Una cinquantina di opere realizzate tra il 1960 e il 1972 provenienti da diverse collezioni pubbliche e private. La mostra trova le sue ragioni storiche e linguistiche nel progetto ''Ipotesi per una mostra'' concepito da Paolini nel 1963. Alla Fondazione l'esposizione e' imperniata sulla realizzazione di questa idea intorno a cui ruota un'antologia di lavori che ricreano un attento percorso filologico della sua attivita'. A cura di Germano Celant
La Fondazione Prada inaugura mercoledì 29 ottobre un'ampia antologica dedicata a Giulio Paolini (Genova, 1940) nello spazio di via Fogazzaro 36 a Milano.
L'esposizione, curata da Germano Celant in collaborazione con l'artista, propone una cinquantina di opere realizzate tra il 1960 e il 1972 - per la prima volta raccolte e presentate nel loro insieme - e provenienti da diverse collezioni pubbliche e private.
La mostra trova le sue ragioni storiche e linguistiche in un progetto di installazione ''Ipotesi per una mostra'' concepito da Paolini nel 1963. Alla Fondazione Prada l'esposizione è imperniata sulla realizzazione di questa idea intorno a cui ruota un'antologia di lavori che ricreano un attento percorso filologico della sua attività a partire dalla personale di Roma nel 1964 fino a quella di New York nel 1972, in occasione della quale viene pubblicata la prima monografia che indaga in modo analitico il suo lavoro. ''Le opere che costituiscono questa esposizione – dice Paolini - appartengono al periodo più antico, è il caso di dirlo, della mia ormai lunga attività ma non per questo l'allestimento si limita a delineare un itinerario già trascorso: qualcosa sembra porsi fuori tempo (o fuori luogo) nella cifra che sottende questo percorso espositivo. In particolare, se da un lato quelle opere sembrano ritrovare qui la propria voce, dall'altro sembrano disporsi però attorno al silenzio e al vuoto di un nucleo centrale, originario. Le opere esposte ruotano davvero intorno a qualcosa che non c'è o sembra non esserci ancora: parlo del progetto di quella che avrebbe dovuto essere la mia prima esposizione, Ipotesi per una mostra, nel 1963 (progetto che all'epoca, per ragioni di ordine pratico, non fu realizzato e che ora qui è reso visibile).''
Nato a Genova nel 1940, Paolini vive tra Torino e Parigi. Dai primi anni Sessanta è uno dei protagonisti dell'avanguardia internazionale attuando, sino dall'inizio della sua carriera, una colta speculazione sui codici, sulle convenzioni del vedere e sul rapporto tra autore, opera, spettatore, tesa ad evidenziare la natura tautologica e autoreferenziale del fare artistico. Partecipa nel 1967 alla prima mostra dell'Arte Povera indagando in chiave concettuale il processo artistico nei suoi metodi e strumenti. Distinguendosi per un rigore assoluto che lo porta ad annullare ogni valore esterno al concetto e alla definizione di arte, Paolini analizza, attraverso l'uso della citazione e del frammento, l'arte a partire dalla sua storia, con riferimento a figure di artisti come Lotto, Poussin, Bronzino, Ingres e Watteau. Opere come Senza Titolo (1960), Senza titolo (1961), Senza Titolo (1961), Senza titolo (1962), Senza titolo (1964) e Monogramma (1965), in cui compaiono materiali come carta, tela, un barattolo di vernice, telai lignei di quadri e pennelli, testimoniano l'interesse dell'artista per gli elementi primari del processo creativo e la sua determinazione a rimanere all'interno dello statuto strutturale del linguaggio artistico. Mentre nel caso di E (1963), Giovane che guarda Lorenzo Lotto (1967), L'ultimo quadro di Diego Velasquez (1968) e L'invenzione di Ingres (1968) e Poussin, che indica gli antichi come esempio fondamentale (1968), Paolini affronta la problematica connessa al tema della rappresentazione e del significato che questa ha avuto all'interno della storia dell'arte. Da qui il ricorso alla citazione in forma di riproduzione fotografica di opere di antichi maestri in cui sviluppa il tema del doppio e della copia.
Nel 1964 presenta la sua prima mostra a Roma alla quale sono seguite esposizioni sia in Italia sia all'estero tra cui la personale al Museum of Modern Art di New York nel 1974, dove il suo lavoro ottiene il primo riconoscimento internazionale. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1970 con una sala personale e nel 1997 con una grande opera sulla facciata esterna del padiglione Italia. Numerose inoltre sono state le sue presenze a varie edizioni di Documenta a Kassel. È autore di numerosi scritti apparsi in cataloghi e riviste, di cui alcuni sono stati oggetto di pubblicazioni editoriali, quali Idem con l'introduzione di Italo Calvino (1975).
La pubblicazione, edita dalla Fondazione Prada, è stata concepita come un ricco almanacco in cui scritti storici dell'artista, testi critici e recensioni che si riferiscono al periodo preso in considerazione si alternano ad immagini di opere, disegni, testi recenti dell'artista, ma anche a materiale iconografico attinente alla storia più personale di Paolini.
Fondazione Prada
via Fogazzaro 36, Milano
Orari: da martedì a domenica, ore 10-20; chiuso lunedì
Ingresso: libero
Ufficio stampa: Fondazione Prada,
tel. 02 54670981, fax 02 54670258