"B(e)sides", riunione di famiglia con figli unici. Un insieme di lavori che attraverso una linea visiva stilistica surreale raccontano l'instabilita' e la continua ricerca esistenziale dell'umanita' dei giorni nostri.
A cura di Clelia Belgrado
Lorella Klun, nel testo critico che accompagna la mostra “Mutazioni” di Gian Luca Groppi, lo racconta
come “moderno cantastorie, che mischia i generi e le carte, infondendo alle sue opere un lirismo
caustico che volutamente non offre panacee o soluzioni, ma piccoli strali, per scuoterci dalla diffusa
inerzia sociale ed emotiva”.
Ed eccolo di nuovo il “cantastorie”, che raggruppa in questa mostra anni di lavori che lui stesso
definisce “i suoi figli unici”.
“B(e)sides” è un insieme di lavori diversi fra loro, per le dimensioni, i contenuti e le forme, ma che,
come sempre, attraverso la linea visiva stilistica surreale e ironica, la sempre attenta e raffinata
atmosfera teatrale di colui che inventa, studia e costruisce scenografie, raccontano l'instabilità,
l'ambiguità e la continua ricerca esistenziale dell'umanità dei giorni nostri.
Nelle immagini che costituiscono “B(e)sides”, la messa in scena di ogni opera sembra voler rendere ai
suoi personaggi la coscienza di aver trovato finalmente un autore pronto a raccontare la loro storia. La
fotografia a colori della ragazza che si taglia una ciocca di capelli con un coltello, segna non solo il
passaggio del fotografo al colore, ma anche il passaggio ineluttabile dall'adolescenza alla maturità,
inteso anche come dono. “Flora” racconta la perdita dell'innocenza, che non sempre è negativa, ma
che può far “fiorire” altre esperienze. Nei “Cercatori” il lavatoio con l'uomo che tenta di trovare
qualcosa sul fondo diventa metafora dell'umanità e del suo sempre incessante bisogno di trovare un
significato alla vita. Il risultato è solo un pugno di argilla e la consapevolezza che anche gli altri sono in
continua ricerca, senza trovare risposte, tranne quel poco fango che scivola tra le dita e che, in fondo,
è la materia da dove proveniamo e dove finiremo. In “Denied”, attraverso un rito quasi sommesso di
preparazione di una superficie neutra, ci si prepara ad assorbire tutte le crudeltà ed i rifiuti di una
società pronta ad annullarci. In “Apatia”, mediante l'utilizzo di un' acrostico come forma di linguaggio,
Groppi ha voluto rappresentare attraverso un atto performativo, una condizione emotiva (APATIA),
tanto cara a noi occidentali, che non appartiene, invece, a un paese come la Cambogia, nonostante
tutte le tragedie del recente passato.
Queste immagini, che Groppi definisce “i miei figli unici ,ossia le mie valvole di sfogo: ogni opera è
governata da visioni, flash senza troppa meditazione”, sono caratterizzate da una notevole capacità di
sintesi compositiva, che è formale, ma anche originale ed inconsueta, e da una colta e raffinata vena
noir, generando messaggi o riflessioni sulla nostra contemporaneità, la nostra esistenza e
convivenza.
Inaugurazione : venerdì 28 giugno dalle 19.00
Visionquest gallery
Piazza Invrea 5/b e 4 r, Genova
Orario: mercoledi-sabato 15.30-19.30 e su appuntamento
Ingresso libero