Ufficio Stampa Collezione Maramotti
La personale di Beatrice Pediconi presenta una serie di lavori, dal ciclo Corpi Sottili, scritture realizzate con inchiostri, alle sperimentazioni con materiali organici di Red. Nelle opere che costituiscono Germania und Italia, Michael van Ofen si rifa' a quadri dell'Ottocento tedeschi e italiani o a riproduzioni d'epoca di tali quadri.
Beatrice Pediconi
9’/ Unlimited
C’è mistero e stupore nell’opera di Beatrice Pediconi, e nel suo
gesto capacità generatrice e attitudine ad accogliere l’imprevisto:
avanzare e ritirarsi, agire e percepire.
Un’evidenza di come sia possibile fare un altro tipo di pittura,
pittura “mutante” non sulla tela, ma nell’acqua, con esiti solo
parzialmente controllabili dall’artista.
Dal ciclo Corpi Sottili, scritture realizzate con inchiostri nel 2006,
alla serie blu degli Untitled, in cui l’artista impiega polveri e gesso
nel 2009, fino alle sperimentazioni con materiali organici di Red
nel 2011: il suo percorso di incontro/sposalizio con l’acqua è
sempre più fertile e in continua crescita. Un percorso che vuole
coniugare l’osservazione scientifica dei comportamenti dei
materiali e la capacità di riprodurli con la libertà creativa in cui
l’immagine viene spostata su un piano percettivo differente da
quello a cui ci ha abituato la pittura tradizionale. Un percorso in
cui la fragilità della visione e la trasformazione costituiscono
l’aspetto fondante della sua ricerca.
Il nuovo lavoro realizzato per la Collezione Maramotti dal titolo
9’/ Unlimited costituisce un ulteriore sviluppo in cui l’artista si
misura non soltanto con l’uso della polaroid o con scatti di grande
formato realizzati con banco ottico durante un vero e proprio
processo performativo di sapore alchemico e il suo potenziale
congelamento fotografico, ma realizza un ambiente, un luogo che
diviene una sorta di navicella che accoglie il visitatore. Ma anche
bozzolo in cui fili di immagini in movimento si srotolano lungo le
pareti dalla stanza verso “l’incontenibile” e conducono lo
spettatore in altri territori possibili.
Si ondeggia in un firmamento di pigmento e di vuoti che si
combinano in accelerazioni e decelerazioni improvvise creando
partiture formali sempre diverse: immagini in “battere e in
levare”, in un silenzio siderale in cui la forma diviene portatrice
della musica interna all’universo.
La mostra si accompagna ad un libro d’artista che accoglie il
flusso di immagini (polaroid e still del video) dell’artista in
dialogo con tre preziosi interventi: un Haiku della poetessa
giapponese Momoko Kuroda, un musical score del compositore
romano Lucio Gregoretti e una misterica formula chimica di
Andrew Lerwill, ingegnere inglese in scienze della conservazione.
Queste collaborazioni costituiscono veri e propri intrecci
linguistici in cui poesia, musica, chimica e arti visive amplificano
vicendevolmente il mistero di questa
esplorazione/contemplazione.
Breve bio
La formazione di Beatrice Pediconi (Roma, 1972) si svolge tra Parigi e
Roma. Nel 2010 si trasferisce a New York dove ora vive e lavora.
Dagli studi architettura nasce la sua passione per la fotografia di
architettura che la accompagna nei primi anni dopo la laurea.
Contemporaneamente inizia un percorso di ricerca artistica
sperimentale che sempre più tende una rete sottile e un dialogo tra
chimica, fisica, matematica, musica, fotografia, video e installazione,
all’interno di un suo speciale approccio alla pittura.
---
Michael van Ofen
“GERMANIA UND ITALIA”
La continuazione del contemporaneo
Già col titolo della mostra Germania und Italia – appropriato dal
celebre Italia und Germania, 1828 di Friedrich Overbeck – l'artista
tedesco Michael van Ofen annuncia che egli ha finalizzato il suo
viaggio artistico in Italia per proporre in termini di indagine formale il
rapporto che il suo lavoro ha costantemente intrattenuto con la storia.
La storia che van Ofen evoca in questi nuovi quadri è quella dei
legami e delle analogie che hanno accomunato Germania e Italia;
o meglio, del parallelismo che ha accompagnato i due paesi durante
la seconda metà dell'Ottocento nel loro processo di formazione
nazionale. Per l’artista, il legame storico-culturale era cominciato con
il lontano De origine Germanorum di Tacito, era continuato con
l’ispirarsi a Raffaello da parte dei Nazareni, era diventato cospicuo
con la vicinanza cronologica nella creazione di uno stato unitario in
Italia e in Germania nel decennio 1861-1871, raggiungendo una
tragica intensità con la loro alleanza nella Seconda Guerra Mondiale.
Nelle opere che costituiscono Germania und Italia, l'artista si rifà a
quadri dell'Ottocento tedeschi e italiani o a riproduzioni d'epoca di
tali quadri, per fondare concettualmente la propria iconografia su
referenti che convertono in rovine la memoria di eventi che hanno segnato il destino di due società, rovine la cui immagine si deposita e
si disintegra sulla tela. Il quadro storico si trasforma in una struttura
fantasmica, in cui personaggi e oggetti vengono trascritti come forma
e colore, come geometria e gesto, come spazio e immaginazione.
La pittura di van Ofen è gradualmente evoluta, dagli anni Ottanta a
oggi, da immagini riconoscibili di paesaggi e architetture – create
attraverso una serrata costruzione di pennellate solide e regolari,
tracciate sulla tela con l'intenzione di inscrivere una dialettica di
rappresentazione e astrazione – a figurazioni umane che appaiono
come cortocircuiti della visione: forme essenziali, tracciate con una
stenografia visuale, un'azione pittorica che ha la velocità del flash,
spingendo la rappresentazione all'estremo limite delle sue possibilità
e della sua leggibilità.
Il secolo diciannovesimo è stata un’epoca in cui tre importanti fattori
hanno, per un determinato periodo, avuto un'influenza enorme e
insieme condizionato la pratica pittorica: l'invenzione della storia, la
virulenza dei nazionalismi, la spinta alla massima verosimiglianza
nella rappresentazione sotto la pressione della fotografia. Questo
appare il motivo centrale per cui van Ofen ha assunto dipinti
rappresentativi di quella fase pittorica come referenti da analizzare,
disintegrare, e ri-costruire nel proprio progetto artistico. Nei suoi
lavori recenti, la verosimiglianza narrativa/epocale è stata abolita e
sostituita da uno spazio non-prospettico, con un fondo
uniformemente e intensamente nero dentro il quale i relitti della
rappresentazione e della storia giocano la loro ultima carta figurale.
Private view ad invito: 5 ottobre 2013 ore 18.00, alla presenza
dell’artista.
Michael van Ofen (Essen, Germania, 1956) vive e lavora a Düsseldorf.
Ha esposto a livello internazionale con mostre personali negli Stati Uniti, in
Gran Bretagna e in Giappone. Tra le mostre recenti, una personale alla
Alison Jacques Gallery (2012) e al Kunstmuseum Dieselkraftwerk di Cottbus
(2010). Tra le collettive: Die Erfindung der Wirklichkeiten, Kunstakademie,
Düsseldorf (2012); Painting Between The Lines, CCA Wattis Institute for
Contemporary Arts, San Francisco (2011); Wrong, Kunst im Tunel,
Düsseldorf (2011).
Le sue opere sono incluse in diverse collezioni pubbliche tedesche, tra cui
l’Hamburger Kunsthalle, Hamburg, e il Kaiser Wilhelm Museum, Krefeld.
Immagine: Beatrice Pediconi, 9’/Unlimited, 2013. Still. Courtesy Beatrice Pediconi and Collezione Maramotti
Ufficio Stampa Collezione Maramotti
tel. +39 349 2529989
ufficiostampa@collezionemaramotti.org
Private view ad invito: 5 ottobre 2013 ore 18.00, alla presenza dell’artista.
Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 66 - 42124 Reggio Emilia
Giovedì e venerdì 14.30 – 18.30
Sabato e domenica 10.30 – 18.30
Chiuso: 25-26 dicembre, 1 e 6 gennaio
Ingresso libero