I lavori per questa mostra si dividono in 3 parti, a cominciare dal trittico al centro della sala. Il punto di partenza di queste sculture in marmo e metallo e' stata una mia visita al cimitero del Pere-Lachaise a Parigi. (S.M.)
“I lavori per questa mostra si dividono in tre parti, a cominciare dal trittico al centro della sala. Il punto di partenza di queste sculture in marmo e metallo è stata una mia visita al cimitero del Père-Lachaise a Parigi e l’incontro con vecchie lapidi. Più vecchia era la data della morte, più ossidato e colorato di blu e di verde era il granito o il marmo sottostante i busti. Le lapidi, come gran parte della scultura pubblica, considerate e onorate in passato come forme d’arte, e sprofondate ora, come le fontane, nel regno dei manufatti non riconosciuti, sono invece tanto significative quanto le opere in un museo, e personalmente incommensurabili.
Il materiale proviene quindi dal mio interesse nel voler tracciare il passare del tempo visivamente, iniziando con una superficie pulita come quella delle opere da esterno qui in galleria che poi si modifica e cambia a causa dell’ossidazione dell’aria e del clima. Il marmo bianco poroso proveniente dal nord Italia è destinato ad ereditare le macchie da ogni metallo, rispettivamente il blu e il verde dal rame, l’arancio e il marrone dall’acciaio, mentre l’elemento di alluminio, non ossidando né modificando il marmo, rimane come costante con cui misurare il tempo che passa negli altri due elementi del trittico. In questo modo non solo si vede l’immagine del tempo che passa sul marmo colorato, ma anche la raffigurazione di uno spazio, la rappresentazione dell’età in un unico ambiente, proprio come gli esseri umani che la osservano. Sono innegabilmente sculture malinconiche che hanno lo scopo di incoraggiare la comprensione e l’accettazione dell’invecchiamento, della morte, e della sua bellezza intrinseca.
Le forme delle sculture derivano dal mio interesse per l’arte e l’architettura minimalista, un design fluido e definito da una semplicità che cede all’integrità strutturale, e cercano ora di offrire una apertura più organica e naturale al tempo e all’emozione. Seguendo questa linea esatta arriviamo alle opere a parete di tela che provengono più direttamente dai miei studi della vita e delle opere di Donald Judd a Marfa. Quando si visita la sua casa a Marfa, dopo aver visto le opere in cemento e alluminio della Chinati Foundation in fondo alla strada, si nota, naturalmente, la traduzione delle sue forme scultoree nei mobili e negli scaffali, abbinate ora alla funzione e a materiali morbidi, come il legno. Mi colpiscono di solito di più i mobili che l’opera d’arte, e il senso della vita contenuto nel design che l’opera d’arte quasi intenzionalmente tiene bloccato fuori. Quindi, ho costruito la mia libreria ‘Donald Judd’ con mia moglie Erin a Topanga in California, appena ci siamo trasferiti lì due anni fa.
Quando ci siamo poi trasferiti a Venice, ho salvato il legno ma ho deciso di impiegare la libreria smontata per l’arte piuttosto che per la vita. Ho avvolto così con la tela colorata il legno ottenendo con la luce del sole queste immagini negative delle travi di 2 x 12 pollici, la stessa misura che Judd ha utilizzato per costruire la sua libreria a Marfa. E’ stato interessante riproporre nell’arte la libreria, un pezzo comune di arredamento, e restituire le assi di legno alla loro forma originale meno utile fisicamente ma forse più utile adesso mentalmente.
I pezzi in jersey sono anch’essi stati realizzati nella mia casa di Venice. Quando ci siamo trasferiti lì ho messo i pannelli di jersey sul nostro tetto lasciandoli scolorire completamente nel corso di quasi un anno. Viviamo a circa un miglio dal mare e non possiamo vederlo da casa, tuttavia sono riuscito a vedere il Pacifico e il tramonto dal nostro tetto. Così queste opere si riferiscono a questa vicinanza con l’orizzonte e alla vista unica di cui hanno goduto per un anno. Cucendo insieme due pannelli e invertendo le due metà del cerchio centrale ritagliato, riusciamo a vedere questo passaggio del tempo, il quotidiano tramontare del sole sull’oceano che misura in modo astratto il nostro movimento giorno per giorno, anno per anno, verso la fine, a colori.”
Sam Falls
Dicembre, 2013
Opening 16 Dicembre 2013, ore 19
T29
via G. M. Crescimbeni 11, Roma
Orari: martedì - venerdì 12 – 19, sabato 15 – 19, o su appuntamento