Bertozzi e Casoni
Nicola Bolla
The Bounty Killart
Greg Colson
Kim Dingle
Albert Pinya
Peter Wuthrich
Un viaggio che ammonisce e seduce lo spettatore attraverso i paradossi del gioco e della didattica, rispettando i crismi dell'arte contemporanea.
Maurizio Caldirola Arte contemporanea presenta:
Bertozzi e Casoni, Nicola Bolla, The Bounty Killart, Greg Colson,
Kim Dingle, Albert Pinya, Peter Wüthrich
La mostra
Severa e ludica, disciplinata e libera.
La mostra “Don’t play at school” incarna le contraddizioni di un percorso che
attraversa le arti e le accademie, tra razionalità concettuale e tecniche d’illecita
eleganza.
Un viaggio che ammonisce e seduce lo spettatore attraverso i paradossi del gioco e
della didattica, rispettando i crismi dell’arte contemporanea.
Risorsa privilegiata di apprendimento e di relazioni, il gioco favorisce rapporti
attivi e creativi e consente di trasformare la realtà secondo le proprie esigenze
interiori, generando attitudini, valori e sensazioni.
Il luogo dove queste opportunità nascono è la scuola, un ambiente in cui coercizione
e anacronismo portano a maturare rabbia e disimpegno verso mezzi e metodi che, al
contrario, l’arte suggerisce e utilizza per offrire una vasta gamma di messaggi e di
stimoli, utili alla strutturazione ludiforme dell’attività didattica nei diversi
campi di esperienza.
L’infanzia riceve dal gioco e dalla scuola l’insieme di ruoli, regole, strumenti e
percorsi che costruiscono uomini e personalità, immaginari collettivi e individuali.
Nell’ispirazione di Don’t play at school, i divieti che caratterizzano l’educazione
infantile si trasformano nel dis-ordine che anima l’arte contemporanea, fatta di
riscritture e nuove contestualizzazioni che esplodono in una didattica linguistica e
realizzativa in cui l’iperrealismo formale dialoga con un inesplicabile razionalismo
per ricreare il senso dell’opera d’arte.
Il rigore mentale che sostiene le opere esposte è beffeggiato dall’imprecisione e
dall’ingenuità infantili che travalicano ogni regola per riscrivere la spregiudicata
universalità del gioco. In esse appare razionalizzato il mistero della conoscenza in
un improbabile quanto divertente vincolo di materie, forme e colori che
rivitalizzano l’arte attraverso i sogni illibati di un adulto che, come tutti, è
stato bambino e come un bambino ha conosciuto il mondo, continuando a sperare di non
dimenticarsi mai della verità che solo l’innocenza infantile è in grado di conoscere
e raccontare.
Opere didattiche che cercano in una democratica quanto contraddittoria ingenuità di
riportare a un’audience indiscriminata e globale il fascino delle importanti
collezioni pubbliche del Metropolitan e del Whitney Museum di New York, del MOCA di
Los Angeles e della Biennale di Venezia.
Gli artisti
Fantasia e tecnica adolescenziali strutturano l’ispirazione matematica e statistica
della produzione eco-materica di Greg Colson, le cui opere sono il luogo simbolico
in cui i rischi della realtà individualista sembrano svanire, per ricrearsi in
un’evoluzione linguistica che mette le basi per l’apprendimento di concetti
logico-matematici e relazionali universali.
Il collettivo artistico The Bounty Killart approccia l’arte classica
ricontestualizzandola in maniera pedagogica, incorporando strumenti e linguaggi
contraddittori e attualizzando i valori e i significati di gioco, regole e cultura
in una sensazione di dinamismo.
Una profonda trasmutazione allegorica di miti scolastici è espressa nelle irridenti
sculture di Bertozzi e Casoni, che ipnotizzano la caducità esistenzialista dei
modelli educativi con l’effimera nobiltà materica delle forme, la cui vera forza
risiede nel processo concettuale di creazione artistica.
Le pergamene di Kim Dingle smascherano la realtà attraverso un gioco di contrasti
che rimanda al negativo fotografico, in cui l’inversione delle regole priva il gioco
del proprio cinismo competitivo con un infantile ingenuità, svestendolo di ogni
diabolico pregiudizio.
Albert Pinya fa un ritratto dell’infanzia secondo regole accademiche e moderne
influenze mediatiche, con sculture e dipinti in cui colori e forme geometriche
primitive si risvegliano in psichedeliche cromie contemporanee.
La dottrina inscatolata e collezionata di Peter Wutrich riporta cultura e conoscenza
al popolo, consegnandole alla bacheca della memoria come trofei che conservano
l’infanzia di un palmares e lo riscoprono in un libro per adulti che diventa storia,
che diviene opera d’arte.
La ricostruzione parallela del mondo seduce attraverso la grande abilità manuale di
Nicola Bolla, le cui opere sottolineano il senso di caducità della materia e la
dissacrazione delle regole proprie di un’arte che si sostituisce alla scuola
nell’insegnamento della realtà.
Immagine: Greg Colson, Solar System (Black) 1995, mixed media
Opening: giovedì 20 marzo 2014 ore 19
Maurizio Caldirola Arte Contemporanea
Via Volta 26, Monza
www.mauriziocaldirola.com
info@mauriziocaldirola.com