Galleria d'arte Il Vicolo
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Enrico Baj
dal 3/10/2013 al 8/11/2013

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Enrico Baj



 
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3/10/2013

Enrico Baj

Galleria d'arte Il Vicolo, Genova

Baj e il Paradiso Perduto di John Milton. 40 acqueforti originali, una parte delle quali acquarellate, oltre ad alcuni disegni preparatori, illustrano il poema dell'autore inglese.


comunicato stampa

Dalla fonte stessa dei piaceri sorge non so quale amarezza, che perfino tra le rose prende l’amante alla gola. (Lucrezio)

Nella ricorrenza del decimo anniversario della morte, un omaggio all’artista Enrico Baj con la serie di quaranta acqueforti originali, una parte delle quali acquarellate, oltre ad alcuni disegni preparatori, che illustrano il poema di John Milton Paradise lost.

Pubblicato nel 1667, il poema tratta il racconto della caduta dell’uomo: la tentazione di Adamo ed Eva da parte di Lucifero e la loro cacciata dal giardino dell’Eden. Baj si confronta con il testo realizzando nel 1987 una preziosa edizione del libro che contiene le acqueforti accompagnate dai versi che le hanno ispirate.

L’esposizione si compone delle quaranta acqueforti accompagnate dai versi di Milton.
Si presta dunque ad un percorso didattico adatto a studenti delle scuole medie superiori e a universitari.
Ingresso libero.

ENRICO BAJ: IL “PARADISO PERDUTO” SULLA TRACCIA DEL “DE RERUM NATURA”

La memoria e l’attenzione critica nei confronti del presente hanno sempre occupato un ruolo essenziale nei comportamenti artistici di Enrico Baj. Sotto tale aspetto i suoi “libri d’artista” appaiono dei punti di riferimento importanti poiché si comportano talora come il riassunto di un iter operativo e come la preparazione dell’immediato futuro. Egli amava avvalersi di metafore letterarie per agganciare un passato anche lontano dalla contemporaneità. Un esempio significativo ci proviene dalla sua interpretazione del “De rerum natura”.

Il capolavoro di Lucrezio gli ha suggerito foglio dopo foglio ( trentasei in totale ) un crescendo di gesti che dal clima edenico iniziale si sono adeguati a una realtà degli anni Cinquanta dominata da un clima di “guerra fredda” capace di contaminare l’intero pianeta. In questa situazione è nato e ha trovato terreno fertile quel “Movimento Nucleare” che Baj ha consegnato al proprio tempo come monito, come evidenza germinativa della potenzialità suicida dell’uomo. Le “teste solari” e le altre acqueforti quali Insetto o Mostro ( concepite per l’occasione tra il 1952 e il 1953 e stampate nel 1958 ) si specchiano perfettamente nei disegni e nei dipinti coevi d’impronta nucleare.

Una trentina d’anni più tardi è “Il paradiso perduto” di John Milton a sollecitare l’interesse dell’artista milanese per un aggancio interpretativo parallelo impreziosito dall’introduzione di Roberto Sanesi che aveva già presentato la precedente edizione. Due circostanze non casuali che ci aiutano a trovare ulteriori collegamenti nelle quaranta acqueforti ( in buona parte acquerellate ) dove Baj, come per il “De rerum natura”, si concede al “bel” disegno. Anche in questa seconda circostanza si alternano immagini di delizia contemplativa ( per esempio quelle esibite da Eva tra i fiori e Il nuovo mondo ) ad altre depositarie di terribili punizioni: il Moloch colto nell’atto di divorare un infante appare il recupero del Rubamangiabambini inserito nell’“Apocalisse” del 1978; invece gli arti frantumati e disarticolati dalle cannonate in Guerra in cielo I e in Guerra in cielo II sembrano alludere alla serie dei “manichini” su cui egli stava lavorando e che concluderà nel 1987. Infine l’idea dei successivi “combinatoire” germoglia dall’accumulo di teste che caratterizza la base di Alleluja. Dunque passato e futuro s’incontrano nel nome di Milton per un impegno che ha coinvolto altresì da una parte la consumata abilità incisoria di Giorgio Upiglio a Milano e dall’altra l’entusiasmo dell’editore Mastrogiacomo di Padova che ne ha stampato in totale 161 esemplari debitamente numerati e firmati. Ciascuno composto da 176 pagine di testo a cui sono da aggiungere i 40 fogli interpretati da Baj. L’opera dall’impatto monumentale è quindi contenuta in una custodia che le conferisce l’aura del tomo prezioso, quale in effetti è.

Il 16 giugno scorso ha scandito i dieci anni della scomparsa di Enrico Baj. Questo vuol essere un piccolo omaggio alla sua figura di uomo di cultura e di grande artista costantemente impegnato nell’interpretazione critica delle problematiche sociali e politiche del nostro tempo.

Luciano Caprile

NOTE BIOGRAFICHE

Enrico Baj, nato a Milano il 31 ottobre 1924, ha partecipato in primo piano alle avanguardie degli anni Cinquanta, fondando il Movimento Nucleare con Sergio Dangelo. La sua opera si articola in vari periodi sotto il segno unificante dell’ironia dissacratoria e del continuo rinnovarsi dell’espressività. A partire dalle figurazioni nucleari, che testimoniano le paure seguite a Hiroshima e proiettate nel futuro, si manifesta in lui un forte impegno contro ogni tipo di aggressività che, attraverso i “generali” e le “parate militari” degli anni Sessanta, approda negli anni Settanta a I funerali dell’anarchico Pinelli ( 1972 ), Nixon Parade ( 1974 ) e all’ Apocalisse ( 1979 ). Da questo momento la critica della contemporaneità ( in particolare dell’uso indiscriminato delle tecnologie ) gli suggeriranno Epater le Robot ( 1983 ) e i Manichini ( 1984-1987 ). Quindi sarà la volta della serie Metamorfosi e Metafore ( 1988 ) dove egli sviluppa una figurazione dell’immaginario che lo condurrà alle opere intinte nel kitsch degli anni successivi. Nel 1993 inizia il ciclo delle “maschere tribali”, immagini di un moderno primitivismo. Sulla stessa linea creativa si collocano i “feltri” del 1993-1998 e i “totem” del 1997. Seguiranno i 164 ritratti ispirati dai Guermantes di Proust e il ciclo dedicato all’epopea di Gilgameš.
Baj muore nella sua casa di Vergiate ( Varese ) il 16 giugno 2003.

Baj ha sempre coltivato stretti rapporti con poeti e letterati italiani e stranieri. Lo testimoniano una cinquantina di “libri d’artista” a partire dalle trentasei acqueforti realizzate per il De rerum natura di Lucrezio del 1952-1953. Sono seguite collaborazioni ed edizioni con André Breton, Marcel Duchamp, Raymond Queneau, André Pieyre De Mandiargues, Jean Baudrillard, Octavio Paz, Edoardo Sanguineti, Umberto Eco, Roberto Sanesi, Guido Ballo, Jorge Luis Borges, Italo Calvino, Paolo Volponi, Giovanni Giudici, Alda Merini, Giovanni Raboni e altri ancora. Tra i poeti del passato Baj ha illustrato, oltre al capolavoro di Lucrezio, Il paradiso perduto di John Milton, la Caccia allo Snark di Lewis Carrol, gli Epigrammi di Marziale, i Sonetti di Pico della Mirandola.

Inaugurazione 4 ottobre ore 18

Galleria d'arte Il Vicolo
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