L'emozione di fronte a una fotografia di Hiroshi Sugimoto non viene dalla bellezza o dalla perfezione dei dettagli o dal mistero dell'immagine, ma dall'idea che l'ha suscitata. Hiroshi Sugimoto crea, senza le stampelle di tecnologie ed effetti speciali, opere che contengono e comunicano allo spettatore l'idea che lo guida, il concetto che lo ha illuminato e che in quell'immagine ha trovato la sua espressione.
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L'emozione di fronte a una fotografia di Hiroshi Sugimoto non viene dalla bellezza o dalla perfezione dei dettagli o dal mistero dell'immagine, ma dall'idea che l'ha suscitata. Hiroshi Sugimoto crea, senza le stampelle di tecnologie ed effetti speciali, opere che contengono e comunicano allo spettatore l'idea che lo guida, il concetto che lo ha illuminato e che in quell'immagine ha trovato la sua espressione.
La mostra, che rientra nell'ambito del programma degli Annali delle Arti - ideato e diretto da Achille Bonito Oliva e curato da Eduardo Cicelyn - è promossa dalla Regione Campania in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Napoletano ed è curata da Danilo Eccher.
Hiroshi Sugimoto è nato nel 1948 in Giappone dove ha compiuto studi di economia e politica ma, non nutrendo interesse per alcun tipo di vita professionale tradizionale, nel 1970 ha lasciato il paese e si è trasferito in California dove ha seguito i corsi dell'Art Central College. Dal 1974 Sugimoto si è trasferito a New York, da allora divenuta la sua base, anche se ha uno studio in Giappone e per natura e necessità viaggia molto. Le sue fotografie sono originate e realizzate nei luoghi più diversi e lontani ma è a New York che sono stampate, quelle di dimensioni medie nello studio in West Chelsea, le altre in un'altro studio downtown.
La sua formazione artistica dunque, avviene negli Stati Uniti, in un periodo in cui l'Arte Concettuale e il Minimalismo dominano la scena e avranno una decisiva influenza sullo stesso artista giapponese. Interessato a tali fenomeni, Sugimoto recupera alcuni motivi ricorrenti nelle opere di Carl Andre o Dan Flavin come le forme rettangolari, il bianco, la luce come 'materiale' artistico, rivisitandoli con l'uso della fotografia. Alla fine degli anni Settanta nasce così la serie dei 'cinema' che, ispirata, dal desiderio di poter fotografare l'intera durata di un film, si traduce in immagini di schermi bianchi, pura luce contenuta nei rettangoli che campeggiano nella penombra delle sale di proiezione. Sugimoto rivela fin dagli esordi una grande attenzione formale per le proprie opere, il desiderio di combinare l'arte concettuale con la seduzione estetica, pur continuando a pensare la fotografia come un mero strumento per tradurre visivamente le proprie idee.
'Ritengo, però, che i concetti più profondi possano esprimersi solo con l'ausilio di una tecnica ben padroneggiata'. Sugimoto, con simili dichiarazioni, sembra volere arginare una possibile deriva dell'arte verso il privilegio del concetto a discapito delle soluzioni formali e, come a sottolineare tale aspetto della propria ricerca, lavora quasi sempre 'in serie', con cicli che lo portano a insistere per diversi anni sullo stesso tema, magari elaborando minime variazioni come nel caso dei 'seascapes'. Le onde del mare gli si offrono come un paesaggio che, pur essendo in continuo movimento, resta invariato nei secoli, 'l'ultima visione che possiamo condividere con gli antichi', un naturale pretesto per una rappresentazione che tenda al 'classicismo'. Il desiderio di corrispondere alle scene viste o immaginate da altri motiva anche la sua scelta di studiare e fotografare 'fuori fuoco' diversi edifici modernisti, collocandosi nello scarto tra il progetto originale dell'architetto e la sua realizzazione, offrendo una scena generale in cui i dettagli spariscono nel gioco di ombre ottenuto dall'artista. Sugimoto sembra sempre cercare delle immagini il cui nitore e la cui bellezza non possano essere scalfiti dal passare del tempo o da dettagli. La sua ricerca tende al 'classico' perché ha di mira 'rappresentazioni' che rivelino un'essenza immutabile, non condizionata dalla contingenza, come l'artista sembra confermare anche nel confrontarsi con il genere del ritratto. Non fotografa persone, ma modelli in cera, forme immutabili, scene fisse, magari sul modello di visioni altrui come i quadri di maestri del passato, in modo simile a quanto avviene in un'altra sua celebre serie: quella dei 'diorami', ossia fotografie di scene pensate, costruite e già fissate invariabilmente nel tempo.
Immagine: DIANA PRINCESS OF WALES 1999
Inaugurazione: Venerdì 19 dicembre 2003 ore 18.00
Orario: tutti i giorni ore 10.30-18.30; lunedì chiuso. La biglietteria chiude un'ora prima.
Biglietto: unico per il Museo di Capodimonte e la mostra
intero euro7.50; ridotto euro3.75
dalle 14.00 intero euro6.50; ridotto euro3.75
Organizzazione della mostra: CIVITA
Informazioni e prenotazioni:
Numero verde 848 800 288; dai cellulari 06. 39 96 70 50; per le scuole 081. 741 00 67
CD Rom distribuito in mostra da Electa Napoli
Ufficio Stampa
Soprintendenza, Simona Golia Tel. 081 2294454 fax 081 2294498
Civita, Barbara Izzo Tel. 06 692050220 fax 06 69942202 e-mail izzo@civita.it
Per informazioni: http://www.civita.it/
Sede: Museo di Capodimonte, via Miano 2 Napoli
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Hiroshi Sugimoto
Naples, Capodimonte Museum
December 20th 2003 - February 29th 2004
The exhibition, which forms part of the Annali delle Arti programme - initiated and directed by Achille Bonito Oliva and curated by Eduardo Cicelyn - is promoted by the Regional government of Campania in collaboration with the Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Napoletano and has been curated by Danilo Eccher.
The sensations one feels before Hiroshi Sugimoto's photographs do not come from the beauty or the perfection of the details or less the mystery of the image, but rather from the idea which brought them into being. Without using the crutches of advanced technologies or special effects, Hiroshi Sugimoto creates works which contain and communicate to the viewer the idea which guides them, the concept which illuminated them and that has found its expression in the picture.
Hiroshi Sugimoto was born in Japan in 1948 where he studied politics and economics but, not having the slightest interest in any kind of traditional professional career, he left his country in 1970 and moved to California where he followed courses at the Central College of Art. Sugimoto moved to New York in 1974, and has based himself there since then, even though he also has a studio in Japan and travels widely for work and pleasure. His photographs are planned and produced in places far and wide but they are always printed in New York, the middle-sized ones in his studio in West Chelsea, the others in another downtown studio.
His artistic training, then, took place in the United States, in a period in which conceptual art and minimalism dominated the scene. These movements would have a decisive influence on the Japanese artist. Sugimoto picks up on certain recurring themes in the works of Carl Andre or Dan Flavin such as rectangles, white, light as an "artistic" material, looking at them again through
photography. At the end of the 1970s the series of "cinemas" appeared, inspired by the desire to be able to photograph the entire length of a film, the pictures becoming white screens, pure light contained in the rectangles which lurk in the penumbra of the projection chambers. Right from the beginning, it is possible to see a high level of attention to form in Sugimoto's work, the desire to combine conceptual art with aesthetic seduction, even continuing to think of photography as a mere instrument to translate one's own ideas into visual images.
"I believe, though, that the most profound concepts can only be expressed with the help of technical expertise". Sugimoto, with such declarations, seems to want to shore up a possible version of art which privileges the concept, freed from formal solutions and, as if to underline this aspect of his work, he nearly always produces "series", with cycles which lead him to work with the same themes for a number of years, possibly even making only minimal changes, as in
the case of the "seascapes". The waves of the sea offer themselves up as if in a landscape which, even though in continual movement, remains unchanged for centuries, "the last vision we can share with the ancients", a natural pretext for a representation which tends towards "classicism".
The desire to correspond with the scenes visited or pictured gives another clue as to his decision to photograph a number of modernist buildings "out of focus", locating themselves in the gap between the architect's original plan and its eventual realisation, offering a general scene in which the details disappear in the play of shadows obtained by the artist. Sugimoto always seems to be in search of pictures whose precision and whose beauty can not be eroded by the
passing of time or by details. His work tends toward the "classical" because it aims at "representations" which reveal an immutable essence, not conditioned by contingency, as the artist seems to confirm when he takes on the portrait genre. He does not photograph people, but wax models, immutable forms, fixed scenes, perhaps even on the models of other people's visions like the pictures of old masters, much as happens in one of his other famous series, the "dioramas", or photographs of pre-existing scenes, constructed and already invariably fixed in
time.
Exhibition organisation: CIVITA
Period: from December 20th 2003 to February 29th 2004
Official opening: Friday December 19th 2003, 6pm
Opening hours: daily from 10.30-18.30; closet Mondays.
The ticket office closes one hour earlier.
Ticket: single ticket for museum and exhibition
adults euro 7.50; reduced euro 3.75 after 2pm, adults euro 6.50; reduced euro 3.75
Information and bookings:
Freephone number 848 800 288; from mobile phones 06. 39 96 70 50; for school
groups 081. 741 00 67
CD Rom distributed at the exhibition published by Electa Napoli
Press office:
Soprintendenza, Simona Golia Tel. 081 2294454 Fax 081 2294498
Civita, Barbara Izzo Tel. 06 692050220 Fax 06 69942202 e-mail izzo@civita.it
For information: http://www.civita.it
Location: Capodimonte Museum, via Miano 2 Naples