Il giudizio universale delle scimmiette. Un nuovo lavoro site-specific nel quale tre ambienti sono stati trasformati in spazi della memoria e del sogno.
a cura di Roberto Eduardo Maria Mazzarago e Mariapaola Spinelli
Il Giudizio universale delle scimmiette è la nuova installazione di Giuseppe Abate presso la galleria LeMuse Factory di Adelfia.
Un lavoro site-specific progettato per il nuovo spazio e per celebrare i tre anni di attività della galleria.
“Nell’installazione per me lo spazio dev’essere completamente stravolto. Questo progetto - come afferma l’artista - non è nato tutto insieme ma stanza per stanza, con la necessità di staccare il cervello dalla mano come diceva Picasso.”
E di questa necessità di cui parla il genio spagnolo, Abate ne ha fatto virtù, poiché per 20 giorni ha lavorato incessantemente all’installazione, staccando il cervello e dando spazio alla rappresentazione di un vissuto onirico con un risultato che trasporta lo spettatore in un’atmosfera di rêverie che precede lo stato di coscienza.
I tre ambienti della galleria sono stati trasformati in spazi della memoria e del sogno, in stadi dell’esistenza che segnano il passaggio dall’infanzia (la stanza del cavallo) a quella dell’età adulta che riproduce l’interno di una casa.
Al centro, la stanza delle scimmiette, ispirata da un racconto di Philip K Dick di cui l’artista è accanito lettore. Molta della produzione artistica di Abate ha un punto di partenza preso dal racconto letterario che è poi rappresentato e trasfigurato nell’opera visiva con un risultato che spesso crea strani incroci ibridi tra elementi umani, animali e oggetti.
Ne Il giudizio universale delle scimmiette simbolicamente la razza dei primati, antica progenie di quella umana, si ritrova a giudicare quello che è il destino inesorabile delle cose: La fine di ogni cosa. Così come la fine di molte delle opere esposte, prima fra tutte il cavallo che sarà distrutto all’interno della galleria con un processo paragonabile a quello industriale dell’obsolescenza programmata dei prodotti.
Simbolo di questa distruzione è una scatola di fagioli esplosa (non a caso collocata nella stanza dell’età adulta) feticcio post pop in cui la serialità e l’alienazione denunciate dal movimento pop sono sostituite dalla critica del declino di un sistema industriale che trova nella distruzione delle cose, programmata, quel elemento che lo tiene in vita e allo stesso tempo ne decreta la fine, mostrandone tutta la fragilità.
La scatola di fagioli, in una trasfigurazione metafisica e grottesca allo stesso tempo, è la rappresentazione dello stato impermanente della vita stessa, il memento mori - il noto motto latino: Ricordati che devi morire – che incarna tutta l’essenza della mostra che è costruita su un paradosso di base, ovvero la sua ineluttabile distruzione.
Mariapaola Spinelli
Catalogo digitale in mostra e scaricabile gratuitamente a cura di Daria Toriello
Inaugurazione 3 novembre 20:30
Le Muse Factory
Corso Vittorio Emanuele, 3 (Canneto) - Adelfia (BA)
Orario: lun-sab ore 9.30-13 e 18-21, giovedi chiuso