Apocrypha. Nelle sue opere l'ibridazione uomo-animale e' un tema ricorrente, realizzato con un bianco e nero essenziale su carta comune.
Il mito animale è un fondamento della cultura dell'uomo. Per distinguersi dalla bestia, per allontanarla da sé, le comunità dei primordi si dotarono di racconti e di immagini che avevano per oggetto quelle creature che volevano tenere distanti. Pur quando l'arte appare perfetta sublimazione delle qualità che l'uomo si riconosce, rimane traccia di una parentela mai elisa: la radice stessa della parola animale rimanda a quanto dell'uomo è la sua parte più elevata, a quanto sopravvive al suo stesso corpo.
Per i filosofi dell'antichità, le molte gradazioni dell'anima, infatti, caratterizzavano tutto il vivente, raggiungendo nell'uomo la consistenza più sottile. Quei filosofi ci avvertono che non è diversa la natura dell'anima, di essere in essere, ma semmai è una questione di sfumature. Per questa ragione, i miti si popolano di creature ibride, metà uomo, metà animale, dove la parte più nobile non è necessariamente assegnata al primo: le composizioni teriomorfe, con le divinità rappresentate sotto spoglie animali, stanno a indicare quanto questi possano incarnare valori e significati profondi. All'ibrido uomo animale torna spesso l'arte, dalle rappresentazioni della classicità, popolata di minotauri, arpie, centauri, sfingi, alle immagini della modernità, con le metamorfosi di licantropi, supereroi e alieni.
L'animale torna, spesso, dunque a rammentarci quanto quella distinzione originaria non sia mai, davvero, cosa fatta.
Nelle opere di Christian Ghisellini l'ibridazione uomo-animale è un tema ricorrente, coniugato in una sorprendente varietà di modi. Spesso si tratta, più che di una mera composizione, di una trasfigurazione dell'umano in animale: lo denuncia la posa e l'espressione del ritratto. Dalle anatomie ben disegnate, come per esempio in Daidalos o in Pasiphae e Pasiphe's son, sembra emergere il desiderio del ritorno a una condizione di indistinzione. Le immagini che derivano da una intelligente composizione fisiologica, presentano una natura in costante metamorfosi che dimentica ogni gerarchia. La rinuncia alla distanza sulla quale, si diceva, si fonda la cultura dell'uomo, alimenta il sogno di un ritorno a una condizione prima e per questo, forse, autentica.
La tecnica usata da Christian Ghisellini è priva di eccessive sofisticazioni: bianco e nero o colori minimi, disegno, mezzi espressivi essenziali, carta d'uso comune. La composizione della figura è essenziale, mentre l'eleganza dell'impianto visivo è cercata nella misura. Lo sguardo dell'artista è indirizzato con sicurezza alla grande tradizione dell'incisione e del disegno, alle immagini della storia dell'arte, sebbene sia evidente una speciale attenzione, al corredo iconografico del trattato scientifico e all'illustrazione d'inizio Novecento, alla quale si concede anche un'altra forma di ibridazione, ovvero quella dell'animale, umano o non, con la macchina, in un costante attraversamento. Del resto, non chiediamo all'arte di rendere visibili quei passaggi incerti attraverso i quali il pensiero che ci ha fatto umani e fin troppo umani?
Domenico Maria Papa
Inaugurazione 28 settembre ore 18
Nuvole Arte Contemporanea
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