Filippo De Pisis
Manuele Cerutti
Pinot Gallizio
Luigi Ficacci
Anna Musini
Maria Teresa Roberto
I De Pisis di Alberto Rossi: un'ampia scelta di acquerelli e olii di Filippo De Pisis che fanno parte del generoso lascito disposto da Alberto Rossi nel 1956. Manuele Cerutti: i dipinti offrono visioni sospese, relazioni inaspettate, sinergie spontanee che sussistono tra le cose. Pinot Gallizio: in mostra 4 dipinti del 1963 in cui il segno a spirale si fa via via piu' teso ed essenziale, mentre la cromia si avvicina progressivamente al nero.
30 gennaio - 6 aprile 2014
I De Pisis di Alberto Rossi: una collezione segreta.
a cura di Luigi Ficacci
La Wunderkammer della GAM apre il 2014 con un’importante novità: il progetto, che da cinque anni presenta al pubblico preziosi nuclei del patrimonio grafico del museo, si trasferisce in uno spazio espositivo nuovo, più ampio, attiguo al Gabinetto Disegni e Stampe. La nuova dislocazione rende più immediata la relazione tra il progetto espositivo e l’ampia collezione grafica conservata nel Gabinetto Disegni e Stampe, ribadendo la specifica vocazione di Wunderkammer: offrire al pubblico saggi sulla qualità e le peculiarità della vasta collezione posseduta dal Museo, tra le maggiori raccolte grafiche italiane, il cui arco cronologico si estende dagli ultimi anni del Settecento alla contemporaneità.
Se il Gabinetto Disegni e Stampe, inaugurato il 6 marzo 2013 grazie al contributo della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, è divenuto in questi primi mesi un punto di riferimento per il pubblico interessato a ricevere informazioni, condurre ricerche e consultare gli originali conservati, la Wunderkammer può da oggi consolidare la sua missione allestendo in questo nuovo spazio rassegne di maggiore ampiezza, che consentono veri e propri approfondimenti rispetto ad autori e temi trattati, con la possibilità di ospitare significativi nuclei di opere appartenenti anche ai fondi grafici di musei italiani e stranieri.
La mostra allestita per l’inaugurazione è dedicata ad un’ampia scelta di acquerelli ed oli di Filippo De Pisis che fanno parte del generoso lascito disposto da Alberto Rossi nel 1956, periodo in cui la Galleria d’Arte Moderna era sollecitata a rafforzare la qualità e l’importanza della propria collezione in vista della riapertura nel nuovo edificio progettato da Bassi e Boschetti (1959). Uomo di profonda cultura letteraria, artistica, musicale e cinematografica, critico e giornalista, Alberto Rossi (Induno Olona-Varese- 1893 – Torino 1956) fu presenza fondamentale delle pagine culturali de “La Stampa”. In un momento drammatico della sua esistenza, egli volle lasciare alla Galleria la sua raccolta d’arte che comprende anche importanti lavori di Giorgio Morandi, Arturo Tosi, Felice Casorati ed altri artisti del Novecento.
Le opere esposte sono testimonianza del rapporto che unì Rossi a De Pisis e dipendono dalle circostanze dei loro reciproci contatti. La loro scelta consente di descrivere le fasi salienti dello stile di De Pisis e la peculiarità della sua evoluzione in ambito europeo. Le opere esposte vanno infatti dal dipinto a olio Natura Morta in grigio con caffettiera del 1923, che è un’ interpretazione tipica della generale tendenza classicistica post avanguardistica, a una serie di disegni del periodo parigino (tra 1925 e 1939) che illustrano l’apertura delle forme ad un respiro pittorico senza pari nel panorama artistico, recuperando la libertà della pittura del romanticismo e dell’impressionismo e un’euforia lirica inconfondibile di De Pisis. Oltre a significative opere del successivo periodo milanese (1939-1943), il culmine dell’esposizione consiste in una serie di magnifici fogli e dipinti del periodo veneziano (1943-1948), con nudi, volti di ragazzi e nature morte, caratterizzati da una sconvolgente esuberanza pittorica. Gli ultimi struggenti acquerelli del disperato periodo finale della vita dell’artista, durante i ricoveri a Villa Fiorita a Brugherio presso Milano, attanagliati dalle fasi alterne della malattia, esprimono in dissolvenza diafana un’altissima qualità poetica. Le opere che dalla segretezza discreta della passione artistica di Alberto Rossi emersero alla sua morte come patrimonio destinato ad arricchire la Galleria, sono dunque una guida dal personalissimo carattere, utile alla comprensione del vertiginoso talento e dell’originalità inventiva di Filippo De Pisis.
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30 gennaio - 6 aprile 2014
Manuele Cerutti
Terza edizione: Gente in strada (passaggio pedonale)
a cura di Anna Musini
Manuele Cerutti utilizza la pittura come strumento privilegiato della sua ricerca, sperimentandone possibilità espressive e vincoli tecnici mediante una profonda conoscenza della tradizione e sviluppando un proprio discorso personale.
Lontano dalla frenesia dei ritmi della società contemporanea, dalla velocità delle immagini multimediali e digitali, Manuele Cerutti indugia nei tempi lunghi e dilatati propri di una certa pittura che consentono una riflessione sul guardare e sulla visione pittorica. Il lavoro in solitudine nello studio è costituito da una ricerca meticolosa, da ripensamenti, dall’attenzione alla scelta dei colori, alle variazioni di luce naturale durante il giorno, rivelando affinità con l’approccio minuzioso e meditativo di un grande maestro del Novecento italiano come Giorgio Morandi: appena evocato tuttavia e subito contraddetto perché la ricerca di Cerutti non guarda tanto l’interiorità dell’oggetto quanto il suo protendersi verso altri oggetti compreso l’osservatore.
Dall’intimità del suo studio, l’opera di Manuele Cerutti si apre all’indagine universale sulla realtà ponendo interrogativi sull’identità e la trasformazione delle cose che ci circondano. La sua ricerca si focalizza intorno a piccoli oggetti che possiede, minuscoli legni, minerali, frammenti di ossa di animali reperiti lungo sentieri di montagna, che astratti dal loro contesto, sono dipinti sulla tela. La plasticità, la presenza fisica, quasi scultorea, degli oggetti, emerge con forza da sfondi di tonalità neutre di grigi, marroni terra-bruciata, ocra, senza una precisa collocazione spazio-temporale. I dipinti offrono visioni sospese, relazioni inaspettate, sinergie spontanee che sussistono tra le cose indipendentemente dalla loro natura e materia in una prospettiva di relazionalità degli oggetti: un chiodo di ferro si erige in verticale e si curva quasi impercettibilmente verso una tazzina; un pomello di una porta e un piccolo osso dalla sommità tonda si fiancheggiano; una tela si appoggia con un angolo allo spigolo di un muro.
I titoli delle opere suggeriscono un lavoro che procede lentamente, una profonda rielaborazione mentale da parte dell’artista che, attraverso memorie personali, stati emozionali, suggestioni letterarie e filosofiche, percepisce l’incontro tra gli oggetti che si attraggono in un dialogo di forme e di composizioni. L’installazione presentata per Vitrine mette in luce come il lavoro pittorico s’inserisce in una circolarità di sguardi tra soggetto che guarda e oggetto osservato, soffermandosi nell’opera d’arte per afferrare il flusso continuo delle cose, i messaggi che esse inviano, il passaggio di visioni che ne deriva, lo scambio di relazioni che costituiscono la realtà. Nella confusione caotica dell’immaginario contemporaneo l’artista crea un intervallo di contemplazione e ascolto, e invita lo spettatore a partecipare a questo momento attraverso il suo incontro personale con l’opera.
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30 gennaio - 6 aprile 2014
Pinot Gallizio. Ultime notizie
a cura di Maria Teresa Roberto
Il primo appuntamento di Surprise nel 2014 è dedicato a Pinot Gallizio in occasione del cinquantesimo anniversario della morte, avvenuta mentre egli stava preparando la sala personale alla Biennale di Venezia del 1964.
Pinot Gallizio (Alba, 1902-1964) teorizzò e praticò tra il 1956 e il 1959 la “pittura industriale”, intervenendo su lunghi rotoli di tela o carta e sperimentando nella Caverna dell’antimateria il passaggio dalla pittura alla costruzione d’ambiente. Il rapporto costante tra teoria e pratica, particolarmente intenso nel periodo della partecipazione all’Internazionale Situazionista di cui fu uno dei fondatori, l’interesse per la relazione tra arte e struttura della materia, le valenze antropologiche e sociologiche che caratterizzarono l’intero percorso di Gallizio aprono alle istanze e alle problematiche della ricerca artistica dei decenni successivi.
Tra il 1962 – con il ciclo delle Notti di Cristallo di cui fa parte la Notte barbara della GAM – e il 1963, la sua pittura si aprì a uno sguardo insieme geologico e cosmico, in cui la sperimentazione materica si traduceva direttamente in invenzione pittorica. Questa mostra, organizzata in collaborazione con l’Archivio Gallizio di Torino, mette a fuoco quella stagione attraverso quattro dipinti del 1963 in cui il segno a spirale si fa via via più teso ed essenziale, mentre la cromia si avvicina progressivamente al nero, colore dominante dell’ultimissima produzione dell’artista.
Contatti stampa:
Fondazione Torino Musei T +39 011 4429523 – F +39 011 4429550
Daniela Matteu – daniela.matteu@fondazionetorinomusei.it
Tanja Gentilini – tanja.gentilini@fondazionetorinomusei.it
Le tre mostre inaugurano mercoledì 29 gennaio alle ore 18.30
Museo d'Arte Moderna-GAM
via Magenta, 31, Torino
Orario: da martedì a domenica ore 10-19.30, giovedì dalle 10 alle 22.30
Ingresso: intero € 10, ridotto € 8, gratuito ragazzi fino ai 18 anni