Jarvis è una donna che entra nella natura: il suo non è un dialogo, ma un corpo a corpo
con le sue forme. Le modifica, ne sposta i colori, ne ridisegna le geometrie ma alla fine si ha
l’impressione che la natura sia sempre più forte. La sua è la ricerca di una forma primordiale che
rimanga cristallizzata in eterno nel morbido abbraccio del feltro”
Agnese Klein
“C’è la storia di ognuno di noi nelle opere di Brigitta Rossetti; c’è il senso del tempo, indefinito e
sospeso, lo spazio immaginario, interiore, dello spirito; c’è la disfatta dell’uomo e del mondo,
l’ansia del distacco, la perdita dell’Eden. Brigitta Rossetti ci conduce su una scala antica, alla
ricerca di noi stessi, della nostra storia, del nostro futuro, per inerpicarci verso un bosco
verdeggiante e idilliaco, verso un nuovo mondo di rispetto e libertà, in cui corpo e spirito possano
finalmente ritrovare l’originaria osmosi”
Guido Folco
Cenni biografici:
Chiara Briganti (Montpellier, 1921), francese di origini, è sempre vissuta in Italia, dove si è
occupata di storia dell’arte, di restauro pittorico, di architettura di interni e di design, curando
anche il recupero del patrimonio artistico e degli arredi del Palazzo del Quirinale. Sono del 1978 i
primi esperimenti di mise-en-boîtes, le scatolette incantate ospitate in numerose mostre sia
personali che collettive, in Italia e all’estero, in Musei e Collezioni private.
Dal 1989 è Officier de l’Ordre des Arts et des Lettres.*
Michelle Jarvis (Sheffield, 1959), studia Moda e Tessile alla St.Martins’ School of Art di Londra e
dopo numerose esperienze professionali a New York, approda a Milano dove lavora per diversi anni
nel circuito della moda e del design. A partire dagli anni Novanta inizia una personale ricerca
artistica sperimentando con il feltro, la lana, la seta e creando un proprio linguaggio. Le sue opere
sono state esposte in numerose Gallerie d’Arte milanesi e londinesi.
Brigitta Rossetti (Piacenza, 1975), laureata in Lettere Moderne e specializzata in Comunicazione
Multimediale e Grafica Digitale, è poetessa in origine, e integra poesia, pittura e istallazione in un
originale percorso di ricerca. Ha partecipato a numerosi workshop internazionali, tra i più
importanti per la sua formazione, Painting is Liberty con i cinesi Zhou Brothers, Medien Arbeiten
con la video artist polacca Anna Konik e Skulptur Warum? con la scultrice e performer tedesca
Asta Gröting, tutti all’Internazionale Akademie fûr bildende Kunst di Salisburgo. Ha al suo attivo
quattro cataloghi monografici e le sue opere sono presenti in alcuni Musei e Gallerie d’Arte;
attualmente lavora fra Milano e Chicago dove ha uno studio personale e figura tra i 50 resident
artists dello Zhou Brothers Art Center. Dal 2012 è parte della scuderia di Sergio Gomez, curatore
della 33 Contemporary Art Gallery di Chicago.
*Le opere di Chiara Briganti sono offerte per gentile concessione dalla Galleria Ceribelli di
Bergamo
Inaugurazione: Mercoledì 24 Aprile ore 18
Biffi Arte
Palazzo Marazzani Visconti
piazza S. Antonino ang. Via Chiapponi - 29121 Piacenza
Orari di apertura: dal martedì al sabato 10:30 / 12:30 - 16:00 / 19:30
domenica 16:00 / 19:30
Ingresso libero