Ex Chiesa Anglicana ECAA
Alassio (SV)
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La via dell'arte
dal 17/10/2003 al 16/11/2003
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Segnalato da

centro culturale paraxo




 
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17/10/2003

La via dell'arte

Ex Chiesa Anglicana ECAA, Alassio (SV)

'Ci siamo serviti del termine 'filigrana' per designare, da un lato, alcuni procedimenti eseguiti con una insolita cura e, da un altro, cio' che sta sotto, dietro, a quello che si vede; in piu', dato che la filigrana dà alla carta un valore aggiunto, rendendola preziosa se la carta e' di uso individuale e ponendosi addirittura come fondamento di autenticita' se si tratta di cartamoneta o di francobolli, potremmo intendere quel 'sotto' e quel 'dietro' come vero e proprio fondamento dell'oggetto artistico.


comunicato stampa

Artisti Rosetta BERARDI - Carlo BERNARDINI - Pinuccia BERNARDONI - Luigi CARBONI - Tonina CECCHETTI - DADAMAINO - Piero DORAZIO - Giorgio GRIFFA - Riccardo GUARNERI - Wilma KUN - Sylvia LEVENSON - Margherita LEVO ROSENBERG - Christiane LÖHR - Clara LUISELLI - Luigi MAINOLFI - Florencia MARTINEZ - Nanni MENETTI - Enrico MINATO - Mario NIGRO - Laura PATACCHIA - Claudio ROTTA LORIA - Angelo SAVELLI - Margherita SERRA - Ketty TAGLIATTI - Giovanna TORRESIN - Giuseppe UNCINI

a cura di Giorgio Bonomi

con il Patrocinio,
il Contributo e la Collaborazione di Comune di Alassio
Provincia di Savona su delega della Regione Liguria
APT Riviera delle Palme
Fondazione 'A. De Mari' - Savona
Il Secolo XIX

Galleria Fumagalli - Bergamo; Studio G7 - Bologna; Studio La Città - Verona; Galleria Salvatore+Caroline Ala - Milano; Arte Studio BST - Milano; Centro Artistico Balestrini - Albissola Marina

Centro Culturale Paraxo

'Filigrane'
mostra collettiva d'Arte Contemporanea
a cura di Giorgio Bonomi, (critico d'arte e curatore della rivista d'Arte Contemporanea 'Titolo')

Il termine 'filigrana', come recitano tutti i dizionari, sta ad indicare due tecniche: la lavorazione dell'oro e dell'argento con sottili fili - già conosciuta dalle antiche civiltà mediterranee, dagli Egei agli Etruschi, dagli Egizi ai Greci - e quell'impronta, ottenuta con un filo metallico, lasciata nella carta e visibile in trasparenza (quella italiana più antica risale al sec. XIII). Il termine poi è passato in architettura per definire certe lavorazioni lapidee particolarmente elaborate.

Così, superando i significati letterali, con alcune mediazioni concettuali, ci siamo serviti del termine 'filigrana' per designare, da un lato, alcuni procedimenti eseguiti con una insolita cura e, da un altro, ciò che sta sotto, dietro, a quello che si vede; in più, dato che la filigrana dà alla carta un valore aggiunto, rendendola preziosa se la carta è di uso individuale e ponendosi addirittura come fondamento di autenticità se si tratta di cartamoneta o di francobolli, potremmo intendere quel 'sotto' e quel 'dietro' come vero e proprio fondamento dell'oggetto artistico.
In tal modo abbiamo articolato una mostra in cui gli artisti invitati presentano opere che sono relazionabili a quel concetto nelle sue varie e possibili declinazioni.

In questo senso si può aprire il discorso, e la mostra, con alcuni esempi di Maestri i cui lavori, o almeno alcuni, possono essere ricondotti al tema: nelle varie serie di Mario Nigro, dalle Vibrazioni al Tempo totale, alle Strutture, possiamo intendere i suoi segni ripetuti come una sorta di visualizzazione di una immaginaria filigrana della tela, così come per i 'reticoli' di Piero Dorazio e per quei lavori di Dadamaino (dal 1975), quali L'inconscio razionale, I fatti della vita, le Costellazioni, Il movimento delle cose il cui supporto è, per di più, trasparente. Anche le opere di Giorgio Griffa, poiché usa una tela a trame larghe su cui spande i suoi disegni e i suoi colori, offrono una sorta di metafora della filigrana; ugual discorso, ma in modo diverso, può essere fatto per i lavori di Riccardo Guarneri o di Angelo Savelli le cui delicate composizioni, tanto nei segni quanto nei colori, sono percepibili solo lentamente.
Dunque questi artisti, proprio per la loro tenacia segnica, per la bassa percepibilità, per la trasparenza, esprimono i valori fondanti della loro 'superficie' sia con la 'preziosa' elaborazione del segno e/o del colore sia con il 'nascondere' l'immagine che solo con difficoltà appare nei suoi contenuti.

Il caso di Giuseppe Uncini è diverso: i suoi primi lavori mostrano l'interno del cemento - quasi la sua filigrana - cioè i ferri che sono appunto la struttura, ciò che dà valore alla polvere cementizia; in seguito la struttura, reticoli elaboratissimi di ferro, assume una sua autonomia e si pone come 'filigrana metallica' che non fa rimpiangere quella aurea.

Su questo registro troviamo le strutture di filo metallico di Luigi Mainolfi, spesso venate di sottile ironia, tanto nelle forme quanto nel rapporto peso/leggerezza, comunque sempre presentate fenomenicamente come una struttura che si basa, tautologicamente, su se stessa, senza bisogno del 'rivestimento', della sovrastruttura.

In Nanni Menetti l'effetto filigrana, come impronta, è ottenuto, a secondo dei periodi del suo lavoro, ora con l'applicazione nella composizione della carta carbone, ora con l'intervento casuale dell'elemento naturale, come nella recente serie delle Crio-grafie in cui i segni, oltre che dalla mano dell'artefice, sono impressi dal lavorio che le condizioni metereologiche realizzano sulla superficie lasciata in loro balia.
Nell'esemplificazione espositiva degli assunti tematici a base di questa mostra, oltre alla serie di artisti, di cui abbiamo appena parlato, per così dire 'anziani' - il termine è usato non solo e non tanto nel suo significato anagrafico quanto in quello di maggiore presenza nel sistema dell'arte -, abbiamo voluto offrire un'ampia, anche se non esaustiva, campionatura di artisti che, in modi diversi di cui cercheremo di dare conto, ci sembrano emblematici relativamente al nostro discorso. Per facilitare l'analisi ci siamo permessi di stabilire una sorta di 'classificazioni' tematiche, pur consapevoli che queste sono sempre troppo ampie o troppo limitate.

Così possiamo cogliere l'effetto filigrana nel senso di 'preziosa elaborazione' nelle sculture di Margherita Serra che, di fronte a tanta faciloneria tecnica nell'arte di oggi, non rinuncia alla nobiltà del marmo e lo lavora con abilità raffinata fino a creare delle specie di 'corsetti' di merletto, di grande serenità e piacevolezza; così come Christiane Löhr elabora con fili d'erba o di altri elementi naturali delle forme aeree, quasi sospese dal tempo, capaci di stimolare sensazioni metafisiche e una riflessione sul rapporto uomo-natura non ideologica ma poetica, ove le facoltà trasformatrici dell'uomo non violentano ma potenziano la natura stessa.

Con la tecnica pittorica 'tradizionale' Luigi Carboni, che pur sente tutti gli sviluppi della storia dell'arte - tanto che i suoi quadri sono 'monocromi', non nel senso abusato di 'un solo colore' ma in quello che un colore è 'predominante' - non teme di riproporre 'la figura', il 'decoro', con un segno e una pennellata tali per cui l'immagine affiora lentamente dalla superficie, proprio come una carta filigranata.

Anche Giovanna Torresin sente gli impulsi della contemporaneità - in questo caso il tatuaggio e tutto ciò che questo significa, oltre alla tecnica usata, la fotografia digitalizzata - che non impediscono un lavoro 'classico': l'autoritratto. Il suo corpo 'tatuato' viene proposto a testimonianza di una affermazione (ricerca) di identità e autenticità in cui, a differenza dei lavori precedenti in cui forte appariva il senso della scissione, il tatuaggio serve proprio a dare valore al suo corpo, come la filigrana cartacea e come quella finemente realizzata dall'oreficeria.

Ketty Tagliatti usa il filo per ripassare i bordi, prima della sua reiterata poltrona, ora dei suoi fiori: una sorta di autenticità stilistica e manuale delle immagini e, insieme, una conferma del suo rigore poetico e formale.
Un altro gruppo di artisti esercita la 'trasparenza' in modo esplicito.
Rosetta Berardi disegna immagini, astratte, su un supporto di per sé trasparente quale è la tarlatana, così i segni emergono da un fondo appena percepibile e si rende esplicitamente concreta l'operazione che occorre effettuare quando vogliamo verificare la validità di una cartamoneta.

Se nella carta filigranata abbiamo come due immagini, quella sulla superficie e quella in trasparenza, e se Fontana 'buca' e 'taglia' la superficie per creare un 'al di là' da questa, le opere di Pinuccia Bernardoni offrono entrambe queste situazioni. Sia nei lavori precedenti in cui 'bucava' ordinatamente le foglie che poi erano collocate sotto vetro, sia nei recenti 'calchi' in cui forata è la carta, l'immagine è come doppia: da un lato l'insieme e da un altro la 'trasparenza', l''al di là' che i fori lasciano intravedere.

Clara Luiselli 'contorna' con il filo una mappa, un cartamodello, di elementi che appartengono ad una casa (da cui il titolo Home sweet home) come un letto o una cucina, ottenendo così una sorta di 'doppio segno', in cui l'uno è a fondamento dell'altro. Ed ancora, in Reliquie indumenti appartenuti a persone defunte sono collocati entro contenitori cilindrici opalescenti che, allestiti su vetri o su finestre, offrono una visione in 'trasparenza', in 'filigrana'.

Margherita Levo Rosenberg ha spesso utilizzato il vetro, oltre che come materiale aggiuntivo, come una sorta di diaframma o di 'conferma' dei contenuti dell'opera su tela o tavola. Ora nei lavori più recenti l'artista ricerca 'l'effetto' del vetro, applicando del silicone su lastre radiologiche e manipolandolo fino a farlo apparire come un cristallo infrangibile rotto, cioè con infinite crepe ma non ridotto in pezzi. Qui, attuando un metalinguaggio circolare, la filigrana appare tanto nella scelta della radiografia (immagine/filigrana di una parte non-visibile del corpo visibile) quanto nell'uso particolare del silicone che può percepirsi come superficie o come fondo.

Su un piano meno immediato possiamo ritrovare i valori della filigrana in un altro gruppo di artisti in cui l'aspetto 'concettuale' è più marcato. Carlo Bernardini con le sue 'architetture di luce' articola spazi virtuali definiti da rette luminose (fibre ottiche di elevata trasmissibilità della luce), in cui alle geometrie delimitate dalle linee si assomma la luce. Così abbiamo una costruzione in filigrana, uno spazio complesso definito e fondato in termini minimi ed essenziali. Laura Patacchia lavora con fili normali e, se per Bernardini potremmo parlare di 'astrazione geometrica', nel suo caso potremmo usare la definizione di 'informale', od ancora, rispettivamente, di 'algidità tecnologica' e di 'calore naturalistico'. I fili, infatti, si intrecciano, si ingarbugliano, si avvolgono, fino a determinare non una massa piena ma una sorta di struttura base - come i nidi di certi insetti, a cominciare dalle tele dei ragni - sulla quale la percezione, e l'immaginazione, può costruire un ambiente, uno spazio, appunto 'filigranato'.

Sempre restando in questo ambito fortemente concettuale, vediamo il lavoro di due artisti il cui 'contenuto' è sicuramente predominante rispetto alla 'forma': il primo, Enrico Minato, infatti, oltre che a 'giocare' con il suo stesso nome, in Campo minato, colpito dalla tragicità della guerra jugoslava, sembra sostituire la filigrana classica delle banconote con una fortemente simbolica, l'esplosivo: infatti banconote jugoslave avvolgono delle scatole (tipo quelle alimentari, e di nuovo si ha una drammatica ironia) che sono come mine; il secondo, Claudio Rotta Loria, fa 'navigare' nell'aria un''Africa', costituita da due sagome fotografiche del continente, una sopra e una sotto, con in mezzo stoffe multicolori tipiche ed evocanti i costumi africani: si ha una visione tragica perché il territorio stringe e costringe la sua popolazione, i suoi costumi, la sua storia. Con un ribaltamento rispetto alla civiltà occidentale, che tante colpe ha nei confronti delle altre, qui è l'uomo che diviene 'filigrana' del territorio e non viceversa.

I 'vestitini' da bambina di Silvia Levenson, eseguiti in filo spinato, si presentano ironici, da un lato, e terribili, da un altro. Sembra dire l'artista che, sotto la delicatezza e la piacevolezza di una veste di una dolce bambina innocente, ci sono le 'spine', cioè ansie, dolori e financo sofferenze, come le indagini psicologiche sull'infanzia dimostrano. Ma può anche esserci l'esplicazione di quel lato oscuro che ognuno di noi ha, cioè quel 'sadismo invidioso' dell'adulto nei confronti di chi ha ancora tutta una vita innanzi a sé.

Anche Tonina Cecchetti costruisce un 'vestito', ma senza ironia e senza sadismo. Il suo 'vestito' in ceramica (terracotta da indossare), oltre ad essere testimonianza di un lavoro tecnicamente raffinato, è una sorta di identificazione di arte e vita, forse perché la terra è uno dei materiali con cui l'artista lavora: così, nel prodotto artistico, il corpo che è il contenuto, il supporto, il fondamento dell'esterno, da cui il titolo Ioabitoinunabito, diviene la 'filigrana' dell'opera.

Il corpo e la figura umana offrono le immagini, se non esclusive, almeno predominanti ai lavori di Florencia Martinez che stampa vecchie fotografie su stoffe, anch'esse cariche di uso, a volte preziose ed eleganti, altre volte più quotidiane. Abbiamo di nuovo una reciprocità di percezione: è lo sfondo che si dà come filigrana dell'immagine 'principale' o è questa che affiora come elemento validante l'opera'

Ancora una volta ci troviamo, con Wilma Kun, di fronte al dilemma: ironia o dramma. I calchi in lattice del suo corpo o di parti di esso, per di più, come nel caso di Girami come vuoi, ripiegati disordinatamente e costretti in una piccola scatola di plexiglas, sono sì la 'pelle' dell'artista che possiamo anche tenere in mano e rigirare, quindi possiamo sentirci divertiti di questo dono, gentile e un po' scherzoso, ma allo stesso tempo, l'artista sembra suggerire che un corpo, un io, non siano nient'altro che un ammasso di 'pelle', neanche tanto gradevole e che tutti possono 'rigirare' tra le proprie mani rendendo quell'io un mero oggetto. In tal modo la pelle, il rivestimento esterno dell'uomo, che è come una filigrana affiorata perché la sostanza sta nell'interno profondo, assume il ruolo di vera sostanza denunciando tutta la sua precarietà ed inconsistenza.

Se abbiamo iniziato questo discorso con la sottolineatura delle qualità della filigrana, sia nel suo aspetto di prodotto finemente lavorato, sia in quello di validizzazione della carta, non possiamo terminare senza mettere in luce la parallela fragilità della filigrana stessa, per questo il suo concetto e le sue varie possibilità possono riscontrarsi nelle opere di alcuni artisti, proprio perché la filigrana, come l'arte, può essere assunta come metafora della vita, nei suoi aspetti fondati e fondanti, in quelli forti e fragili, in quelli ironici e seri, in quelli piacevoli e drammatici, in quelli costanti e in quelli effimeri.

All'inaugurazione sabato 18 ottobre ore 21

'Is that my life''
video di Daniela Carati colonna sonora di Massimiliano Messieri
Il video è composto da tre filmati, sincronizzati all'interno di un unico schermo è un possibile spaccato della vita quotidiana, dove la condizione umana è fagocitata dalla società, un'azione segue l'altra come un disco rotto'

'Habe num, Philosophie, Juristerei und Medizin
Und Leider auch Teologie
Durchaus studiert mit heiBem Bemùhn
Da steh ich num, ich armer Tor,
Und bin so Klug als wie zuver!
HeiBe Magister, heiBe Doktor gar
Und ziehe schon an die zehen Jahr
Herauf, herab und quer und Krumm
Meine Schùler an der Nase herum
Und sehe, daB wir nichts wissen Kònnen '

(Ho studiato, a fondo e con ardente zelo, filosofia e giurisprudenza e medicina e, purtroppo anche teologia. Eccomi qua, povero pazzo, e ne so quanto prima! Vengo chiamato Maestro, anzi dottore e già da dieci anni meno, per il naso, in su ed in giù, in qua e in là, i miei scolari. E scopro che non possiamo sapere nulla!)
J. W. Goethe: Faust

All'inaugurazione sabato 18 ottobre ore 21:
'Filigrana Musicale'
Concerto-incontro con Corrado Canepa
con la partecipazione della clavicembalista Elisa Soldatini
in programma brani di Johan Sebastian Bach e Corrado Canepa
Molti ascoltatori, probabilmente la maggior parte, considerano la Musica sinonimo di emozione diretta, di discorso non verbale, capace di arrivare al cuore senza intermediazione di codici culturali. In effetti, come ben sanno i musicisti, il discorso è molto più complesso: complesso e dibattuto è il problema della significatività stessa della Musica, ovvero il suo potere di comunicare significati, e fino a che punto essa sia da intendersi una forma di linguaggio; ciò, in rapporto anche alla complessità formale della sua struttura, cioè dello scheletro sul quale la Musica è costruita: uno scheletro che, sebbene spesso non immediatamente avvertito dall'ascoltatore, è comunque elemento fondante di tale significatività musicale.
Non è questa la sede per affrontare tanti problemi filosofico-musicologici. Tuttavia questo incontro, in occasione di una mostra sulla filigrana ed in sintonia con questo tema, vuol essere qualcosa di più di un normale Concerto: pur senza arrivare al Concerto-Analisi, né, tantomeno, alla Lezione, si propone di fornire spunti di osservazione di quella che potremmo considerare la FILIGRANA della MUSICA, che è, appunto, la struttura stessa con cui è costruito il brano musicale, lasciando, poi, agli ascoltatori, la riflessione su quelli che sono gli esiti estetici e comunicazionali del brano stesso.

L'incontro con Corrado Canepa, le cui composizioni elettro-acustiche, fondate su una concezione umanistica della tecnologia, hanno ricevuto riconoscimenti a livello internazionale, si pone come una chiacchierata tra amici, volta ad investigare alcuni dei ''segreti di fabbricazione'' delle sue opere musicali; intrecciando il suo discorso con alcuni brevi esempi di autentica filigrana sonora, composti dal più grande Maestro di Arte della Filigrana musicale di ogni tempo: Johan Sebastian Bach.

Periodo 18 ottobre - 16 novembre
Orario giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 15 alle 20

Sede Ex Chiesa Anglicana - Via Adelasia, 10 Alassio (SV)

IN ARCHIVIO [31]
Giorgio Faletti
dal 26/11/2010 al 14/1/2011

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