Reperti antropologici del costruttivismo popolare. Col suo lavoro, l'artista ungherese non scade mai in semplice cronaca, ma gioca ironicamente sulle grandi utopie novecentesche.
«Vorrei vedere in che modo la tradizione modernista possa essere percepita dalla cultura popolare dopo una grande catastrofe quando i sopravvissuti dovranno ricostruire le loro case dai rifiuti», con questa frase l’artista ungherese sintetizza alcuni dei principali interessi della sua ricerca artistica e forse più in generale della sua vita.
La sua poetica trae spunto dalle avanguardie storiche e dalle conseguenti utopie per ragionare sulla capacità dell’arte d’essere riferimento e parte attiva nella vita. La sua “curiosità” è alla base d’importanti riflessioni su temi riguardanti la necessità dell’arte nella società contemporanea e sul ruolo dell’artista in questioni sociali ed economiche, gravi e irrisolte, suggerite dall’attuale situazione in cui verte il nostro continente.
Pur esprimendo una forte critica alla società contemporanea, col suo lavoro Kaszás non scade mai in semplice cronaca, in critica retorica, né tanto meno strumentalizza l’arte a fini propagandistici. Egli gioca ironicamente sulle grandi utopie novecentesche per verificare la capacità dell’arte e della ricerca di individuare nuovi principi estetici alla base del rapporto tra l’opera e l’individuo, la collettività e l’ambiente in cui questi agiscono.
Nella sua prima mostra personale in Italia Kaszás presenta quattro lavori che affrontano questo tema da altrettanti punti di vista.
1. Bird Houses Legno riciclato, pittura, corda. Parte del progetto ‘Animal Farm’, in itinere dal 2011.
Quattro casette per uccelli sono installate in alto, nelle sale della galleria, assieme a delle bacheche con affisse foto e immagini che descrivono come installare queste casette sugli alberi, riferimenti estetici del costruttivismo che hanno influenzato la loro forma, informazioni sulle differenti specie di volatili che utilizzano questi nidi. Ironicamente Kaszás crea queste abitazioni per animali in stile costruttivista, quando invece le avanguardie storiche si sono confrontate solo o soprattutto con spazi umani. Egli immagina una fattoria dentro il BauHaus il cuore della ideologia utopistica. Ma dietro questo visione esiste uno studio e una riflessione attenta su come tali forme e tali strutture possano conciliare le necessità vitali degli uccelli in un paesaggio ormai fortemente antropizzato spesso letale per la sopravvivenza stessa delle specie ornitologiche. Il tutto sempre nel rispetto di principi generali di economicità che vanno dal semplice abbattimento dei costi di produzione fino a ragioni ben più critiche riguardanti l’impatto ambientale.
2. Architectural Phantasies (after Chernikhov) Pannelli in plexi-glass graffiati, 2010-13.
Un display in legno dipinto nero, di chiara matrice costruttivista, su cui sono installati diversi disegni realizzati incidendo il plexiglass. Una tecnica ormai diffusa nelle aree metropolitane dove è facile imbattersi in queste incisioni indelebili realizzate sui finestrini dei mezzi pubblici o più in generale su tutte le superfici trasparenti che la città offre. Anche in questo caso una documentazione scritta e d’immagini descrive il fenomeno nella città di Chernikov. Una nuova forma di graffitismo che lascia ai posteri reperti archeologici più durevoli (difficili da cancellare e realizzati su materiali praticamente indistruttibili) di gran parte delle opere d'arte conservate nei musei. Nel caso specifico i disegni riproducono edifici ideati da importanti architetti dell’avanguardia russa su cui insistono super eroi dei comics americani. Entrambi i soggetti sono espressioni della cultura modernista, le architetture ne rappresentano la forma più “alta”, i fumetti, invece, fanno parte delle culture popolari.
3. Doctrine wheel (Propa-dharma) Installazione (legno e pittura), 2014.
In questo lavoro, Kaszás si ispira a un display pubblicitario realizzato dall’artista russo Gustav Klutsis nel 1922 utilizzato come strumento di propaganda politica. Kaszás (fedele al suo credo che tra le altre cose fa grande attenzione all’economicità dei processi: materiali di scarto per la sua costruzione e un meccanismo “a mano” per il suo funzionamento), trasforma tale strumento pubblicitario in una sorta di totem, dal forte significato spirituale, su cui trascrive testi anti propaganda o forse oggi meglio dire anti-pubblicitari. Le 24 tabelle prevedono altrettanti frasi dipinte sulle stesse, alcune delle quali sono: “which cannot be put into words” (ciò che non può essere espresso a parole); “free from the known” (liberi dal significato); “which is not translatable” (ciò che non è traducibile); “that is not recognized” (ciò che non è riconosciuto); “that state of stillness” (quello stato di immobilità); “which is beyond time” (ciò che è senza tempo); “beyond experience” (oltre l’esperienza);“beyond knowing” (aldilà della conoscenza). Un’opera che riflette sul grande potere persuasivo dei media, sulla loro necessità, e soprattutto sul loro utilizzo che non può prescindere dalle responsabilità di chi li gestisce in relazione a contenuti e finalità.
4. Spacial occupation Materiali vari, 2014.
Un display astratto e geometrico che ha come riferimento estetico il “De Stijl” olandese e in particolare artisti quali Vandongerloo e Doesburg, grazie al quale vengono mostrati modelli di ricoveri di fortuna realizzati dai vagabondi senza dimora. Un’opera nella quale è palese la critica all'utopia immaginifica, nel confronto tra “lo stile” modernista e una realtà distopica quale quella triste e grave della società dei senza tetto.
Questo lavoro è anche un’anticipazione di quello che l’artista ungherese realizzerà alla biennale di Sidney la prossima primavera.
Inaugurazione sabato 15 febbraio 2014 alle 19
Galleria Collicaligreggi
via Oliveto Scammacca 2/a, Catania
Orari di apertura: Martedi a Sabato, ore 16 - 19 o su appuntamento
Ingresso libero