Street Corners. I quadri a olio sono la rappresentazione ragionata di alcune idee fondanti nella produzione dell'artista, l'archetipo che viaggia sotto la sua produzione di immagini.
L’appropriazione dell’archetipo
Partiamo dal basso e ragioniamo insieme. Qual è il senso di esporre l'arte della strada in una galleria?
Perché l'operazione non dovrebbe rappresentare di per sé una fastidiosa contraddizione, peraltro
ultimamente tanto di moda.
Credo che il concetto di appropriazione, alla base della filosofia dell'arte contemporanea aiuti ad
avvicinarsi ad una possibile spiegazione, ad uno scioglimento della difficoltà interpretativa: ciò che è
peculiare alla nostra contemporaneità, ciò che potrebbe segnare una differenza, non è l'utilizzo o la
produzione di materiale artistico legato ad un determinato stile, ma la produttività consapevole del
meccanismo entro cui viene inserito, entro cui si vuole far funzionare.
Così i quadri ad olio proposti per Street Corners da Kunos sono, prima di tutto, la rappresentazione
ragionata di alcune idee fondanti nella produzione dell'artista. Ragionata perché l'istintività gestuale,
l'immediatezza grafica e materica della Street Art, vengono detournati, ridimensionati momentaneamente
da un attento labor limae. La necessità diventa quella di presentare l'archetipo personale che viaggia
sotto la sua produzione di immagini. Un percorso di (auto) conoscenza capace poi di esplodere
nuovamente verso il fuori.
Il gesto istintivo, l'intuizione della forma, l'espressione pura definita dal momento e nel momento, viene
violentato per riuscire a far affiorare la solidità materica e figurativa dell'immagine.
Così nascono le conformazioni metamorfiche, quasi assemblage pittorici di lame taglienti e dai colori
brillanti e smaltati, che diventano sensazioni (Senza titolo, Rabbia al mattino) e animali simbolici (Gallo
verde, Barbagianni rosa, Bluebird). Ma la ricerca di Kunos non si arresta qui e tende a legarsi direttamente
alla simbologia orientale (Yin e Yang), all'intuizione del muoversi delle forme globulari e fluide che è già
appartenuta alla ricerca del biomorfismo informale americano di Gorky e Baziotes (D.N.M.O - Dinamismo
Naturale della Materia Organica; D.N.M.O. 2), al procedimento ironico surrealista che associa immagine
e parola (E' uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo), all’interpretazione assolutamente personale
della componente psico-analitica dell’arte contemporanea (Rorschach #1 - I due elefanti, Rorschach #2
- Il sigillo di Salomone), in cui l’immagine casuale viene fatta funzionare come sfondo da cui far emergere
le sensazioni visuali dell’artista.
Il simbolo quindi diventa il collante che Kunos sfrutta, di cui si appropria prepotentemente per riaffermarlo
dopo averlo fatto suo. Il simbolo archetipico viene eletto a significare e a tracciare un percorso di ricerca
nella Storia delle Immagini, prendendo ispirazione da ogni tipo di materiale trovato al suo interno:
dall’informale alle incisioni medievali, dal surrealismo alla visione nitida e “digitale” dell’iperrealismo,
dal riutilizzo misurato di simboli massonici legati ai cicli vitali alla loro interpretazione visiva in chiave
antagonista. Le possibilità di lettura delle opere di Kunos diventano così simile a quelle di un palinsesto,
una lettura stratificata e in profondità, che sebbene escluda un approccio comunicativo situazionista,
legato con un filo diretto al luogo e al momento, ne estrapola le significazioni essenziali attivando
molteplici processi di appropriazione, senza escludere peraltro lo spazio (la galleria ne è una possibile
declinazione) e gettando una arco di ponte verso l’appropriazione e costruzione di un nuovo immaginario
visuale personale e collettivo; verso l’appropriazione e la condivisione di un archetipo visuale capace
di dialogare con i passati dell’Arte, di innescare movimenti di riattualizzazione. E se l’essenza dell’Arte
contemporanea è quella di porre problemi, proprio l’accostamento di istintualità e ragionamento misurato,
porterà inevitabilmente alla scoperta della faglia, alla risoluzione della problematicità come scissione
operativa, come passaggio dalla limpidezza liscia del quadro ad olio alla confusione ruvida del muro,
processo alchemico di scissione vicino alla personalità dell’artista, in un percorso simile a quello dei
suoi esordi, in cui il writing 3D si è scisso nell’appropriazione di due percorsi separati, ma sempre
connessi fra loro, percorsi di pura ricerca relativi rispettivamente alla calligrafia e alla immaginifica
archetipicità della sua produzione figurativa.
(Rossella Iorio)
Inaugurazione sabato 23 Novembre 2013 alle 18
Inangolo
Strada Pultone 2, Penne
Venerdì e Sabato dall 18 alle 20
Ingresso libero