Serena Bacci
Gabriella Castagnoli
Lucia Cecchi
Mauro Gazzara
Luciano Pancani
Claudio Zini
Un tribunale puo' sembrare un luogo inconsueto dove proporre arte, ma l'arte per sua natura deve rompere gli schemi e portare le proprie proposte dov'e' la gente, perche' l'arte e' per la gente, e in questo luogo la gente c'e' ed e' viva, un brulicare continuo che forma immagini e colori che si muovono e si modificano continuamente nelle sale delle udienze e nei corridoi, toghe ed ermellini, zelanti cancellieri, giovani procuratori in cerca di affermazioni professionali, uomini in divisa, pubblico che ha necessita' di frequentare questo luogo e chi e' li' spinto da curiosita' morbose tutto si muove rapidamente perche' la nostra societa' e' la societa' dell'efficienza.
_serena bacci
_gabriella castagnoli
_lucia cecchi
_mauro gazzara
_luciano pancani
_claudio zini
_a cura del Centro d'Arte e Cultura Assioma - Prato
Un tribunale può sembrare un luogo inconsueto dove proporre arte, ma l'arte per
sua natura deve rompere gli schemi e portare le proprie proposte dov'è la
gente, perché l'arte è per la gente, e in questo luogo la gente c'è ed è viva,
un brulicare continuo che forma immagini e colori che si muovono e si modificano
continuamente nelle sale delle udienze e nei corridoi, toghe ed ermellini,
zelanti cancellieri, giovani procuratori in cerca di affermazioni
professionali, uomini in divisa, pubblico che ha necessità di frequentare
questo luogo e chi è li spinto da curiosità morbose, tutto si muove rapidamente
perché la nostra società è la società dell'efficienza. ma improvvisamente tutto
rallenta, i passi si fanno più felpati, sembra quasi che i piedi non tocchino
terra per assenza di gravità . Che cosa è successo, le pareti hanno perso il loro
anonimo grigiore, si sono riempite di colori, di forme, sembra quasi che tutta
l'umanità , che fino a quel momento si muoveva si accalcava e formava i colori e
le forme, si sia improvvisamente trasferita sulle pareti che hanno perso la loro
abituale funzione di contenitori di messaggi, ormai non più avvisi o dispacci di
qualche cancelliere, ma solo opere di un gruppo d'artisti che è voluto uscire
dai consueti schemi dei luoghi preposti all'arte e coraggiosamente affrontare un
pubblico che potrebbe essere distratto, ma non lo è.
Il " luogo tribunale" con i suoi grandi spazi comuni, i lunghi corridoi, le aule
delle udienze e gli uffici dei funzionari, sembra improvvisamente riempirsi di
vita diversa, poiché già il "luogo tribunale" è vita: tutta l'attività umana è
vita e anche là dove si amministra la giustizia, segno di civiltà , e non esiste
civiltà evoluta dove cultura e vita quotidiana non percorrano insieme le tappe
di un'esistenza.
Il percorso è eterogeneo, ogni artista propone se stesso attraverso un
linguaggio cromatico e segnico che scaturisce dalla propria ricerca, non è una
corrente, ma è fluire d'idee che s'intrecciano, si scontrano e si fondono.
Il visitatore può rimanere sorpreso ma anche sconcertato nell'osservare la
diversità di linguaggio, di stile e tecnica esecutiva, ogni artista si muove
liberamente utilizzando superfici e colori, materiali inerti che improvvisamente
vivono sotto lo stimolo creatore dell'artista, come uno scrittore utilizza
sintassi e costruzioni poetiche, perché in fondo ogni costruzione espressiva
che sia artistico - pittorica o letteraria o musicale, è fatta di segni e
simboli che servono a stimolare l'interesse del visitatore che si vede costretto
a decodificare, secondo i propri parametri culturali ciò che altri hanno deciso
di proporre.
L'arte nasce dall'arte, nessun'opera d'arte è totalmente autonoma, e pochissime
sono nate dall'osservazione diretta della natura, anche una figura disegnata o
lo studio di un campo di grano, richiedono termini di riferimento, e poiché
l'occhio e la mente umana non sono mai interamente vergini, si può affermare che
mnemonicamente ci si rifà a dei precedenti che hanno lasciato una traccia nella
nostra memoria visiva.
L'artista spesso agisce d'impulso, creare immagini è un atto d'energia come
creare musica o scrivere un libro, è un atto d'amore verso l'umanità , è
condividere con gli altri, farli partecipi delle proprie idee, delle proprie
fantasie, delle proprie ansie e delle gioie.
La storia dell'arte, nel suo affascinante percorso, annovera gruppi d'artisti
che s'identificarono per appartenenza nazionale, per ideologia, credo religioso
o per corrente, ma è anche vero che le cosiddette correnti sono state degli
steccati all'interno dei quali molti artisti si sono spesso trovati invischiati,
vincolati a schemi voluti dalla critica o dal mercato; tuttavia non sempre la
creatività è stata repressa, spesso c'è voluto del coraggio che non sempre ha
pagato, ma, anzi, molte volte ha reso emarginati perché non in linea con il
capriccio della moda del momento.
L'artista, quello con l'A maiuscola, è uno sperimentatore, una persona che non
si sente soddisfatta di ciò che ha realizzato, che vuole sempre provare qualcosa
di nuovo, che decide di scolpire, di dipingere di creare figurativo oggi e
astratto domani, di usare l'olio e poi l'acrilico di alzarsi al mattino e di
riempire una tela di rossi papaveri, mentre il mattino dopo intervenendo su di
una tela di juta decide di frantumarne la trama con un punteruolo o di
bruciarla, ma.soprattutto non si preoccupa se le sue opere trovano acquirenti o
estimatori, perché produrre cultura non vuol dire produrre ciò che il mercato
richiede, ma ciò che liberamente l'ingegno umano ha deciso di fare in piena
libertà , ed è a questo punto che nasce il vero artista.
Il gruppo che si propone opera in piena libertà , autonomamente senza che i
rispettivi linguaggi influenzino l'altro, senza che si senta l'esigenza di avere
una linea di condotta comune, un filo conduttore, ognuno si muove liberamente,
ma nel frattempo si muovono all'unisono verso un punto comune d'arrivo, far
conoscere le proprie opere, e la novità che alberga in ognuno di loro.
L'artista vuol meravigliare, affascinare e sconvolgere, tenta di essere
accettato, ma si sente lusingato anche quando è rifiutato o peggio ancora
ghettizzato.
Tutto questo è motore, il motore che muove l'arte, un'arte che non può essere
comoda, deve necessariamente essere scomoda per attirare l'attenzione dell'uomo
preso dalla quotidianità che lo distrae e spesso gli fa perdere le cose migliori
che la vita gli offre.
Gerardo Gelardi
_inaugurazione sabato 15 novembre 2003
18.30 - 21.00
_gli altri giorni solo su appuntamento
_fino al 30 novembre 2003
Casa di Tolleranza
via ingegnoli 17 - milano
mm2 lambrate
cit. surico - del basso
palazzina cortile interno
primo piano
tel/fax 02.2610360