MADRE - Museo d'Arte Donna Regina
Napoli
via Settembrini, 79 (Palazzo Donnaregina)
081 19313016
WEB
Due mostre
dal 19/12/2013 al 22/4/2014
lun, mer, gio, ven, sab 10-19.30, dom 10-20

Segnalato da

Anna Salvioli




 
calendario eventi  :: 




19/12/2013

Due mostre

MADRE - Museo d'Arte Donna Regina, Napoli

"Eroica/Antieroica: una retrospettiva" e' un'ampia antologica della produzione di Vettor Pisani, da sempre impegnato nell'individuazione di un'ideale coesione fra pensiero, azione e opera. Secondo capitolo del progetto "Per_formare una collezione", dedicato alla presentazione progressiva della collezione permanente del Madre.


comunicato stampa

Per_Formare una collezione #2

fino al 20 gennaio 2014

Attraverso la presentazione di nuove opere di artisti italiani e internazionali, questo secondo capitolo si aggiunge al precedente (Per_ formare una collezione #1), approfondendone alcuni temi e inaugurandone di nuovi. L’allestimento comprende sia nuove produzioni che opere storiche, spesso realizzate o mostrate a Napoli e in Campania a partire dagli anni sessanta del secolo scorso fino agli anni più recenti.

Intorno a uno degli assi su cui si articolava il primo capitolo (il ruolo del linguaggio come elemento fondamentale della riflessione artistica), si aggregano nuove opere (tra cui opere di alcuni artisti concettuali come Vincenzo Agnetti, Robert Barry, Douglas Huebler).

In questo secondo capitolo viene inoltre approfondita l’attenzione verso la relazione fra attività artistica e sfera sociale già affrontata nel primo capitolo: come nelle edizioni originali di La rivoluzione siamo noi di Joseph Beuys che si aggiungono a quelle già in collezione, nelle azioni di Piero Gilardi, nell’intervento di Giulia Piscitelli prodotto in occasione della recente personale dell’artista al Madre, o nel video di Eulalia Valdossera in cui un’inserviente interagisce, semplicemente pulendola ed occupandosene, con una colossale scultura dell’imperatore romano Claudio custodita al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Particolare attenzione verrà nuovamente data alla relazione fra la sfera dell’arte e quella del teatro e della performance (dalla ricerca di Spazio Libero di Vittorio Lucariello, a cura di Maria Savarese, alle esperienze di Zoo e alle opere e interventi di Gianni Pisani, spingendosi fino alle generazioni successive, come nel caso dell’artista britannico Jeremy Deller). Anche il linguaggio della scultura viene reinterpretato attraverso approcci spiazzanti che affievoliscono l’usuale distanza fra arte e vita adottando una dinamica processuale o immergendosi in una dimensione al limite dell’onirico, come nell’opere che entra in collezione di George Brecht, fra i principali animatori del movimento Fluxus, realizzata a Napoli negli anni Settanta.

Verrà esplorato anche l’utilizzo degli elementi primari (fuoco, acqua, aria, terra) e del materiale più comune (stracci) quali strumenti di una pratica artistica radicale, come nelle opere di Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio o nell’installazione/azione Giardino all’italiana di Gino Marotta. E verrà analizzato il valore artistico dei gesti più semplici, attraverso cui l’artista può produrre e condividere conoscenza, come accade nei libri cuciti di Maria Lai e quelli cancellati di Emilio Isgrò.

Oltre all’allestimento di opere di altri artisti, infine, a seguito della mostra Mario Garcia Torres. La Lezione di Boetti ospitata da giugno a ottobre presso il Madre, un’intera sala sarà dedicata alle opere di due artisti di generazioni differenti posti in dialogo fra loro: Alighiero Boetti e Mario Garcia Torres.

PER_FORMARE UNA COLLEZIONE #2 permette di costruire una collezione in divenire che si articola in molteplici dimensioni: quella di far vivere il museo come luogo di ricerca, approfondimento, confronto, (ri)discussione, partecipazione, quella di raccontare episodi significativi di una storia dell’avanguardia culturale a Napoli, in Italia e nel mondo, e quella di costruire ipotesi su come ripensare le funzioni stesse di un museo d’arte contemporanea oggi, in relazione ad una collezione permanente ma dinamica, attiva, in divenire, soggetta sempre ad ulteriori punti di vista e spunti critici.

La collezione del Madre è vissuta quindi come storia condivisa con la comunità a cui il museo si rivolge e in cui la comunità, facendone parte, si può riconoscere, assumendo lo sguardo degli artisti come chiave di lettura che lega fra loro passato, presente e futuro, tutela della memoria e costruzione di nuova identità. Il progetto mira a declinare una collezione stratificata su più temi, generazioni e approcci, una collezione che, come un organismo vivente, cresce e si articola nel tempo. La formazione progressiva di questa collezione avviene infatti sulla base dell’attività in corso del Dipartimento di Ricerca del museo.

A ogni progetto verranno dedicate delle schede di sala monografiche su ogni singolo lavoro e artista che, raccolte in quaderni successivi, andranno a formare il catalogo in progress della collezione permanente del Madre, pubblicato da Electa.

Il museo Madre prevede anche l’attivazione, nel corso del progetto, di stage, tirocini e borse di studio con le diverse università campane e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, specificatamente dedicate all’approfondimento della collezione storica in progress del museo.

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Vettor Pisani

Eroica/Antieroica: una retrospettiva

Fino al 23 aprile 2014

a cura di Andrea Viliani, Eugenio Viola, Laura Cherubini

Omonimo di un condottiero veneto del Trecento, Vettor Pisani (Bari, 1934- Roma, 2011), la cui famiglia paterna era originaria di Ischia, amava raccontare di essere figlio di un ufficiale della Marina e di una ballerina di strip-tease: fin da questa sua biografia in parte reale in parte fittizia, riscritta “ad arte”, Vettor Pisani si presenta come una figura assolutamente unica. A partire dalla sua prima mostra, nel 1970, alla Galleria La Salita di Roma (Maschile, Femminile e Androgino – Incesto e Cannibalismo in Marcel Duchamp), e poi con la partecipazione ad alcune fra le più importanti mostre degli anni ’70, fra cui Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70 (1970), Documenta V (1972), Contemporanea (1973-1974), la Settimana internazionale della performance alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna (1977) e le otto partecipazioni alla Biennale di Venezia a partire dal 1972, Vettor Pisani si è progressivamente rivelato come uno dei testimoni e dei più importanti esponenti della ricerca artistica in Italia a partire dagli anni ’70, nonché un autore fra i più personali e visionari nel panorama artistico della sua generazione. Nella formulazione di provocazioni linguistiche ed estetiche e nell’esplorazione di modalità espressive rivelatesi dense di significato per le generazioni successive, la sua figura ci appare, oggi, radicalmente contemporanea, quella di un vero e proprio precursore che ha saputo unire l’investigazione concettuale all’ironia, il gioco linguistico a quello di ruolo, il mascheramento alla ricerca della verità, la grande Storia alla cronaca più triviale, il sacro al profano, l’arte del passato alle provocazioni del presente.

Tutte le opere di Vettor Pisani si situano sistematicamente non solo oltre i confini che dividono fra loro discipline quali arte, letteratura, teatro, musica, architettura, filosofia, poesia, scienza (comprese le scienze occulte), ma anche al di là dell’idea stessa dell’artista come figura singolare e unitaria, come esemplarmente dimostrato dal riferimento, costitutivo della poetica dell’artista, a figure-simbolo come quelle di Marcel Duchamp, Yves Klein, Joseph Beuys o dalla estesa collaborazione-identificazione fra l’artista e Michelangelo Pistoletto in occasione del progetto Plagio (avviato da Pisani, dopo la partecipazione nel 1970, su invito di Pistoletto, alla mostra curata da Achille Bonito Oliva Amore mio); o, ancora, dalla sua relazione con artisti quali, fra gli altri, Alighiero Boetti e Gino De Dominicis.

Disseminate di triangoli, cerchi e semi-croci, specchi e tavoli, labirinti e piramidi, padiglioni e modellini architettonici, alambicchi e clessidre, pianoforti e violini accostati a busti, manichini, calchi, fusioni di figure religiose come Cristo, la Madonna, gli angeli, o immagini di Edipo e della Sfinge o dell’isola dei morti di Arnold Böcklin, e popolate da un vero e proprio bestiario personale (tartarughe, conigli, galline, scimmie, pesci rossi, lumache, cavie, gatti, pavoni, aquile e piccioni), le opere di Vettor Pisani sono teatri immaginari della memoria e della conoscenza, rappresentazioni filosofiche e conoscitive “della storia moderna dell’Europa” e delle sue contraddizioni, effimere scenografie di questioni morali e quesiti intellettuali imprescindibili quanto insolubili, forme di introduzione alla complessità della speculazione espressa attraverso l’ordinarietà del quotidiano, soglie spazio-temporali fra epoche differenti, codici di comunicazione fra stati o entità opposte (eroe e antieroe; umano e divino; umano e animale; uomo e donna; vita e morte) e, infine, provvisori musei dell’inevitabile distruzione e costante ricostruzione dell’arte, in cui, nella caleidoscopica molteplicità degli artefatti e dei riferimenti dell’artista, le dimensioni della storia e del mito, i generi sessuali, le differenti tradizioni culturali e l’identità stessa dell’artista si fondono in un unicum indefinibile, per statuto critico e consistenza estetica.

Impegnato nell’individuazione e perlustrazione di un’ideale coesione fra pensiero, azione e opera attraverso la costante e multiforme adozione di dispositivi di messa in scena performativi e narrativi, Vettor Pisani sviluppa la sua ricerca senza soluzione di continuità fra le diverse opere, fino quasi a configurare la sua intera produzione (in cui spesso opere precedenti sono riutilizzate per creare nuove opere) come un’unica opera d’arte totale in costante metamorfosi, una poderosa messa in scena spettacolare, un’enciclopedica teoria/pratica del pensare/fare arte tanto difficile da definire in modo lineare, quanto entusiasmante da ripercorrere nel suo labirintico ritorno ai suoi nuclei ispiratori. Una produzione, quella di Pisani, che trova alcune delle più consistenti realizzazioni nelle tante versioni di RC Theatrum (vero e proprio teatro rosacrociano presentato per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1976 e poi ripresentato e approfondito negli anni in diverse versioni, fra cui Il Teatro di Edipo, Il Teatro della Vergine, L’Isola Azzurra, Il Teatro della Sfinge, Il Teatro di Artisti e Animali, Il Teatro di Cristallo, Virginia con i pesci rossi), nei cicli dedicati alle isole di Capri e Ischia e a “Napoli Borderline”, nelle opere politiche che hanno come fulcro i temi dell’ebraismo, del nazismo, della compromessa identità europea (fino a occuparsi del tema dei migranti), e nel progetto del Virginia Art Theatrum/ Museo della Catastrofe, opera realizzata dal 1995 al 2006 in una cava di travertino dismessa presso Serre di Rapolano, Siena, che si configura come il culmine di tutta la sua ricerca: dimora, pietra filosofale, opus in cui si condensa la sua stessa idea di arte. Progetti e opere che, tutti, saranno ricostruiti, riallestiti e documentati in mostra.

In tutte queste opere e progetti, storia dell’arte, politica, psicoanalisi, cultura popolare, cronaca quotidiana, filosofie ermetiche, simboli massonici, riti alchemici e dottrina rosacrociana si sovrappongono inestricabilmente fra loro, spesso in modi bizzarramente dissonanti, quando non ironici e spesso autoironici, eppure sempre paradossalmente coerenti nel creare un senso e un mondo propri: quel tertium che è l’opera d’arte per Vettor Pisani, l’unico spazio-tempo, sinestetico e autoriflessivo, in cui l’arte può essere concepita al contempo come atto critico e impulso visionario, dando vita da un lato a un’ “arte-critica”, che si nutre, cita, commenta, riflette e “colpisce l’arte, servendosi dell’arte” (M. Calvesi), e dall’altro a un’ “arte che ci fa vedere l’indicibile”, come scriveva l’artista stesso, ovvero che svela il rimosso della psiche e della storia, sonda le profondità del senso delle cose e rende visibile l’invisibile (le idee dei filosofi, le visioni dei mistici, le illusioni del teatro, le finzioni della scrittura, i sogni, come gli incubi, del nostro cervello). Questo statuto critico-visionario si è definito negli anni nella stretta collaborazione fra l’artista e la moglie Mimma Pisani, partecipe esegeta, configurandosi come la comune sceneggiatura di una performance teatrale in più puntate, come una continua e congiunta dichiarazione di poetica e fabulazione e, infine, come percorso di vita. Nella totalizzante, ma spesso divertita, esplorazione sul “senso segreto (nascosto) della realtà, dell’arte e della cultura” si coniuga in Vettor Pisani il richiamo alla figura semantica e al destino sia dell’eroe che dell’antieroe (termini ricorrenti nei titoli delle sue opere e scritti, come nella letteratura critica a lui dedicata), configurando l’artista quindi come interprete, volutamente tragicomico, dell’Io quale soggetto storico occidentale alla deriva la cui identità frammentaria diviene metafora di una modernità pervertita nella post-modernità e nella cacofonia contemporanea che, se ha smarrito la centralità dell’essere, l’essenza della conoscenza e l’impronta stessa dell’umano (per non parlare dell’assurdità dell’arte e del suo sistema, a cui Pisani si è senza dubbio progressivamente sottratto), rimane pervaso da un anelito rigeneratore e da un’insopprimibile ansia di significato, di unità, di assoluto, di un ritorno all’immaginario come unica fonte possibile di reazione e ispirazione.

Offrendo una visione approfondita dei principali aspetti di questa ricerca, al contempo estremamente vasta e profondamente complessa, stratificata nel tempo e articolata nei mezzi espressivi, la mostra – a cura di Andrea Viliani ed Eugenio Viola e con la supervisione scientifica di Laura Cherubini – è la più completa ad oggi dedicata all’artista e raccoglie il più consistente gruppo di opere, sia storiche che recenti, mai riunito in una sua mostra, permettendo di ripercorrere l’intera produzione dell’artista, dalle installazioni site-specific ai disegni e ai collage, dai dipinti su tela e su pvc alle azioni performative, dalle immagini fotografiche e filmiche ai lavori a tecnica mista, con un essenziale corredo di materiali di documentazione. A conclusione della mostra, nel 2014, il Madre produrrà un’importante pubblicazione monografica bilingue (italiano / inglese), edita da Electa, che includerà, tra l’altro, un esteso apparato critico, bio-bibliografico e iconografico comprendente immagini a colori e schede di approfondimento su tutti i nuclei di opere presentate, una serie di saggi inediti, un’estesa antologia di testi storici e dizionari-lemmari critici.

Ripercorrendo la biografia dell’artista – le cui origini e formazione baresi vengono indagate a fondo – una seconda mostra sarà presentata, nei primi mesi del 2014, al Teatro Margherita di Bari (città natale dell’artista). Concepita appositamente per gli spazi del Teatro Margherita e organizzata in collaborazione fra Fondazione Donnaregina, Napoli, e Comune di Bari, la mostra riunirà opere e documentazioni dagli anni ’70 (fra cui documentazione della mostra personale dell’artista al Castello Svevo di Bari nel 1970, quale vincitore del Premio Nazionale Pino Pascali, attribuito dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma) alla produzione più recente, in cui l’elemento della messa in scena sarà il filo conduttore di un allestimento che, ripercorrendo i principali snodi della ricerca di Vettor Pisani, evocherà al contempo la natura e la vocazione originaria degli spazi espositivi del Teatro Margherita.

Vettor Pisani nasce a Bari nel 1934 (anche se l’artista, ricordando le origini della sua famiglia, dichiarava in alcune occasioni di essere nato a Ischia o a Napoli), e muore a Roma nel 2011.
Mostre personali gli sono state dedicate da istituzioni quali la Galleria nazionale d’arte moderna, Roma (mostra al Castello Svevo, Bari, in qualità di artista vincitore del Premio Nazionale Pino Pascali) nel 1970, il Museum Folkwang di Essen nel 1982, la Diputació de Valencia nel 1990, nel 1992 dalla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento, nel 2011 dalla Fondazione Morra-Palazzo Ruffo di Bagnara, Napoli, e nel 2012, a pochi mesi dalla scomparsa dell’artista, dal MACRO di Roma. Pisani ha partecipato a numerose mostre periodiche e biennali fra cui, oltre a Documenta V, Kassel, nel 1972, alla Biennale di Venezia (1972, 1976, 1978, 1984, 1986, 1990, 1993, 1995) e alla Quadriennale di Roma (1973, 1986, 1992), ricordiamo la XV Biennale, San Paolo del Brasile (1979) e la Nouvelle Biennale de Paris, Parigi (1973, 1985). Tra le mostre collettive a cui ha partecipato ricordiamo: Amore mio, Palazzo Ricci, Montepulciano (1970); Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1970); Contemporanea, Parcheggio di Villa Borghese, Roma (1973-1974); Italy Two. Art Around ’70, Museum of Civic Center, Philadelphia (1973); Rencontre internationale ouverte de vidéo, Espace Pierre Cardin, Parigi (1975); Arte e critica 1980, Galleria nazionale d’arte moderna, Roma (1980); Through the Looking Glass, Palazzo delle Esposizioni, Roma, (1980); Linee della ricerca artistica in Italia 1960- 1980, Palazzo delle Esposizioni, Roma (1981); Avanguardia/Transavanguardia 68-77, Roma (1982); Italian Art Now: an American Perspective, Solomon R. Guggenheim Museum, New York (1982); Arte Italiana 1960-1982, Hayward Gallery, Londra (1982); Nell’Arte. Artisti italiani e francesi a Villa Medici, Accademia di Francia, Roma (1983); Der Traum des Orpheus: Mythologie in der italienischen Gegenwartskunst, 1967-1984, Städtische Galerie im Lenbachhaus, Monaco (1984); L’Italie aujourd’hui: Regards sur la peinture italienne de 1970 à 1985, Centre national d’Art contemporaine-Villa Arson, Nizza (1985); Terrae Motus e Terrae Motus 2 a Villa Campolieto, Ercolano, nel 1986, e al Grand Palais, Parigi, nel 1987; Beuys zu Ehren, Städtische Galerie im Lenbachhaus, Monaco (1986); Emerging Artists 1978-1986: Selections from the Exxon Series, Solomon R. Guggenheim Museum, New York (1987); Mythos Italien, Bayerische Staatsgemaeldesammlungen, Monaco (1988); Open Mind (Gesloten Circuits), Museum van Hedendaagse Kunst, Gent (1989); Orientamenti dell’arte italiana: Roma 1947-1989, Casa Centrale degli Artisti, Mosca; Sala Centrale delle Esposizioni, Leningrado (1989); Pittura italiana da Collezioni Italiane, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (1997); Minimalia. Da Giacomo Balla a … / Minimalia. An Italian Vision in 20th Century Art, Palazzo Querini Dubois, Venezia-Palazzo delle Esposizioni, Roma-P.S.1, New York (1997-2000); Il Bello e le bestie – Metamorfosi, artifici e ibridi dal mito all’immaginario scientifico, MART- Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (2005); Celebration / Institution / Critique, Fondazione Galleria Civica-Centro di Ricerca sulla Contemporaneità, Trento (2009); Inganni ad arte. Meraviglie del trompe l’oeil dall’antichità al contemporaneo, Palazzo Strozzi, Firenze (2009).

Immagine: Michelangelo Pistoletto e Lo Zoo. L’uomo ammaestrato, Vernazza, 17 agosto 1968 (dettaglio: Maria Pioppi). Collezione Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, Biella. Foto Copyright Bruno Scagliola

Ufficio Stampa:
Monica Brognoli, Anna Salvioli ufficiostampa.electa@mondadori.it
Angelo Cirasa angelocirasa@gmail.com

Inaugurazione 20 dicembre alle 19

Madre Napoli
via Settembrini 79, Napoli
Orario: Lunedì / Sabato 10.00 - 19.30 Domenica 10.00 - 20.00 Martedì chiuso
Biglietti: Intero 7€ Ridotto 3.50€

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Giosetta Fioroni
dal 22/12/2015 al 10/1/2016

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