Spazio Paraggi
Treviso
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Franco Cimitan e Riccardo Costantini
dal 20/12/2013 al 18/1/2014
lun-ven 9-19. Sab e dom 16.30-20

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Spazio Paraggi




 
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20/12/2013

Franco Cimitan e Riccardo Costantini

Spazio Paraggi, Treviso

Antitesi. L'ottocentesco e il contemporaneo, il vuoto e il pieno, il cielo e la terra, l'astratto e la realta': sono questi i contrasti che contraddistinguono i due pittori, che hanno pero' un punto d'incontro, la pittura ad olio.


comunicato stampa

Verrà inaugurata sabato 21 dicembre alle ore 18.30 la mostra ANTITESI di Franco Cimitan e Riccardo Costantini. Questa mostra, realizzata in collaborazione con Segnoperenne di Gaetano Salerno, fa parte del progetto dello Spazio Paraggi di affiancare gli artisti affermati a quelli emergenti.

I dipinti del più noto Franco Cimitan e del giovane Riccardo Costantini si intersecano in un duetto pieno di contrasti. L’ottocentesco e il contemporaneo, il vuoto e il pieno, il cielo e la terra, l’astratto e la realtà – sono questi i contrasti che contraddistinguono i due pittori, che hanno un punto d’incontro, la pittura ad olio.

L’abbinamento delle opere dei due pittori è sorprendente e siamo lieti di esporle allo Spazio Paraggi, perché crediamo fermamente nel connubio tra il classico e il moderno. Durante l’inaugurazione, sabato 21 dicembre alle ore 18.30, i lavori dei due artisti saranno presentati da Gaetano Salerno.

Franco Cimitan
Franco Cimitan è nato a Bressanone (Bz) nel 1960. Fin da ragazzo ama la pittura e il disegno e dagli inizi degli anni '80 si dedica con maggiore interesse alle tecniche pittoriche antiche. La sua prima mostra è del 1985. Si tratta di una mostra collettiva che lo vede proiettato in un'atmosfera mitteleuropea: la “Biennale dei Giovani Artisti dell'Europa Mediterranea” a Barcellona. Seguono poi numerose mostre collettive e personali. Nel 1993 è tra i fondatori del gruppo simbolista Triplani, che si propone la ricerca di linguaggi artistici alternativi. L'opera di Cimitan offre una rivisitazione di sensazioni oniriche che sconfinano in atmosfere surreali e metafisiche, ma mantenendo le radici ben salde con la tradizione dei paesaggisti veneti. Nelle sue tele, dalle quali emerge chiaramente la ricerca del passato, gli effetti di chiaro scuro e controluce sono ottenuti attraverso una tecnica elaborata, che si basa sulla stesura di colori ad olio su tela e tavola, utilizzando come velatura-finitura la cera d'api. Dal 1985 ad oggi ha tenuto più di venti mostre personali e ha partecipato alle collettive in Italia, in diversi paesi europei e negli Stati Uniti.

Riccardo Costantini
Riccardo Costantini nasce a Venezia nel 1981. Diplomatosi presso il Liceo Artistico Statale di Venezia si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove consegue il diploma in pittura e successivamente al Biennio Specialistico in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo con indirizzo Pittura. Partecipa a numerosi concorsi ed esposizioni in Italia e all’estero, tra le quali ricordiamo la partecipazione alla prima edizione di ad “Art Stays”, Ptuj, Slovenia, la vincita della borsa di studio Bevilacqualamasa del 2004 e la personale di Parigi alla “Galerie l’Échaudé” nel 2012. Collabora dal 2007 con la “Galleria l’Occhio” di Venezia. Vive e lavora tra Venezia e Burano, l’isola in cui è cresciuto.

ANTITESI
testo critico a cura di Gaetano Salerno
L’antinomia non contraddice la tesi; ne fortifica anzi il messaggio nell’antitesi, anche se apparentemente ad essa contrapposta, unendo concretamente in un paradosso comunicativo due linguaggi indipendenti e concettualmente inconciliabili, come i lavori di Franco Cimitan e Riccardo Costantini.

Quel certo sguardo sul mondo che è poi il motore primo di ciascuna azione artistica come riorganizzazione scenica del dato visivo, conduce i due artisti a sviluppare una visione pittorica opposta ma legata da meccanismi propri del guardare e paradigmatici delle illusorie divagazioni del dipingere.

Analitico il lavoro di Riccardo Costantini, ricco di dettagli minimi e di segmenti riassuntivi attraverso i quali l’artista penetra lo spazio pittorico per riorganizzare la veduta, pervenendo lentamente all’insieme delle componenti, lentamente svelate sulla tela attraverso intersecanti e serrate linee e cromie paratattiche; sintetico invece il lavoro di Franco Cimitan, organizzato in profonde vedute unitarie e coese, immediatamente dichiarate da colori subordinati ai loro stessi complementari, piegati alle regole della prospettiva cromatica, veicolanti di emozioni che nell’immediatezza e nello stupore della scoperta dirigono i nostri sguardi verso livelli ulteriori e interni della trama narrativa, fino a perderci in essa.

Verso la verosimiglianza della pratica iperrealista Riccardo Costantini (iper-scrutante) incontra al centro di questo biunivoco e serrato dialogo linguistico il percorso di Franco Cimitan (iperpercipiente), diretto invece al vero pittorico; il primo, rinunciando alla soggettiva interpretazione del mondo ne rende uno spaccato quanto mai puntuale e minuzioso, facendo appello a concetti di bellezza indubitabili, classicamente eccessivi nel rigore delle forme umane; il secondo invece, anteponendo all’esattezza della visione l’incertezza morbida e fluida dei sentimenti e appellandosi a libertà sublimi, sconvolge la nostra lettura e il nostro recupero del testo pittorico all’interno di atmosfere quanto mai incerte e inafferrabili. Il mondo statico e in attesa di Riccardo Costantini, invaso da campiture accese dal vago sapore metafisico, esiste speculare a quello ritratto da Franco Cimitan, percorso da linee energetiche che producono scomposte e caotiche pennellate pluridirezionali e sbuffi di colore; ciascuno a suo modo connesso con gli elementi terraquei dalla cui unione prende forma la materia del cosmo, prima di espandersi ed esistere libera, concreta o soltanto evocata, oltre la forma pensata.

Le iperboli di corpi e carni vivide esposte al sole di Costantini, offerte senza schermi moralistici, attirano voyeuristicamente la nostra attenzione, costringendoci poi a proseguire oltre la sensualità dei corpi, intuire nei frame pittorici una visione sincretica di una quotidianità anonima dipanata in lungo, desiderosa di essere guardata, ascoltata, dipinta e prossima alla consacrazione iconica conferita dal potere eterno e commemorativo della pittura che dialoga con la fotografia e inverte i ruoli di chi osserva e di chi invece è osservato. Evocazioni di umanità trascese invece le parossistiche tempeste e i cieli plumbei di Cimitan, metaforiche condizioni ambientali, cangianti come gli stati dell’animo, imprevedibili e inattese come gli esiti di parabole esistenziali; nelle improvvise lumeggiature che, nascoste dalle nubi, annunciano un probabile e sereno futuro si insinua un dato emotivo inquieto, una digressione psicologica imprevista e accentuata dallo stridente contrasto con le serenità apparenti di corpi vacanzieri delineati dal sole. Gli stati d’animo sono così celebrati da un’ estetica della luce che si riscopre metafisica della luce, emanazione di una potenza superiore a quella umana, di una scintilla creazionista che ci origina, ci sovrasta e ci condiziona, eternamente.

Costruita ed accademica la pennellata di Riccardo Costantini, regolata dai formalismi estetici della materialità contingente ed oggettiva, si stempera così nelle citazioni protoromantiche ottocentesche di Franco Cimitan che invece avviano una visione primariamente sinestetica e multisensoriale; contemplare la gamma cromatica nella sua interezza, indagare il buio o accecarsi nella luce, pervenendo ad antitetiche suggestioni tonali, rende perciò bene l’idea di una realtà multiforme, prigioniera degli estremi, eternamente fluida e la natura di una pittura - ricongiunte le tesi alle antitesi e ridotte le superficiali asimmetrie – orientata alla costruzione di una nuova esegesi della natura, colta nella sua eterogenea simultaneità.

Inaugurazione sabato 21 dicembre ore 18.30
presentazione critica a cura di Gaetano Salerno

Spazio Paraggi
Via Pescatori 23, Treviso
Dal lunedì al venerdì: 9.00 - 19.00
Sabato e domenica: 16.30 – 20.00
Ingresso gratuito

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