Prima dell'impressionismo. Per questa 'storica' esposizione Fernando Mazzocca e Carlo Sisi hanno riunito 115 opere e tra esse molti dei capolavori del movimento, riuniti in un percorso di grande valenza spettacolare. L'obiettivo che i due studiosi si sono dati e' quello di indagare in modo organico e scientificamente corretto l'arte dei Macchiaioli, riconoscendo il giusto primato che loro spetta nella pittura europea dell'Ottocento.
Prima dell'impressionismo
Palazzo Zabarella annuncia, dal 27 settembre 2003 all'8 febbraio 2004, la più
ampia mostra sui Macchiaioli che sia stata realizzata in questi ultimi anni.
Per questa "storica" esposizione (promossa dalla Fondazione Palazzo Zabarella e
dal Comune di Padova) Fernando Mazzocca e Carlo Sisi hanno riunito 115 opere e
tra esse molti dei capolavori del movimento, riuniti in un percorso di grande
valenza spettacolare.
Sono opere concesse da importanti istituzioni pubbliche come la Galleria d'arte
moderna di Palazzo Pitti, la Pinacoteca di Brera a Milano, la Galleria Nazionale
d'Arte Moderna di Roma e il Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli, unite ad
altre meno note al pubblico e provenienti dalle più prestigiose collezioni
private.
L'obiettivo che i due studiosi si sono dati è quello di indagare in modo
organico e scientificamente corretto l'arte dei Macchiaioli, riconoscendo il
giusto primato che loro spetta nella pittura europea dell'Ottocento.
Il periodo preso in considerazione va dal 1848, anno della Prima Guerra di
Indipendenza, al 1870, anno in cui Roma venne ricongiunta all'Italia unita.
Un'epoca ricca di speranze, in parte destinate ad essere deluse, e ancora più di
fermenti, di voglia di nuovo, di necessità di rompere con l'autorità della
tradizione. Di questo fervido movimento, i Macchiaioli furono protagonisti e di
esso seppero dare eccezionale testimonianza nella loro pittura.
Nei decenni precedenti l'affermarsi dell'Impressionismo, i giovani pittori che
come Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Adriano Cecioni,
Odoardo Borrani, Giovanni Boldini, Giuseppe Abbati e Raffaello Sernesi, si ritrovarono
al Caffè Michelangelo di Firenze, o nella solitudine incontaminata della Maremma
toscana, o negli altri luoghi di una campagna ancora incantata, cambiarono in
pochi anni il modo di percepire l'immagine e di dipingere. Abbandonarono infatti
il chiaroscuro, la forma e le tecniche prospettiche tradizionali per raggiungere
straordinari effetti di resa atmosferica attraverso una controllata stesura a
macchie di colori intrisi di luce o di ombra.
Per loro dipingere gli angoli più nascosti della campagna toscana, o gli
"interni" domestici o i ritratti delle persone frequentate, ma anche rievocare
le battaglie combattute per creare una nazione, significò rendere la
testimonianza di una nuova sensibilità che non poteva più riconoscersi nello
stile della pittura ufficiale, quella romantica e purista uscita dalle
Accademie.
Incompresi ai loro tempi, tanto che la definizione di "macchiaioli" era stata
coniata in senso dispregiativo, hanno poi goduto di una straordinaria
riabilitazione postuma: sono diventati, nel Novecento, tra i pittori italiani
più popolari presso i collezionisti e il pubblico che li ama per la loro
straordinaria capacità di aver saputo rendere, con una perfetta sintesi poetica
e formale, i valori universali dell'esperienza quotidiana.
La mostra invita ad inoltrarsi lungo un percorso particolarmente affascinante,
suddividendo e confrontando per la prima volta le opere per generi: pittura
storica, ritratto, paesaggio, vedute di interni, scene di vita familiare. Mentre
un allestimento appositamente studiato consentirà di alternare, familiarizzando
con il linguaggio e le tecniche dei pittori, le tele di grande formato alla
piccole tavolette, le immagini affidate a fulminanti impressioni a quelle
costruite ispirandosi alla serena bellezza geometrica dei grandi pittori
dimenticati del Tre e Quattrocento, di cui i Macchiaioli si sentirono i
solitari, ma legittimi, eredi.
Immagine: Silvestro Lega, il canto di uno stornello, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti
Ufficio stampa:
Studio ESSECI - Sergio Campagnolo, tel 049 663499
Per informazioni:
Fondazione Palazzo Zabarella tel. 049 8756063 - 049 8753100