Spazio Tadini
Milano
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Quattro mostre
dal 28/2/2014 al 25/3/2014
mar-sab 15.30-19

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Spazio Tadini




 
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28/2/2014

Quattro mostre

Spazio Tadini, Milano

Inaugurano le mostre: "Viaggio a colori" di Andrea Marostegan, la personale di Rosanna Forino, "Circuito lirico" di Mario De Leo e "Meduse" di Mario Bay.


comunicato stampa

Andrea Marostegan
Viaggio a colori

A cura di Melina Scalise

Andrea Marostegan è un pittore viaggiatore del nostro tempo che ha inglobato il senso del viaggio ottocentesco e l’ha fatto suo impregnandolo di contemporaneità. Sono lontani i tempi di Johann Wolfgang von Goethe, di quando scrisse “Viaggio in Italia” (1816) coronando il valore del viaggio e del paesaggio come stimolo creativo principe per scrittori, poeti e artisti. Tuttavia per Marostegan, come per gli artisti di allora, il viaggio è parte della sua vita e fonte esclusiva di conoscenza e strumento di esplorazione interiore. Le sue peregrinazioni avvengono, come nell’800, prevalentemente a piedi, tra la gente, facendosi accogliere dalle popolazioni locali. La luce, i colori, il catturarne le forme e i riflessi tornano, oggi, come allora, ad assumere nei suoi lavori pittorici, un ruolo da protagonisti. “Dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” Si chiedeva Gauguin intitolando uno dei suoi capolavori ispirati alla Polinesia. Nella società contemporanea l’urgenza di questa domanda è tornata pregnante, specie per tutelare il Pianeta, le nuove generazioni e attribuire un senso al nuovo assetto geopolitico –economico mondiale. Così Marostegan, come faceva Edwin Church - l’artista americano che ogni primavera intraprendeva un viaggio a piedi per schizzare il paesaggio - lascia ogni anno la sua campagna biellese e approda sempre in un luogo diverso, esotico, come ormai è sempre più raro essere. Il colore è il protagonista assoluto delle sue tavolozze così come nelle tele dei pittori fauve. Egli trova la forza espressiva nella varietà cromatica e nel gesto primitivo, quasi naif: le sue tavolozze d’impasto, infatti, diventano spesso esse stesse dipinti, paesaggi da inventare dove il luogo sta nella provvisorietà, nel susseguirsi dei gesti dell’uomo, non nella stratificazione delle ere geologiche, ma dei ricordi e delle loro attribuzioni di senso.

Biografia
Nato a Biella il 26 luglio del 1973 ha sempre avuto uno spirito anticonformista e libero. Il suo primo viaggio all’estero risale all’estate del 1990 in compagnia di amici a Parigi. L’aria di Montmatre è stata fatale: guardavo incantato gli artisti e li invidiavo perché mi sembravano uomini liberi. Torna in Italia profondamente cambiato. “Pensai che l’arte di arrangiarsi potesse essere un mestiere e iniziai a dipingere con coraggio e incoscienza, principalmente ricostruendo paesaggi”.
Il suo percorso professionale inizia nel 1993 quando frequenta l'associazione culturale dell'artista incisore Roberto Streglio. Nel 1995 lascia l'associazione per il desiderio di allestire uno studio proprio. Dal 1997 al 2000 si trasferisce a Londra dove dipinge e si mantiene facendo il cuoco. Nel 2001 presenta la mia prima personale Everyday's life. Nel 2002 a Torino, presso la galleria Andrea Targa espone una serie di dipinti messi insieme durante il soggiorno a Londra.
A novembre del 2003 si trasferisce nella Repubblica dominicana per alcuni mesi, poi intraprende nuovi viaggi dai Caraibi al Sud America fino in Asia.Questi luoghi sono stati fonte d’ispirazione di tutto il suo lavoro. Ha esposto molto sia all’estero che in Italia. Ha in curriculum 11 personali si cui significative alcune di Roma, Torino, Milano e Biella e più di 12 collettive di cui la fiera Arte Padova nel 2011.

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Rosanna Forino

A cura di Francesco Tadini

“Il mio modo di guardare il quadro non è puramente istintivo, emotivo, ma razionale, intuitivo; posso capovolgere il quadro, riguardarlo e scoprirlo, questo mi fa vedere altro, mi stimola anche se è un gesto spontaneo, lo ha fatto anche Kandinsky con un suo paesaggio e questo gesto lo ha portato lontano... “ così racconta l’artista Rosanna Forino parlando del suo lavoro. Qui a Spazio Tadini vogliamo fare un omaggio a un’artista che riteniamo abbia dato un contributo importante al panorama artistico e culturale milanese, proponendo una selezione di suoi lavori recenti.

Scrivono di lei: Alberto Veca (2008) “Sono in antagonismo, sia pure concordi nel mettere insieme un'immagine risultante, il tratto del disegno, netto e definito e il tratto disteso della pennellata: in questo caso si vuole sottolineare la registrazione di un tempo della realizzazione, con tutta l'emozione che il percorrere la superficie con un colore determina; in quello l'attenzione è concentrata su quanto viene delineato, una precisione calligrafica rispetto all'immediatezza del gesto. Una felice consonanza di opposti del linguaggio figurativo che in effetti sono antitetici in un ristretto mondo del fare immagine attenta al valore "linguistico" degli elementi che costituiscono l'immagine. L'allusione a una figuratività è costante nel lavoro dell'artista, una meditazione sul "paesaggio", inteso come esplorazione delle coordinate spaziali in cui l'uomo determina la propria posizione rispetto allo spazio e al tempo, alla propria storia (...)”

Flaminio Gualdoni (2001) È una sorta di piacere intenso, e per fortuna non segreto, a presiedere la vita d'atelier di Rosanna Forino. Una vita fatta di luci alte, nette e d'un rapporto di limpida sensuosità con le sostanze coloristiche. Da sempre, Forino ha scelto per sè, per questi suoi haiku pittorici, il linguaggio della geometria, delle forme prime? non pure, non ideologicamente stabilizzate: essenziali, piuttosto. Forme che non valgono sagome, bensì la distillazione di gesti formativi. E’ su questi due punti che può impostarsi una lettura pertinente del suo lavoro, che soprattutto nelle stagioni ultime ha trovato il passo, la souplesse, la pienezza del raggiungimento definitivo. Sono forme prime, perché non derivano ortopedicamente dal sogno di perfezione plastica che pure molte avanguardie del secolo avevano coltivato.

Forino, ha ben notato Dmitrij Sarabianov, scava entro la sensazione naturale: meglio, verrebbe da dire, entro un sentimento del naturale che, in questi anni, è giunto a identificare nell'animo della pittrice lo stream vitale dell'ondeggiare marino, e il mistero meravigliato del variare di sostanza luminosa di mare e cielo, come valore complessivo dell'altro, di ciò che, fuori di noi, ci consente di pensarci. (…) Dmitrij Sarabianov (1989) “Rosanna Forino tende a conciliare i due poli estremi fra cui oscilla la tradizione italiana. Da una parte la matrice rinascimentale, la più classica rispetto alle scuole europee, il cui ricordo si è mantenuto a lungo nella pittura italiana. Dall'altra il futurismo, uno dei movimenti più innovatori e sovversivi dell'arte mondiale del XX secolo. La Forino è come se modernizzasse la tradizione classica, continuando le ricerche di armonia e bellezza, basandosi sul linguaggio artistico dell'era contemporanea. Nello stesso tempo, mantenendo le distanze dagli estremismi, prende questo linguaggio da maestri dell'avanguardia come Vasilij Kandinskij e Frantisek Kupka, mostrando chiaramente un trasporto per le tradizioni che si sono venute a creare nel nostro secolo. (...)

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Mario De Leo
Circuito lirico

A cura di Claudio Rizzi e con la partecipazione di Moni Ovadia Mario De Leo, artista e musicista, è alla sua terza mostra presso l’associazione culturale Spazio Tadini.

In questa esposizione presenta anche dei manufatti in ceramica realizzati con Tiziana Rizzi. La serata inaugurale vedrà la messa in scena di una composizione inedita di Mario De Leo cantata da Marie Antonazzo, accompagnata al pianoforte da Carlo Zerli per arrangiamento di Giancarlo Disnan. Scrive del suo lavoro il critico Claudio Rizzi: “Graffiti incisi nell’anima come nel sasso. Scrittura di ritmo, metrica di poesia classica, di spartito musicale, di passi reiterati nella sequenza delle generazioni. Presente e passato, nord e sud, concreto e fantastico, quasi una linea continua di unico circuito lirico, si avvicendano e ritornano, dagli albori del mondo all’era tecnologica, rinnovando cammino, scoperta e ascolto. Testimonianza della realtà contemporanea e ritratto della natura umana, unica e immutabile, radicata alla terra e alla grandiosità del cielo”. Mentre il suo amico Moni Ovadia scrive: “La conoscenza e l'amicizia che mi legano a Mario de Leo superano l'età di quattro decenni. Ci siamo incontrati e riconosciuti nella comune passione per il linguaggio artistico, per la sua naturale dotazione nell'esprimere la pulsione irrefrenabile alla ricerca dell'umano nelle sue aspirazioni, ad esistere al di là della sopravvivenza. A esprimere e a farsi verità nell'anelito alla giustizia, all'uguaglianza, alla pace ( …).

Quella pace, che sembra così lontana, nell'opera d'arte "impollinazione sonora" diviene un messaggio urgente auspicato dalla lingua del segno grafico-pittorico-materico che si offre come una nuova tavola dell'alleanza fra le genti”. Biografia Mario De Leo, 63 anni, vive a Monza (Milano) e lavora a Lissone nello studio “Perlarte”. Negli anni ‘70 alterna l’attività di pittore con quella di musicista collaborando con il maestro Giancarlo Disnan, che si occupa degli arrangiamenti di tutte le composizioni di De Leo, eseguite sia in concerti che registrate, lavoro che permette la realizzazione del primo LP dal titolo “Suonata situazione”. Oltre ai diversi premi ricevuti come cantautore nel 1980, compone la colonna sonora del film “Sole, acqua, terra, vento”, della regista americana Jane R. Spaiser, prodotto dalla società “I cammelli” fondata dal regista torinese Daniele Segre. Con l’attore etnomusicologo Moni Ovadia fonda la cooperativa “l’Orchestra”, attraverso la quale conosce lo studioso di musica popolare Michele Straniero. Insieme a quest’ultimo nasce lo Studio Nazionale di Musica Etnica. Con il poeta e giornalista Luigi Bianco fonda e collabora alla rivista culturale “Osaon” e in seguito al bimestrale di interscambio culturale “Harta”, che viene realizzato nello studio “h:orarte” condiviso con il pittore Max Marra. De Leo usa il disegno, la scultura, la pittura come fusione delle diverse tecniche.

Dalla metà degli anni ottanta, Carlo Cazzamali (collezionista e direttore artistico della galleria “La Pesa” di Monza) si interessa della poetica di De Leo e ne promuove le mostre personali per l’allargamento culturale del lavoro dell’artista. Nel ‘92 espone la sua ricerca sul cono all’istituto cubano “Luis Casas Romero”, Florida. Nel ‘93 partecipa alla fiera internazionale di Bari e di Bologna, alla fiera d’arte “Decouvertes” a Parigi, alla fiera internazionale di Torino. L’anno seguente è invitato alla mostra itinerante “De Hominis Dignitate” a cura della Galleria D’Ars di Milano, iter espositivo presso la scuola Guglielmo Marconi di New York, il liceo italiano di Parigi, il museo della città di Mirandola e presso la “Frank V. De Bellis Collection”, San Francisco State University. Nel ‘94 partecipa, con la ricerca del circuito stampato, alla rassegna d’arte “Italian Reporter” al Metropolitan Museum di Tokyo e di Kyoto, in Giappone. Nel 1995 realizza una personale alla galleria Folini Arte Contemporanea a Lugano (Svizzera); nello stesso periodo lavora e termina quindici tavole della “Via Crucis”, commissionata dal signor Bruno Amati di Lissone, Milano. Nel ‘98 realizza per l’azienda Etipack di Cinisello Balsamo (Milano) una scultura dal titolo “Fonema futuribile”; inoltre espone in personale al Palazzo Ducale di Revere (Mantova) e presenta la ricerca sui “punti ascensionali” nella chiesa di S. Vito a Somma Lombardo (Varese). Alcune opere dell’artista sono in esposizione permanente presso alcuni musei nazionali ed internazionali, come lo “Young Museum” di Revere (Mantova), la Pinacoteca civica di Ruffano (Lecce), il Castello di Sartirana (opera acquisita su segnalazione del maestro Arnaldo Pomodoro – Pavia), il Museo d’arte moderna e contemporanea di Taverna (Catanzaro) e il Guang Dong Museum of Art di Canton, Cina.

Nel 2001 espone in personale presso la galleria “Fabbrica Eos” di Milano, presentato da Flaminio Gualdoni; inoltre è delegato ufficiale della Regione Lombardia per un convegno Internazionale in Svizzera, Cantone Sangallo. Nel 2005 realizza la personale “Atti Iconografici”, a cura di Claudio Rizzi, alla Galleria Biolchini Arte Contemporanea. Sempre nello stesso anno prende parte alla collettiva itinerante “Metafore di paesaggio”, a cura di Claudio Rizzi e Raffaele De Grada, Civico Museo Parisi Valle di Maccagno, Varese. Lo stesso museo acquisisce nel 2006 un’opera dell’artista. Nel 2006 allestisce la mostra “Ritorno a Itaca”, antologica in occasione del centenario della nascita del pittore Domenico Cantatore, suo conterraneo, a cura di Mariapina Mascolo e Mario Volpe, col patrocinio del comune di Ruvo di Puglia. Nel 2007 prende parte alla mostra itinerante “Generazione anni ‘40” a cura di Raffaele De Grada e Claudio Rizzi (Museo Parisi Valle di Maccagno, Varese; Spazio Guicciardini di Milano; Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Gazoldo degli Ippoliti, Mantova). Sempre nello stesso anno espone allo Spazio Tadini di Via Jommelli, Milano. Nel 2008 prende parte all’esposizione dell’evento “Mai Dire Mao” (Fiera di Parma), a cura di Philippe Daverio. Nel giugno dello stesso anno inaugura ”Pietre Miliari”, percorso antologico dell’artista allo Spazio Tadini di Milano. Nel 2011 espone in una personale antologica al Museo d’arte contemporanea di Lissone (MB), titolo della mostra “Prospettive della memoria”, a cura di Claudio Rizzi, patrocinio della città di Lissone, Regione Lombardia, Provincia di Monza e Brianza. Nello stesso anno partecipa con quattro opere alla 54° Biennale di Venezia – Padiglione Italia. Nel 2013 la Galleria d’Arte Contemporanea di Mosca acquisisce tre opere del maestro. Per ulteriori informazioni: Melina Scalise Cell.3664584532 ms@spaziotadini.it

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Marco Baj
Meduse

Il 7 marzo, in occasione della mostra di Marco Baj si svolgerà la presentazione del libro Nuova Vandea, di cui è coautore, alle 18.30 con Gian Ruggero Manzoni, Sebastiano Adernò, Simone Zanin.

Testo e curatela di Nadja Perilli

Le Meduse di Baj toccano la letteratura con uno slancio di percezione, fluttuano nell’astrazione e cercano una metrica: giocano tra derivazioni scientifiche e suggestive mitologie. Esse scherzano con il serio, navigando in un mare di leggerezza; parlano con ironia, con un lessico seriamente dislessico. Il gioco tra curve e rette determina territori invisibili, trame impercettibili, aree aeree, intrecci posticci. Meduse movibili, mobili: si trasgendono, si gonfiano, si appiattiscono, si ripiegano su stesse, dentro se stesse, fuori da se stesse; cercano trasparenza smisurata.

La scienza è un aggettivo dove si può correre strade periodiche, creare periodi senza punteggiatura, liberare il salto, tra naturale e artificiale, tra sapere e simboli. Il dialogo tra carne e disfatto duetta allegramente nell’assurdo, salti, balzi, piroette: rendono impalpabile. Graffiano, rigano, scalfiscono la natura, il loro ambiente. Le meduse di Baj, non sono solo Cnidarie, anche, sono suggestioni di forme archetipe, evanescenti sagome di conoscenza, libere interpretazioni di una dicotomia, tra la rarefazione e la moltiplicazione, tra la dilatazione e la semplificazione, tra l’estensione e la deduzione.

Biografia
Nato a Magenta nel 1978, Marco Baj è pittore, ceramista, incisore e studioso specializzato in ricerche nell’ambito della ‘Patafisica. Dopo aver conseguito la maturità artistica frequenta un Master in Visual Design presso la Scuola Politecnica di Design diretta da Nino Di Salvatore, a Milano, dove studia con Carlo Nangeroni che diverrà amico e guida. A metà degli anni ’90 stringe amicizia con l’omonimo artista Enrico Baj, frequenta il suo atelier di Vergiate e corrisponde con lui Nel 2000 apre il suo atelier di Milano ed intensifica l’attività pittorica ed espositiva con numerose collettive in Italia ed all’estero. Firma il suo primo manifesto, contro la guerra, nel 2002 a fianco di Enrico Baj, Mimmo Rotella, Ugo Nespolo, Harald Szeemann e molti altri. Nel 2007 incontra sull’isola greca di Santorini la ceramista Galatea Papageorgiou con cui collabora a tutt’oggi regolarmente per la realizzazione delle proprie ceramiche. Lo stesso anno riprende lo studio e gli interessi nell’ambito della ‘Patafisica, Scienza delle Soluzioni Immaginarie, a cui fu introdotto da Enrico Baj. Aderisce al Gruppo Ultranovecento, nato sotto l’egida di Gian Ruggero Manzoni, che radica proprio nella lungimiranza di Simone Zanin e Marco Baj. Dunque la firma di un secondo manifesto, quello del gruppo, aperto appunto da una corposa e profonda premessa di G.R. Manzoni. Dal 2009 il riproporsi della necessità del disegno lo conduce alla realizzazione di collage articolati in complesse tecniche miste che, tuttavia, non dimenticano il percorso pittorico precedentemente svolto integrando i due aspetti formali. Nel 2010 viene diplomato presso il Collage de ‘Pataphysique di Lovere (uno dei più eminenti centri di studio in materia al mondo) e lo stesso anno ne diventa Provveditore Co-Rettore. Amante della poesia e dell’editoria raffinata realizza numerosi libri d’artista e plaquette con Simone Zanin, Sebastiano Adernò, Tania Lorandi, Luca Ariano e Sandro Montalto, pubblicando con le edizioni del Collage de ‘Pataphysique, le Edizioni Pulcinoelefante, le Officine Ultranovecento e per I Quaderni del Platipo.

Sabato 1 marzo inaugurazione ore 18.30

Spazio Tadini
via Niccolò Jommelli, 24 - Milano
Apertura da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [149]
Luciano Bambusi
dal 19/11/2015 al 18/12/2015

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