Attraverso una personale indagine l'artista elabora, trasforma, deforma e ricostruisce le sue grattugie che diventano la metafora di metropoli e periferie.
Si inaugura il 9 maggio la mostra di Massimo Antonelli per il quale il degrado ubano e umano sono da sempre il tema centrale della sua produzione e della sua indagine. La mostra alla Galleria di Claudio Marcantoni, vedrà palazzi e grattacieli di metallo e di ceramica in una specie di metropoli in miniatura. Testi critici di Maselli, Marziani, Lodolo. Fino al 20 maggio. Massimo Antonelli (Asmara, 1942), regista, sceneggiatore e autore televisivo, si dedica da circa quindici anni all’arte concettuale. Trova sin dall’inizio il “segno” che caratterizzerà tutta la sua produzione successiva: la grattugia. Attraverso una personale indagine, elabora, trasforma, deforma e ricostruisce le sue grattugie che diventano la metafora di metropoli e periferie.
Le grattugie sono contenitori di umanità, contengono gioie, dolori, tradimenti, solitudine, desolazione, amore, passione, lavoro. Sono le nostre case, le nostre abitazioni, ma anche le nostre prigioni e le nostre celle. Il gioco creativo oscilla fra la divertita ironia ed il dramma di molte realtà ed emerge in questa brillante produzione fatta di materiali e colori diversi che inebriano e fanno persino dimenticare che quegli oggetti sono grattugie. Attento al concetto che il suo “segno” rappresenta, Antonelli non si stanca di continuare la sua analisi creando oggetti che tendono ad ingrandirsi sempre di più per arrivare a somigliare, il più verosimilmente, ai palazzi che simboleggiano.
Vernissage 9 Maggio 2013 ore 18.30
Hofficina d'Arte
Via del Vantaggio, 3 Roma
Orari Galleria: Lun/Sab 10.30-14.00; 16.30-19.30