Nuovi modi di rappresentazione -tramite fotografie, video e incisioni- di rovine contemporanee, 'per campioni'. Uno sguardo sull'architettura argentina, da quella storica ai progetti vincitori dei concorsi recenti. Nell'ambito della terza edizione del festival Architettura in Citta'.
Le Rovine Esposte. Urban Exploration
Una mostra della Fondazione OAT
a cura di Enzo Biffi Gentili con il Seminario Superiore di Arti Applicate/MIAAO
La mostra direttamente prodotta per il Festival dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Torino con il MIAAO, e curata da Enzo Biffi Gentili, propone nuovi modi di rappresentazione -tramite la fotografia, i video, ma anche l’incisione- di rovine contemporanee, “per campioni”. Pur rispettando infatti la lezione, anche in tema di rovine urbane, di quella alta scuola italiana di fotografia di architettura e paesaggio che ha avuto tra gli altri in Gabriele Basilico uno dei suoi massimi esponenti, si è preferito violare quel canone moderno e molti confini e tecniche “disciplinari”. A esempio, le due principali sezioni di mostra sono dedicate a lavori quasi completamente inediti del francese Christophe Dessaigne su Torino e degli italiani Arianna Arcara e Luca Santese su Detroit -le connessioni e relazioni, storiche e attuali, tra le due città sono assolutamente attestate e flagranti- caratterizzati da approcci “controculturali” e scelte“radicali”.
La Suite de Turin di Christophe Dessaigne
Alla controcultura, o a una sottocultura, sicuramente appartiene il movimento UrbEx, ovvero Urban Exploration, i cui aderenti sono specializzati nell’infiltrazione in luoghi ed edifici abbandonati, “vietati” o difficilmente accessibili e nella documentazione fotografica della loro beauty in decay, bellezza in decadenza. Proprio a un noto “esploratore urbano”, Christophe Dessaigne, è stata affidata dalla Fondazione la missione di rappresentare alcuni siti subalpini in “animazione sospesa” tra vecchia e nuova destinazione: la Cavallerizza Reale, gli stabilimenti industriali ex Ghia-OSI, i sotterranei di San Filippo Neri, la Cartiera Sertorio di Coazze, l’ex centrale elettrica ENEL di via Bologna, le Carceri Nuove sino ai resti di una struttura sanitaria a Premeno. La “sofisticata”, anche digitalmente, opera di Dessaigne, secondo il curatore “induce a meditare sull’ambiguo concetto di Ruinenwert o “valore delle rovine”, adottando provocatoriamente una locuzione perturbante…”.
Le Found photos in Detroit di Arcara e Santese
I protagonisti della seconda sezione di mostra, i trentenni Arianna Arcara e Luca Santese, fotografi e collaboratori di Alex Majoli/Magnum, espongono le loro Found Photos in Detroit riunite in una installazione che per la prima volta sarà visibile in Italia nella sua integralità. I due professionisti hanno tuttavia deciso di rappresentare il drammatico declino della capitale automobilistica solo attraverso “fotografie trovate” e Polaroid scattate tra gli anni 60/70 e i 90 del 900, sovente dalla polizia -foto di arrestati, di bambini abusati, di scene del crimine, di incidenti stradali, di vari accidenti e incendi- spesso anch’esse “rovinate”. Rinunciando così a un tradizionale ruolo autoriale (ma restando molto progettuali: nel processo di selezione delle immagini, di loro strutturazione in suites per coerenze tematiche, o per omografie, sino alla “ricomposizione”, afferma Biffi Gentili, “di un corpus, nella restituzione di una imago urbis che a tratti si dissolve in imago mortis…”.
Le rovine animate
Anche tre video-installazioni svolgono in mostra il tema delle rovine contemporanee torinesi. Colonizzazione_01 del 2006, a cura del PAV Parco Arte Vivente, documenta la conduzione di un workshop-indagine sull’area delle ex-officine Framtek, ricoperta da macerie, detriti, piante, sedimenti e la sua provvisoria “occupazione” e riappropriazione con costruzioni effimere ed abitacoli, per rileggerne la stratificazione geologica,urbana, e umana. The Factory is Full del 2011 di Francesca Cirilli, Irene Dionisio, Luiz Pinho Jr rivela invece la FIAT Grandi Motori, mitica fabbrica poco prima di essere demolita, ufficialmente svuotata, ma in realtà abitata da “invisibili”, resi dagli autori traumaticamente visibili. Infine Ruinenwerk del 2013 di Carlotta Petracci/White, creata a partire da uno sguardo laterale sugli stessi siti inquieti visitati da Dessaigne- e l’addizione di un “luogo oscuro” come la “satanica” Villa Moglia a Chieri- è l’ opera più “estetizzante”, anche grazie agli apporti musicali di virtuosi come Davide Tomat, Paolo Spaccamonti e Dario Bruna.
Turin Urbex Center
La mostra si conclude con una selezione di immagini che autorizzano a rivendicare qualche “diritto di precedenza” torinese in materia di esperienze iscrivibili in un’estetica UrbEx: e sono foto anni 70 di Ernani Orcorte del manicomio femminile di Via Giulio e dei primi anni 2000 del carcere della Castiglia a Saluzzo; e quelle inizio anni 80 di Pino Dell’Aquila del Lingotto (fabbricati tutti rappresentati nel momento della fine della loro originaria funzione, ancora ingombri e densi di “presenze”, prima di ogni ancor minimo segno di ristrutturazione). Una scuola torinese di eccezione che prosegue nel lavoro di alcuni giovani fotografi “eccentrici”, alcuni dei quali invitati esporre frammenti delle loro rovine: come Fabio Sebastiano, Marzia Gallo/ASTEC, specialista nella Torino “sotterranea”, e altri “infiltrati”, tra i quali molti proprio nelle OGR prima della loro seconda vita.
Le rovine incisive
La rappresentazione di rovine contemporanee è stata nel 2013 anche tema di un concorso riservato a giovani artisti e progettisti indetto dall’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Torino, dall’Accademia Albertina di Belle Arti e dal Seminario Superiore di Arti Applicate/MIAAO. In mostra saranno esposte incisioni tratte degli elaborati dei due vincitori: Riccardo Di Stefano, suggestionato dal ductus di grandi fumettisti, e Alessio Bertotti, esperto in computer graphics e visual effects. Due innovative culture visive quindi, per nuovi modi di relazione con la tradizione.
Convegno “Il valore delle rovine”
28 maggio ore 18.00, Sala Duomo
OAT, Fondazione OAT
MIAAO – Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi
GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani, Comune di Venezia
Concerto “Ruinenwerk”
28 maggio ore 21.30, Spazio Eventi Live
Musica 90
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Argentina: identita' nella diversita'
Italiani e Piemontesi protagonisti dell'architettura
Il titolo della mostra, “Identidad en la Diversidad”, originariamente ideata per la Biennale di Venezia, è stato scelto per evidenziare gli aspetti sociali, artistici ed architettonici che hanno caratterizzato la storia dell'Argentina, un Paese in cui si sono alternate differenti civiltà e in cui, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, sono approdati 10 milioni di immigrati europei. “L'installazione descrive le numerose ed eterogenee identità che, sedimentandosi nel tempo, sono divenute parte integrante di un'unica entità argentina” spiega Liliana Pittarello, curatrice del convegno inaugurale, insieme a Emiliano Cruz Michelena. “Per questo motivo il curatore Clorindo Testa, architetto italo-argentino recentemente scomparso, ha scelto di rappresentare l'Argentina come un Paese in corso di costruzione, in continua rielaborazione”.
Nonostante si calcoli che oltre tre milioni e mezzo di immigrati argentini fossero di origine italiana, il loro operato è poco noto in madre patria. L’intento degli organizzatori è dunque quello di divulgare le grandi opere degli architetti italo-argentini, particolarmente presenti nella regione de La Pampa. La mostra “Identidad en la Diversidad” sarà allestita a Torino in occasione del Festival di Architettura in Città, con un particolare arricchimento: una sezione aggiuntiva interamente dedicata al Piemonte. Sono stati scelti tre architetti esercitanti tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, che nonostante la grandiosità delle opere realizzate in Sud America sono ancora sconosciuti nel nostro Paese; si tratta di Vittorio Meano, Augusto Cesare Ferrari e Francesco Teresio Gianotti. Le loro opere saranno documentate attraverso alcuni filmati e tre pannelli, in aggiunta a due album a stampa pubblicati da Meano (1860 – 1904) e un ritratto dello stesso realizzato dal pittore Giacomo Grosso di Cambiano.
Il ruolo degli architetti piemontesi nella progettazione delle città argentine sarà anche al centro del convegno che il 27 maggio alle ore 10.30 anticiperà l’inaugurazione della mostra. In particolare “l’attenzione sarà focalizzata sulla figura di Vittorio Meano”, precisa Pittarello riassumendone l'intensa vita professionale. “Sono infatti riconducibili al suo lavoro due monumenti emblematici dell’Argentina: il Palazzo del Congresso argentino, per il quale vinse l'appalto internazionale nel 1896 concorrendo con altri 27 progetti a firma dei più prestigiosi colleghi dell'epoca, e il Teatro dell'Opera Colón di Buenos Aires, cui partecipò inizialmente in qualità di allievo dell'architetto Tamburini, divenendo in seguito l'unico responsabile per la revisione e conclusione del progetto a causa della morte prematura dell’architetto”.
Convegno: 27 maggio, ore 10.30, OGR – Sala Duomo
Dopo la presentazione della mostra e il ricordo di Clorindo Testa, che ne è stato l’ideatore, verrà puntualizzato il ruolo degli italiani nell’architettura e nel disegno delle città argentine, fino a trattare alcune figure, di origine o formazione piemontese, che ne furono protagoniste.
Giornata a cura di Emiliano Cruz Michelena Valcarcel e Liliana Pittarello.
Riccardo Bedrone, presidente dell’Ordine degli Architetti, e Carlo Novarino, presidente della Fondazione OAT, insieme ai rappresentanti delle istituzioni locali, lunedì 27 maggio alle ore 18.00, daranno il via ufficiale alla terza edizione del festival Architettura in Città. L’inaugurazione avrà luogo presso lo spazio Incontri delle OGR – Officine Grandi Riparazioni, che costituiranno il quartier generale del festival, ospitando incontri, mostre e spettacoli dal 28 maggio al 1° giugno.
http://architetturaincitta.oato.it/
INFO Festival Architettura in Città 011 5360515 staff.fondazione.oato@awn.it
Ufficio Stampa Ordine Architetti Torino e Fondazione OAT press.fondazione.oato@awn.it
Liana Pastorin – media-arch: l.pastorin@awn.it; 011 5360513, 348 2685295
Raffaella Bucci: raffaella.bucci@awn.it; 011 5360514, 347 0442782
Inaugurazione lunedì 27 maggio ore 18-21.
OGR Officine Grandi Riparazioni
corso Castelfidardo 22, Torino
Da martedì 28 maggio a sabato 1 giugno ore 10-21
Al termine del festival la mostra resterà aperta sabato e domenica 8-9, 15-16, 22-23 giugno, con orario 11.00-18.00.