Stefano Canto
Paolo De Biasi
Gemis Luciani
Giuseppe Mendolia Calella
John Sparagana
Andrea Lacarpia
Una mostra collettiva dedicata all'utilizzo della tecnica del collage nell'arte contemporanea tra analogie e differenze con le avanguardie storiche.
A cura di Andrea Lacarpia
Artisti: Stefano Canto, Paolo De Biasi, Gemis Luciani,
Giuseppe Mendolia Calella, John Sparagana
Dopo la mostra personale di Marcello Tedesco, Dimora Artica presenta il secondo progetto allestito presso il proprio spazio espositivo: una mostra collettiva dedicata all’utilizzo della tecnica del collage nell’arte contemporanea tra analogie e differenze con le avanguardie storiche.
Come avanguardie di un altro sistema solare: La Cabala, campo di studio esoterico della religione ebraica, insegna che la percezione della realtà si basa in gran parte sulle associazioni immagine-pensiero veicolate da definizioni linguistiche convenzionali. Studiando la struttura delle parole si scopre il vasto caleidoscopio di significati occulti che mutano radicalmente l’esperienza della realtà fenomenica. Nei Tarocchi, sorta di libro cabalistico realizzato nella forma di carte da gioco, la combinazione delle varie lame determina una o l’altra lettura, esattamente come la combinazione delle lettere dell’alfabeto può dar vita a infinite parole e altrettanti significati.
Se cambiando l’ordine delle pagine di un libro si ottiene un cambiamento totale del senso del racconto, anche nel linguaggio delle immagini si può mixare, destrutturare e ricomporre rivelando inediti significati. Utilizzando immagini preesistenti se ne possono formare di nuove, scegliendo nuove combinazioni di elementi visivi s’individuano nuovi significati, nascosti all'interno delle immagini di partenza. Se immaginiamo la realtà che ci circonda come se fosse un libro, possiamo anche immaginare di mescolarne le pagine anticipando, anzi determinando, i cambiamenti della società. Del potere che hanno l'arte e l'individuo di innescare mutamenti sociali ci parla Oscar Wilde nel suo saggio del 1890 “Il critico come artista”: “Più si studia la vita e la letteratura, più si sente con forza che dietro ogni cosa meravigliosa c’è l’individuo, e che non è il momento che fa l’uomo, ma l’uomo che crea l’epoca”.
In un mondo nel quale la comunicazione visiva è il “collante” sociale, il collage può esprimere la necessità, latente o evidente, di determinare un cambiamento della realtà circostante: il significato univoco delle immagini pubblicitarie viene “smascherato”, il sistema mediatico va in cortocircuito e il senso originario si frantuma come in un frattale. La spinta utopica verso un mondo nuovo riemerge nella contemporaneità come fu nelle avanguardie storiche, dall'immaginario delle quali gli artisti di oggi attingono a piene mani. Nonostante l'affinità del linguaggio, l'atteggiamento è comunque diverso: se nel Novecento sono i costumi borghesi ad essere identificati come nemico da combattere, oggi la figura dell'antagonista sfuma nei mille rivoli della comunicazione di massa, senza possibilità d’identificazione univoca. Mancando il nemico terreno, la battaglia si sposta nella fluidità di uno spazio tempo imprecisato e le avanguardie divengono “di un altro sistema solare”.
Le attuali riviste cartacee, enormi serbatoi di allusive immagini pubblicitarie, vengono piegate da Gemis Luciani in modo da eliminare ogni riferimento figurativo e testuale: la spazio vuoto diviene il protagonista di opere nelle quali l'astrazione è pausa meditativa ottenuta nel caos mediatico. Un procedimento affine al surrealismo nel suo utilizzo dell'intuizione immaginativa prevale nelle opere di Paolo De Biasi, il quale unisce più ritagli creando bizzarre figure composite, delle quali potenzia il valore iconico isolandone le siluette in uno sfondo monocromatico. Anche Giuseppe Mendolia Calella attinge dalla dimensione onirica: ricomponendo i frammenti di un passato inafferrabile l'artista incentra la propria ricerca sulle problematiche della conservazione, tra archiviazione ed inesorabile immanenza. John Sparagana allude alla transitorietà della bellezza utilizzando pagine di magazine, manipolate fino a dissolvere l’immagine originaria, mentre Stefano Canto scompone fotografie di paesaggi incontaminati, ritagliandone al plotter porzioni poi ricomposte manualmente in forme architettoniche, instaurando così un dialogo tra pieni e vuoti, naturale e artificiale.
Inaugurazione: giovedì 30 maggio 2013 ore 18.30
Dimora Artica
via Matteo Maria Boiardo, 11 Milano
Orari: dal giovedì al sabato 16.00 / 19.30
Ingresso libero