La mostra intende rappresentare le forti influenze venete nella pittura fiorentina del '600 che si possono ritrovare nelle stesure del colore corposo, nell'uso della luce morbido e nello studio di composizioni teatrali.
In occasione della XXVIII edizione della Biennale Internazionale dell'Antiquariato
di Firenze, venerdì 4 ottobre alle ore 18.30 la Galleria Frascione Arte inaugurerà
nelle sale di Palazzo Ricasoli-Firidolfi in via Maggio 5 la mostra Fra la natione
fiorentina e veneziana. Sarà esposta, fino al 21 dicembre, una selezione di dipinti
fiorentini e veneti che vanno dalla fine del XVI all'inizio del XVIII secolo. La
mostra intende rappresentare le forti influenze venete nella pittura fiorentina del
Seicento che si possono ritrovare nelle stesure del colore corposo, nell'uso della
luce morbido e nello studio di composizioni teatrali. Il confronto tra le opere di
Domenico Tintoretto e di Passignano apre la strada a questo percorso che comprende
anche i dipinti di Simone Pignoni e del suo allievo Francesco Botti. La mostra segue
poi lo svolgere della pittura fiorentina del Barocco fino a lambire, con dipinti del
Settecento, anche il Rococò e la ricca eleganza degli ultimi fasti della corte del
Granducato di Toscana.
Durante la serata sarà presentato lo studio storico e artistico realizzato da
Federico Berti dedicato all'opera inedita Sacra Famiglia con i santi Elisabetta e
Giovanni Battista di Domenico Cresti detto Il Passignano dal titolo Domenico Cresti,
il Passignano, "fra la natione fiorentina e veneziana". Viatico per il periodo
giovanile con un'inedita sacra famiglia, secondo volume della collana d'arte Cahiers
a cura di Francesco Taddei edita da Frascione Arte.
Tra i dipinti in mostra si segnalano:
La sopra citata tela inedita Sacra Famiglia con i santi Elisabetta e Giovanni
Battista dipinta da Domenico Cresti detto il Passignano (Firenze, 1559-1638) intorno
al 1590, dove la rigorosa composizione fiorentina si associa alla sensualità del
colore tipica del veneto. L'artista, considerato uno dei principali rinnovatori
della pittura fiorentina dopo l'artificiosità del Manierismo, propone una pittura
vicina al naturale, aulica ma dal confortante sapore domestico.
L'Annunciazione di Maria di Domenico Tintoretto (Venezia 1560-1635), alta
espressione della fase in cui il maestro veneziano scelse di reinterpretare in
maniera autonoma le invenzioni e i modi pittorici del padre Jacopo, di cui fu
allievo e collaboratore. L'impianto compositivo della pala, originariamente posta
sull'altare di una chiesa veneziana, mostra il piano con i committenti in basso,
separato da quello della stanza della Vergine dove irrompe l'angelo e la
manifestazione divina. Il pavimento della stanza sconfina nel paesaggio, secondo una
soluzione tipica di Jacopo Tintoretto. La qualità della stesura pittorica si esprime
nell'incrocio delle pennellate "alla prima" che consentono di strutturare l'immagine
con sicurezza e solidità. L'evidente contrasto chiaroscurale, reso dalla sequenza
dei piani e dagli effetti di controluce, suggerisce una datazione nella seconda metà
degli anni Novanta del Cinquecento.
L'olio su tela Mosè e la raccolta della manna di Francesco Botti (Firenze 1645 -
1710) che ritrae l'episodio narrato nell'Antico Testamento in cui gli israeliti
guidati da Mosè e fuggiti dall'Egitto attraverso il deserto riuscirono a sostentarsi
con il miracoloso alimento mandato dal Signore. La scena vede sulla destra Mosè che
ringrazia il Padreterno per il dono mentre gli israeliti raccolgono avidamente il
cibo, dalla parte opposta Aronne che sorregge un prezioso vaso. Nel dipinto si
ritrovano la conduzione pittorica franta e sfumata, la verve compositiva di notevole
impatto scenico, l'immediatezza espressiva delle figure e le fisionomie tipiche
dell'artista.
Un inedito ovale di Giovanni Domenico Ferretti (Firenze 1692 - 1768) raffiugurante
Ercole e Minerva, con il biblioco eroe greco che superato il bivio tra vizio e
virtù, con la scelta di quest'ultima, è guidato dalla dea sulla strada che conduce
alla fama imperitura. L'artista, maggiore pittore fiorentino del Settecento, più
volte si occupò della figura di Ercole, molto apprezzata nel Granducato nel XVIII
secolo soprattutto dalla famiglia dei Medici. Nel dipinto si trovano alcuni dei
tratti distintivi del pittore, come la costruzione del torso muscoloso del semidio,
l'andamento circolare della chioma di Minerva, le nuvole vibranti ed aranciate.
La Galleria Frascione Arte, inaugurata a Firenze nel 2009 con la mostra "Le visioni
di un collezionista" dedicata a Vittorio Frascione, si afferma come una delle più
qualificate presenze tra le new entry nel settore dell'antiquariato.
Nei primi quattro anni di attività nel mercato dell'arte antica, attraverso
esposizioni di dipinti dei più grandi maestri della storia dell'arte italiana ed
europea, la Galleria Frascione ha favorito importanti acquisizioni al patrimonio di
beni artistici italiani di prestigiose istituzioni, quali la Pinacoteca di Brera a
Milano ed il museo Villa Guinigi a Lucca.
L'esperienza del collezionismo d'arte sviluppata dalla famiglia nell'arco di quattro
generazioni, dalla fine del XIX secolo, trova la sua continuità attraverso l'impegno
il talento e la passione degli eredi, i fratelli Federico e Sasha Gandolfi Vannini.
Ufficio stampa: Studio Ester Di Leo
T +39 055 223907 M +39 348 3366205 esterdileo@gmail.com
Inaugurazione venerdì 4 ottobre, ore 18.30
Galleria Frascionearte
Firenze, Via Maggio 5
Orario 10-13/16-19
Ingresso libero