Ericka Beckmann
Heidi Bucher
David Haxton
Andreas Schulze
Steven Claydon
Isabelle Cornaro
Elad Lassry
Christian Mayer
Arthur Ou
Karthik Pandian
Carmelle Safdie
Erin Shirreff
Sue Tompkins
Andra Ursuta
Andro Wekua
Gary Carrion-Murayari
Il progetto espositivo si divide tra scultura, pittura, fotografia, film e installazioni di artisti che condividono un interesse a catturare "cio' che rimane" del corpo fisico, dello spazio architettonico e degli oggetti personali. Nell'ambito della prima edizione di One Torino.
a cura di Gary Carrion-Murayari, Curatore, New Museum of Contemporary Art, New York
Repertory è una grande mostra collettiva che riunisce quindici importanti artisti internazionali ponendoli in
relazione con la straordinaria architettura barocca di Palazzo Cavour, storico palazzo nel centro di Torino.
La mostra, a cura di Gary Carrion-Murayari, deve il suo titolo al famoso film Repertory di Ian Breakwell del
1973. Si tratta di un film sorprendentemente complesso della durata di 9 minuti. Le sue inquadrature
semplici e i cauti movimenti di camera condividono il linguaggio del film strutturalista, ma la sua
sceneggiatura suggerisce un’intenzione descrittiva estesa, nella quale la relazione tra gli oggetti e il loro
potenziale performativo è messo in evidenza e trasformato. Il film ritrae l’esterno di un teatro di Londra
“chiuso a chiave e vuoto”. La telecamera si muove lentamente sulla superficie dell’edificio in un percorso di
ripresa fisso e orizzontale, catturando le pareti esterne, le finestre sbarrate, e le uscite chiuse a chiave del
teatro, così come i pedoni che di tanto in tanto passano davanti alla telecamera in una macchia indefinita.
Durante il film allo spettatore non è mai consentito l’accesso allo spazio interno del teatro – al contrario egli
dipende completamente dal narratore scelto da Breakwell per descrivere i dettagli fisici dello spazio riservato
agli spettacoli e le possibili situazioni teatrali che esso racchiude.
Il progetto espositivo si divide tra scultura, pittura, fotografia, film e installazioni di artisti storici, quali Ericka
Beckmann, Heidi Bucher, David Haxton, Andreas Schulze e di artisti più giovani come Steven Claydon,
Isabelle Cornaro, Elad Lassry, Christian Mayer, Arthur Ou, Karthik Pandian, Carmelle Safdie, Erin
Shirreff, Sue Tompkins, Andra Ursuta e Andro Wekua.
Con approcci formali diversissimi, tutti gli artisti in mostra condividono un interesse a catturare “ciò che
rimane” del corpo fisico, dello spazio architettonico, degli oggetti personali, e a tradurre attraverso le
tecniche più disparate le loro storie sociali e personali – storie che apriranno un dialogo unico e inaspettato
con Palazzo Cavour e con la struttura, la decorazione e la storia politica e culturale di cui il palazzo è
impregnato.
Le opere in mostra incarnano il diverso potenziale degli oggetti e delle superfici che il film di Breakwell
descrive. In questo modo, essi esistono come il loro proprio repertorio – una sequenza di proposizioni
disposte in maniera lineare attraverso un unico spazio architettonico. Il potenziale è quello delle opere d’arte
di assorbire una varietà di storie, ricordi, e idee sulla propria superficie, senza riguardo al fatto che prendano
la forma di sculture, dipinti o fotografie. Con l’eccezione dell’artista scozzese Sue Tompkins, le cui
performance e testi attivano lo spazio attraverso una riformulazione radicale dei percorsi visivi e ritmici, la
maggior parte degli artisti della mostra utilizza un unico linguaggio per costruire il proprio potenziale
narrativo. E mentre alcuni artisti, come Steven Claydon, Andra Ursuta e Andro Wekua creano le loro sculture
surreali, pervase di memoria psicologica e politica, altri suggeriscono drammatici mondi immaginari nello
spazio a due dimensioni della pittura e della fotografia. Ogni artista esposto intraprende una forma di
traduzione e trasposizione per accrescere il significato delle sue opere oltre le loro immediate proprietà
materiali.
Con il suo stile essenziale e la sua rigida struttura dominante, Repertory rappresenta molto bene il nostro
tempo. E come Breakwell, tutti gli artisti di questa mostra mettono in movimento una serie di azioni nelle
quali gli oggetti agiscono e interagiscono, e producono nuovi significati.
Immagine: Christian Mayer, Silene (seeds), 2013. Dye Transfer (Cyan/Yellow). Courtesy Galerie Mezzanin, Vienna. Foto: Georg Petermichl
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Daniela Matteu – daniela.matteu@fondazionetorinomusei.it
Tanja Gentilini – tanja.gentilini@fondazionetorinomusei.it
Opening 6 novembre, ore 18
Palazzo Cavour
Via Camillo Benso Conte di Cavour, 8 – Torino
Orario: mercoledì-venerdì 15-19, sabato e domenica 10-18.
Ingresso libero e gratuito