Lettere dal fronte. L'artista si e' ispirata alle lettere che il padre Egidio Battisti, morto nel corso della Seconda guerra Mondiale, spediva dai Balcani alla famiglia. In mostra 18 quadri.
“Lettere dal fronte” comprende 18 quadri della pittrice Silvia Battisti da Sovramonte, (Belluno) ispirati alle lettere che il padre Egidio Battisti, morto nel corso della II° guerra Mondiale, spediva dalla Balcania alla famiglia. L’iniziativa ha il patrocinio dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra e dell’Amministrazione comunale di Vigevano.
Silvia Battisti nata a Sovramonte (BL), residente a Cinisello Balsamo (Mi), ha conseguito il Diploma di Maturità Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia ha frequentato un corso di pittura con il maestro Santomaso all’Accademia di Belle Arti di Venezia ha conseguito il Diploma di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano con la tesi: “Oskar Schlemmer e il teatro astratto”. Ha vissuto a Zurigo e a Varsavia dove ha seguito un corso di cinematografia. Ha seguito un corso sul pensiero ebraico all’ Università di Gerusalemme. Ha insegnato materie artistiche fino al ‘99. Ha ricevuto la medaglia d’oro per il disegno nel 1992 nel concorso internazionale di disegno e pittura della città di San Remo (Imperia).
In riferimento a questa mostra Silvia Battisti scrive:
Colpita dalla viva e umana scrittura di mio padre, che con semplicità e come se parlasse, esprimeva i suoi sentimenti di affetto, di amore, gli stati d’animo di solitudine e di silenzio nei luoghi di guerra, la speranza e la percezione del pericolo nell’uso o nell’assenza di parole, ho deciso di conservare ogni sua lettera alla memoria di quanti morirono a causa delle mire espansionistiche militari di governi con paranoica idea di potenza, di superiorità di razza, di sfruttamento, ma non solo, anche a coloro che oggi nell’alienazione del qualunquismo, della superficialità negano o falsificano la storia, ai giovani perché sappiano aprire armadi della verità sulle guerre e le loro stragi del Novecento.
Ora alcune osservazioni sul lavoro.
Le lettere non parlano della guerra, sono autocensurate, il mio intendimento è far intravvedere attraverso il montaggio di ritagli di notizie, di immagini da manifesti di propaganda, la guerra e il contrasto, lo stridore con le lettere dove la famiglia, il denaro inviato, la fotografia mai arrivata è oggetto di comunicazione. Il soldato è prigioniero del suo silenzio, della impossibilità di esprimere il tormento, la paura, il dubbio, la violenza, l’assurdità della guerra. Il soldato oggetto della guerra, il soldato oggetto della retorica tuttora. I vetri rotti che coprono le immagini e le lettere sono legati da fili di metallo, perché niente venga dimenticato. Con la trascrizione di alcune frasi ho dato valore a parole, gesti, cose semplici. Con una regressione voluta, cosciente ho tracciato segni e macchie come quando bambina scarabocchiavo le “sue” lettere. L’emozione è stata forte, ma è stata guidata per lasciare la traccia, perché anche altri la seguano per non dimenticare.
Inaugurazione 18 gennaio ore 18
Spazio Rocco Scotellaro
via Cesarea, 49 - Vigevano (PV)
merc e ven. 21-23, giov. e sab. 17-19