Vasco Bendini
Raphael Canogar
Giuseppe Uncini
Marco Tirelli
Nunzio
Giulio Paolini
Michelangelo Pistoletto
Dai quadri informali di Bendini e Raphael Canogar al cemento armato del '59 di Uncini. Dalla "Vetta" di Nunzio a 2 piccoli dipinti del 1989 di Tirelli. Da "Early Dynastic" di Paolini a una singolare scultura Pistoletto.
BACK TO BLACK
BENDINI
CANOGAR
NUNZIO
PAOLINI
PISTOLETTO
TIRELLI
UNCINI
Dal punto di vista professionale il tema dello spazio mi ha sempre
appassionato. E ancora oggi rappresenta l'elemento fondante del mio
teatro. All'inizio, semplicemente, è stato un luogo dove, come ogni
gallerista, ho esposto le opere degli artisti prediletti. Via via, col
tempo, le caratteristiche dello spazio espositivo sono divenute
determinanti per l'arte d'avanguardia. Cresceva in me la consapevolezza
che anche nel mestiere intrapreso c'era una prospettiva per le mie
ambizioni creative. Lo intuii già all'impatto con la prima mostra dopo la
scissione con mio padre: gli animali bianchi di Pascali. Lo spazio era
ancora quello de L'Attico originario, un appartamento all'ultimo piano del
palazzo sul lato sinistro della scalinata di Trinità dei Monti.
Durante
l'allestimento della mostra ci accorgemmo che il parquet della galleria,
fin lì mai oggetto di contestazione, faceva a pugni con le sculture. Si
decise allora di ricoprirlo con uno strato di masonite verniciata di nero.
Fu questa una modifica leggera, ma sostanziale. Era la prima messa in
discussione, questa del parquet, della dimensione borghese della galleria
d'arte. Il Mare bianco, esposto in seconda battuta dopo gli animali, finì
di metterne a nudo i limiti e cominciai a comprendere che occorreva per il
futuro uno spazio spregiudicato, di altre dimensioni e agibilità, rispetto
a un negozio o a un appartamento. Mi ci vollero due anni ancora per
completare la visione e fondare una galleria di conio nuovo, L’Attico di
via Beccaria, con caratteristiche performative.
*Ho rinvangato tutto questo per la concomitanza con il pavimento nero che
mi appresto a installare in via del Paradiso. Esso è il vero protagonista
della mostra Back to Black. Dunque scompaiono temporaneamente i bellissimi
pavimenti di graniglia che il barone Giorgio Franchetti, raffinato esteta,
ogni volta che veniva in galleria non si stancava di ammirare: il rosso di
Francia, il giallo di Siena, il verde Alpi… Questo rivestimento posticcio
nero, beninteso, è soltanto una piccola mossa spiazzante, niente di
rivoluzionario. Sentivo l'esigenza di alleggerire la galleria dalla
sovrabbondanza di segni del passato, tutto qui. Anche i soffitti
affrescati, che restano al loro posto, sembrano ora mimetizzarsi
nell'ombra. D'altronde a questo spazio di via del Paradiso approdai sulla
scia della citazione, il procedimento di reinvenzione concettuale della
tradizione, il cui alfiere era ed è Giulio Paolini. Sua fu infatti, dopo
quella inaugurale di Kounellis, la seconda mostra nelle sale del
Paradiso: La Doublure.
In Back to Black ho voluto mescolare generazioni, generi, stili. Dai
quadri informali di Vasco Bendini e Raphael Canogar al cemento armato del
'59 di Giuseppe Uncini. Dalla scultura di legno bruciato, Vetta, di
Nunzio, a due piccoli dipinti del 1989 di Marco Tirelli. Dall'opera
installativa del 1972, Early Dynastic, di Giulio Paolini, a una singolare
scultura di Michelangelo Pistoletto. Si tratta di un omaggio a Pascali,
suo grande amico, in occasione di una mostra da me dedicata a Pino. È un
blocco circolare di marmo del diametro di trentanove centimetri, altezza
di ottanta, alla cui sommità è inscritta la data: 1976. La scultura
s'intitola: Pietra miliare. Collocata nel teatro de l'Attico, bianca al
centro della scena nera, ci ricorda che lo spazio dell’arte è un
fondamento granitico della civiltà dell’uomo.
Fabio Sargentini
Inaugurazione: venerdì 24 maggio 2013 h.19
L'Attico
via del Paradiso 41 Roma
dal lunedì al sabato dalle ore 17 alle ore 20