I fotografi del IV Reparto del carcere di Bollate. Non il reportage di un'agenzia, ma scatti e ri-scatti dei detenuti stessi in liberta' creativa.
a cura di Alessia Locatelli e RodolfoTradardi
Fotografie dal carcere di
Bollate. Non il reportage di una agenzia esterna ma scatti e ri-scatti dei
detenuti stessi in libertà creativa. Fotografie caratterizzate da una
determinazione estetica che ha pochi riscontri formali con quelle prese in altri
ambiti coatti quali un collegio o una caserma. Perché un detenuto è consapevole,
responsabile, sa il perché e dove si ritrova, sa discriminare. E se maneggia una
macchina fotografica sa decidere quali soggetti ritrarre, cosa cavarne. Perché
in carcere ha sviluppato antenne e sensibilità particolari, da conoscitore di
uomini e di situazioni.
Le scene che riprende sono
prive di retorica, vere, scattate per estro, senza autocompiangersi, senza
proposito di sensibilizzare alcuno sulla propria condizione. Si tratta di
giovani, in maggioranza stranieri, che si ritraggono l’un l’altro attratti dai
gesti e dalle espressioni dei compagni in cui vedono riflessa, come in uno
specchio, la loro stessa voglia di vivere. Sono autoritratti reciproci,
partecipi, che fissano momenti quotidiani, ora malinconici, ora giocosi, da cui
mai si ricava l’impressione che si tratti di esercizi vani, solipsistici. Si
capisce che il loro orizzonte è oltre la realtà contingente delle quattro mura.
E anche quelle pose che a prima vista siamo tentati di classificare come
narcisistiche sono invece simbolo di una umanità esuberante e repressa.
E in
ciò, in questa universalità non narrativa, risiede la qualità estetica delle
loro fotografie. I temi più ricorrenti, oltre al ritratto, sono la palestra,
l’esibizionismo discreto, la struttura vista da angolature ricercate. Non
mancano struggenti nature morte colte col teleobiettivo, a conferma che
l’intento non è di denuncia. Ma non è nemmeno musica d’angeli. Avanzato
quanto si vuole, il carcere di Bollate rimane luogo di reclusione. E l’immagine
della coppia di cavalli lucenti, sullo sfondo delle mura grigie, con le code
mosse dalla corsa, è commovente e dichiara tutto il rimpianto dell’autore per la
perdita della vita piena. Dato di fatto che suscita pensamenti, rimuginazioni.
Soprattutto in chi ha scoperto in carcere, grazie anche alla dedizione
volontaria di ammirevoli animatori esterni, di possedere delle abilità
impensate.
Sugli autori:
Gli
autori delle fotografie sono persone detenute, alcune delle quali sono ritratte
nelle foto in mostra. Sono per la maggior parte giovani, alcuni italiani ma
molti di loro provenienti da diversi parti del mondo, dal Nord Africa, dall’Est
Europa, dal Sud America.Tutti loro hanno avuto l’opportunità di fotografare e
imparare a fotografare seguendo gli
Incontri di fotografia tenuti – tra
il 2009 e il 2013 – da Rodolfo
Tradardi e Mariagrazia Pumo che prestano la loro attività a titolo volontario
presso il Carcere di Bollate. Tali incontri si collocano tra le diverse attività
offerte nell’ambito di un progetto educativo ideato e gestito – in accordo con
la Direzione dell’istituto penitenziario – dalla Cooperativa Articolo3
all’interno del cosiddetto Reparto a
Trattamento Avanzato (4° reparto). Il Carcere di Bollate è da sempre
impegnato ad offrire alle persone detenute opportunità per rendere costruttivo
il tempo della detenzione, affinché la pena non sia solo un ulteriore momento di
esclusione ma anche un’esperienza evolutiva, per un possibile futuro migliore.
Per fare ciò non si può prescindere dall’apporto della società civile e dallo
scambio con il mondo esterno.
Presentazione in catalogo di Alessia Locatelli
Inaugurazione mercoledì 4 Dicembre 2013 dalle 18,30
SPAZIO OSTRAKON
Via Pastrengo, 15 – Milano
Orari: martedì-sabato 15.30-19.30