La mostra intende documentare, attraverso una selezione di oltre 150 opere, la lunga carriera dell'artista torinese dagli esordi con i lavori parigini dei primi anni sessanta fino alle opere frutto delle ricerche piu' recenti.
Curatore: Claudio Spadoni
Inaugurazione: 15 novembre 2003, ore 18.30
Il Museo d'Arte della Città di Ravenna presenta dal prossimo 16 novembre un'antologica dedicata al lavoro di Aldo Mondino. La mostra intende documentare, attraverso una selezione di oltre 150 opere, la lunga carriera dell’artista torinese dagli esordi con i lavori parigini dei primi anni sessanta fino alle opere frutto delle ricerche più recenti.
Il percorso artistico di Mondino si traduce in una continua esplorazione che alterna sguardi al futuro e ritorni storici, citando liberamente quelli che reputa i suoi “maestriâ€; un modo di procedere che lo porta a riflettere e a recuperare temi tradizionali dalla pittura così come dalla scultura in un continuo percorso di sperimentazione.
Dopo gli esordi vicini all’esperienza del surrealismo, che si legge ancora nelle Tavole anatomiche del 1963, Mondino comincia a dipingere negli anni settanta con un’intenzione concettuale con la serie King (1970), omaggio allo scorrere del tempo e alla pittura, iniziando una ricerca che lo impegna nel corso di tutto il decennio successivo.
Il lavoro di Mondino è connotato da uno sperimentare incessante che si caratterizza per una costante attenzione ai materiali che vengono usati e accostati alle volte in modo non convenzionale sia per la loro composizione, sia per i significati a cui rimandano. La componente ludica riveste un ruolo altrettanto fondamentale, con un’ironia che non si sottrae al fascino di assonanze linguistiche e giochi di parole alle volte irriverenti e blasfemi tra titolo e opera, o nell’uso spregiudicato dei materiali con provocazioni mai fini a se stesse, ma che affondano le radici in un personalissimo e ricercato immaginario culturale.
Nel corso degli anni ’80 e ’90 i suoi lavori risentono della suggestione del viaggio e del fascino esercitato dalle culture orientali; un viaggio che può essere reale o anche solo immaginario seguendo una strada dal Marocco alla Palestina, dall'India alla Turchia. Ne scaturisce una ricerca dominata dal motivo dell’internazionalità , o meglio del multietnico, che trova espressione soprattutto nel tema arabo; una curiosità per altri mondi che non si risolve in una superficiale ricerca di orizzonti nuovi, ma in un’indagine sempre legata alla terra, ai costumi, alla storia, alla scansione magica del tempo. In questo periodo nascono quindi i Dervisci danzanti (presentati alla Biennale di Venezia del 1993), le figure di arabi assorti fumatori di narghilè, i sultani dell’impero ottomano, così come gli Iznik, in raffinati olii su vetro.
Il continuo processo di sperimentazione dei materiali trova espressione nelle sculture in zucchero, come i mosaici presentati sempre alla Biennale di Venezia del 1993, o nella celebrazione delle sculture in cioccolato, come Gianduia, omaggio a Torino quale patria del famoso cioccolatino.
Nell’ operare artistico di Mondino la pittura continua ad avere un ruolo privilegiato, una pittura che da circa una ventina d’anni pratica non sull’ antica e tradizionale tela di lino, bensì su un materiale plastico, il linoleum, in cui al di là del gioco di parole, gli intrecci di linee e di motivi costituiscono una sfondo perfetto per un cromatismo che alle volte arriva a ricordare il mosaico.
L’attenzione che l’arte di Mondino rivolge ai materiali si risolve in una serie continua di citazioni e di dettagli colti all’insegna della diversità , dell’esotismo, del viaggio; e si concretizza quindi in una sorta di eclettismo difficilmente inquadrabile all’interno di una precisa corrente artistica.
La mostra sarà documentata da un catalogo edito da Mazzotta, con un ricco apparato iconografico, i contributi critici di Claudio Spadoni e Valerio Dehò, un'intervista all'artista a cura di Claudia Casali ed un'ampia antologia critica.
Aldo Mondino nasce a Torino nel 1938. Nel 1959 si trasferisce a Parigi, dove frequenta l’atelier di William Heyter, l'Ecole du Louvre e frequenta il corso di mosaico dell'Accademia di Belle Arti con Severini e Licata. Nel 1960, rientrato in Italia, inizia la sua attività espositiva alla Galleria L'Immagine di Torino (1961) e alla Galleria Alfa di Venezia (1962). L'incontro con Gian Enzo Sperone, direttore della Galleria Il Punto, risulta fondamentale per la sua carriera artistica, con un sodalizio tuttora esistente. Importanti personali vengono presentate anche presso la Galleria Stein di Torino, lo Studio Marconi di Milano, la Galleria La Salita di Roma, la Galleria Paludetto di Torino. Tra le principali mostre si ricordano le due partecipazioni alle Biennali di Venezia del 1976 e del 1993, le personali al Museum fϋr Moderne Kunst - Palais Lichtenstein di Vienna (1991), al Suthanamet Museo Topkapi di Istanbul (1992, 1996), alla Galleria Civica d'Arte Moderna di Trento (2000). Le sue opere appartengono alle collezioni permanenti dei più importanti Musei nazionali ed internazionali ed a numerose collezioni private.
Orari: martedì - venerdì 9- 13/ 15 – 18, sabato e domenica 10 - 18, chiuso il lunedì, Natale e Capodanno.
Biglietto: intero euro 5, ridotto euro 4.
Catalogo: Edizioni Mazzotta
Museo d'Arte della Città – Loggetta Lombardesca
Via di Roma 13 – Ravenna