Piero Toresella
Serse
Marcel Meyer
Alessio Delfino
Sergej Glinko
Maria Campitelli
GianCarlo Pagliasso
Nuove frontiere della (de)figurazione estetica. La collettiva si fonda sul ribaltamento del "concepibile non rappresentabile", mettendo in primo piano la rappresentabilita' a sfavore del concepibile.
a cura di Maria Campitelli e GianCarlo Pagliasso
Stando a Lyotard, compito dell'artista postmoderno era ” inventare allusioni al concepibile che non può essere rappresentato”, riprendendo in fondo ciò che Kant aveva articolato come dissidio/accordo delle facoltà (ragione e immaginazione) all'opera nel sublime matematico e dinamico.
Lo sviluppo dell'arte digitale ha ribaltato, in appena vent'anni, la primazia che assegnava al concepibile il ruolo di primo corno del dilemma circa la sua impossibilità rappresentativa, affidandolo invece al rappresentabile. La mostra si fonda sul ribaltamento del “concepibile non rappresentabile” mettendo in primo piano la rappresentabilità a sfavore del concepibile. Un rovesciamento conseguente all’inarrestabile processo tecnologico, all’arte digitale che sforna un immaginario virtuale potenzialmente illimitato - sulla base di una potenzialità di calcolo altrettanto illimitata – senza la necessità di un referente naturale. Un immaginario che corre più veloce del pensiero. La rappresentatività sintetico/immateriale sorpassa dunque quella del mondo reale, trasferendo il sublime kantiano, nel quadro dell’immaginario artificiale, numerico/algoritmico. Un mondo “altro” che viene indagato da artisti spesso provenienti dalla sfera post-concettuale e che superando il limite imposto dall’obbligatorietà dell’astrazione come fine ultimo della pittura, in accezione post-moderna, navigano in ambiti di costante trasformazione, alterazione – “de-figurazione” appunto - di simulacri originati dal reale. La declinazione testimoniale di un tale assunto si snoda in questa mostra secondo due filoni espressivi, quello che si fonda prevalentemente sulle innovative potenzialità tecnologiche, che parla con il linguaggio computazionale, ma commisto ad altre mediazioni linguistiche, e quello che segue sentieri più tradizionali, anche di fattualità manuale, pur nella preminenza di sottili tensioni concettuali e di ricerca.
Per esemplificare questi tragitti, che rimettono in gioco talvolta anche il rapporto tra arte e scienza, si è fatto riferimento ai lavori di Joseph Nechvatal, Pascal Dombis, Jean-Claude Meynard , Titus Hora e Johannes Deutsch. Questi artisti esprimono bene il diapason di possibilità offerto dalle nuove tecnologie (utilizzo di virus informatici per contaminare 'biologicamente” le textures immaginali in Nechvatal; la definizione ologrammatica tridimensionale dei costrutti figurativo-semantici in Dombis; il ricorso alla geometria dei frattali per le costruzioni a scala polivalente di Meynard; la ricerca random per gli universi 'impossibili' di Hora, l’intreccio sinestetico di reale e virtuale nelle Gesamtkunstwerke di Deutsch).
Come contraltare dialettico a queste opere, si è tenuto conto invece della declinazione 'minimalista' del sublime perseguita da un gruppo di artisti che giocano la loro partita con mezzi apparentemente 'tradizionali' e, rispetto alla discrasia delle facoltà, dal suo versante temporale. È quello che potremmo chiamare, con Schiller, il lato 'contemplativo' del sublime. Anche in questa variante, l'immaginazione mantiene però un ruolo guida perché contribuisce a caricare di tensione o a sbilanciare verso l'incoerenza il contenuto concepibile dell'immagine in sé conchiuso e riconoscibile. In realtà, anche per questi artisti, l'elemento referenziale (naturale o storico) è un simulacro, essendo estrapolato da fotografie, per lo più digitali, quindi copie che modellizzano il reale e in un certo senso lo svuotano della sua perspicuità di presenza.
Verranno presentati i lavori di Piero Toresella, Serse, Marcel Meyer, Alessio Delfino, Sergej Glinkov. Similmente, a quanto espresso dai loro colleghi 'informatici', gli oli con sfasatura temporale di immagini estrapolate da cataloghi o foto di Toresella, le 'cristallizzate' visioni naturali a grafite di Serse, i video di paesaggi a diverso 'respiro' di Meyer, gli allotropi corporali e retorici ottenuti da fusioni di immagini di Delfino e le architetture ‘turneriane’ costruite con la pura sintassi pittorica di Glinkov, , ci offrono indizi che un nuovo salvifico dissidio sublime è sul punto di manifestarsi. Questa impresa ne è la tacita testimonianza.
GianCarlo Pagliasso
Ideazione: GianCarlo Pagliasso.
Inaugurazione 15 maggio ore 18.30
Art & Space
via s. Nicolo', 4 - Trieste
lun-sab 17:00-19:30 o su appuntamento