La Moglie di Lot. Una struttura metallica zincata sorregge 5 piccole architetture di sale in altrettante vasche di zinco. Una seconda struttura scorre sulla quella principale e porta una piramide rovesciata contenente acqua che, scendendo goccia a goccia sulla prima architettura, la scioglie.
Pinksummer: Abbiamo pensato tanto a come iniziare la conversazione con voi di Superstudio e alla fine invece partiremo con una domanda farlocca, muovendo da Firenze e da un fotomontaggio che non vi appartiene per niente.
L’edizione internazionale del “New York Times” ha dedicato un “Saturday Profile" a Matteo Renzi, sindaco votato del capoluogo toscano e premier incaricato (sembra che lo stato di eccezione esteso abbia reso superflua la piazza italiana), presentandolo come il fanciullo caravaggesco con il canestro di frutta, alle cui spalle si stempera Castel Sant’Angelo e il fiume Tevere di Corot, salutando il segretario del PD (center left) come portatore di energia e prosperità. Da Genova, non più il proletariato organizzato del Porto e dell’Ansaldo, ma Beppe Grillo, nuova icona dell’italico dissenso, vorrebbe opporre “Il grande rifiuto”. Al di là del valore del pensiero negativo, Marcuse aveva almeno visto “La fine dell’utopia”, come la liberazione da ogni forma di repressione e l’immaginazione al potere divenne la parola chiave dei movimenti studenteschi del ’68. Seppure tra i “radicali” non siete stati certo i più fiduciosi sotto il profilo antropologico, ritornando al futuro con la f maiuscola di Superstudio, sareste riusciti a aprire tanto la fantasia da sospettare che il tempo riuscisse a operare una desublimazione così pervicace e irragionevole sulla vita associata italiana, da consentire cotanta immaginazione al potere?
Superstudio (Adolfo Natalini, Piero Frassinelli, Cristiano Toraldo di Francia):
Provo a rispondere:
La realtà supera sempre la finzione.
P: La dialettica antinomica tra monumento e anti-monumento, sembra manifestare bene l’ambiguità della poesia spaziale di Superstudio tra sapere e fiction, tra conservazione e liberazione, tra disordine e confine cartesiano deformato dalla fuga prospettica. In questo senso è emblematica la comparazione tra il “ Monumento Continuo” e “La moglie di Lot" nei termini heideggeriani.
Il valore simbolico del “Monumento Continuo”, colosso che serpeggia nel mondo in cerca di un’ anima che non potrà trovare, essendo mera superficie senza alcuna dimensione interiore, tende a impersonare una cultura egemonica di stampo metafisico e anti-fenonomenologico, che Superstudio presenta come una sorta di a-priori , inteso come impossibilità progettuale, esaltandone il limite drammatico, come se si trattasse di un’esistenza che si perde tra gli enti (oggetti?) senza tenere di conto della fine.
“La moglie di Lot" presentata alla Biennale di Venezia del ’78 e poi perduta, riappare oggi con la sua poesia fragile, nomadica e transeunte, per raccontarci sempre che l’essere non può che essere esistenza e dunque storia e dunque finitudine e che ogni verità è figlia del proprio tempo. “La moglie di Lot” guarda alle possibilità in una dimensione intrinsecamente temporale, in cui il vuoto s’impone come anticipazione e di necessità come minaccia futura. La moglie di Lot con le sue cinque architetture di sale che si disciolgono nel tempo e nell’acqua di-svelando qualcosa, non si lascia definire, ma solo interpretare. “La moglie di Lot” ha la monumentalità orizzontale dell’esistenza e in questo senso può essere forse interpreta come anti-monumento.
Alla fine per Superstudio, monumento e anti-monumento, retorica e anti-retorica, “Monumento Continuo” e “La moglie di Lot” non coincidono? Non sono due manifestazioni dell’identico? Del resto può esistere la mera superficie anche solo trattando di rappresentazione?
S: Provo a rispondere:
Tra il 1969 e il 70 abbiamo elaborato un discorso al limite sulle possibilità dell'architettura come mezzo critico. Iniziando ad usare sistematicamente la 'demonstratio per absurdum' abbiamo prodotto un modello architettonico d'urbanizzazione totale. Questo lavoro e raccolto nel catalogo:
IL MONUMENTO CONTINUO, 1969
… abbiamo partecipato al concorso (e vinto un premio) con una architettura unica da prolungare su tutta la terra, un'architettura capace di dar forma a tutta la terra o a una sua piccola parte,un'architettura riconoscibile (anche da extraterrestri) come prodotto di civiltà. Un`architettura con cui occupare le zone di abitabilità ottimale lasciando libere tutte le altre...
Abbiamo presentato un "modello architettonico d`urbanizzazione totale" come logica risultante di una storia “orientata”: una storia dei monumenti iniziata con Stonehenge e che, passando per la Kaaba e il VAB, trovava il suo logico completamento con il “monumento continuo" (vedi a pag. 9).
E di questo enigmatico monumento continuo, di questo “monumento per esempio”, abbiamo presentato alcune foto a caso, abbastanza cartolinesche e quindi inquietanti come tutte le immagini di “saluti da...". (Su questo lavoro, continuato e ampliato, stiamo preparando un film per una società televisiva americana).
ll monumento continuo è il polo estremo di una serie di operazioni progettuali coerenti che portiamo avanti di questi tempi, dal design all'urbanistica, come dimostrazioni di una teoria enunciata a priori: quella del disegno unico. Un disegno cioè che si trasporta rimanendo uguale a se stesso, cambiando scala o area semantica senza traumi o inconvenienti. Trovava il suo logico completamento con il “monumento continuo”.
Quest`immutabilità c'interessa: la ricerca di un'immagine “impassibile e inalterabile la cui statica perfezione muove il mondo attraverso l'amore che fa nascere per se".
Attraverso una serie di operazioni mentali si può prender possesso della realtà e raggiungere cosi la serenità, l'unico stato libero da paure e angosce; in questo senso l’architettura è mezzo di comprensione del mondo e di autoconoscenza: Selbsterkenntnis durch Architektur.
Poi a Graz, con Mayr e Missoni abbiamo parlato molto di architettura come mezzo per mettere ordine, calma e serenità tra le cose. Abbiamo parlato di come sentirsi in equilibrio e discusso sul fatto che Freud sosteneva che il cubo è un sintomo di angoscia, e allora stiamo tutti in case d`angoscia, anche Wittgenstein che se n`era costruita una cubica per sé perché gli piacevano quelle di Loos ...
A proposito di Wittgenstein: “come può l'uomo essere felice, se non può tener lontana la miseria di questo mondo? Mediante la vita di conoscenza. La vita di conoscenza é la vita che è felice nonostante la miseria del mondo. Felice è solo la vita che può rinunciare ai piaceri del mondo". E anche: “V'è davvero dell’ineffabile. Esso mostra sé, è il mistico. L`impulso al mistico viene dalla mancata soddisfazione dei nostri desideri da parte della scienza”. Forza, un filosofo, abbiamo anche parlato molto di architettura della felicità, di una cosa che abbiamo chiamato Glückitektur o anche Happytecture, di un`architettura di libertà mentale, di usi disinibiti dell`intelligenza, di una serena fiducia nell'uso decontratto della mente...
Un’architettura libera dai complessi dell`“architettura costruita” (e questa è forse l`unica moderata utopia) per allargare il campo nelle due sole vere direzioni: al di fuori di noi (come dice Hollein) e al di dentro di noi (come da migliaia di anni ci consigliano gli indiani e magari anche S.Tommaso).
Abbiamo parlato di un`architettura di gesti immateriali, di un'architettura presente e invisibile da costruire un giorno da qualche parte possibilmente su tutta la terra, e da edificare adesso continuamente dentro di noi. Il più grande progetto è sempre progettarsi una vita intera sotto il segno della ragione, una vita con coordinate precise, scelte e serenamente accettate, con limiti co-me pietre angolari. Costruire noi stessi con una serie di gesti primari, di gesti magici calibrati e lucidi, per mezzo di un'architettura della chiarezza e della lucidità, non della crudele intelligenza ma della comprensione di tutte le ragioni.
Salvarsi l`anima attraverso la chiarezza, privando l’architettura delle sovrastrutture (giustificazioni e mistificazioni) spaziali-estetiche-economiche-funzionali e rivalutandone l’essenza rappresentativa conoscitiva e ordinatrice.
In questo modo l'architettura come struttura operativa si sovrappone alla natura naturans e alla natura naturata ordinandone i materiali con gli utensili della storia e della tecnica.
Ora elaboriamo progetti concentrando i nostri sforzi sulla definizione di un'architettura come immagine, come costruzione prettamente mentale capace di risolvere in se stessa le contraddizioni tra le cose e l`idea delle cose.
Così a Graz non potevamo più esporre progetti, discorsi su altri discorsi, ma solo architettura.
Abbiamo costruito la Stanza di Graz. E basta.
Da: “Superstudio: lettera da Graz/Trigon 69” Domus 481, 1969
La Moglie di Lot - descrizione
Una struttura metallica zincata, simile a un tavolo (251 x 56 x 100 cm), sorregge cinque piccole architetture di sale in altrettante vasche di zinco.
Una seconda struttura metallica (56 x 56 x 156 cm) scorre sulla struttura principale e porta una piramide rovesciata di zinco contenente acqua. L`acqua scorre lentamente in un tubo da fleboclisi e scendendo goccia a goccia sulla prima architettura di sale la scioglie.
Poi la struttura scorrevole si sposta sulla seconda e cosi via. La prima architettura è una piramide. Quando l'acqua ha sciolto il sale, appare una struttura piramidale di fili di ferro.
La seconda è un anfiteatro e, disciolto il sale, mostra un insediamento abitativo (in refrattario).
La terza è una cattedrale e, disciolto il sale, mostra un guscio d'uovo, perfetto e vuoto.
La quarta è il Palazzo di Versailles e, disciolto il sale, mostra la brioche di Maria Antonietta.
La quinta è il Padiglione dell'Esprit Nouveau di Le Corbusier e, disciolto il sale, rivela una targa d'ottone con sopra scritto: “L’unica architettura sarà la nostra vita”.
Mentre il sale precipita al fondo delle vasche, l'acqua salmastra scorrendo in appositi tubi si raccoglie in una vasca sotto la struttura principale.
Nella vasca si trova una targa d'ottone esplicativa che dice appunto:
Superstudio, Firenze/Venezia, maggio/giugno 1978
LA MOGLIE DI LOT
L`architettura sta al tempo come il sale sta all`acqua.
L'acqua salmastra la ricopre lentamente e, evaporata l`acqua, il sale offusca la targa rendendola scarsamente leggibile.
Le architetture di sale, sciogliendosi, rivelano al loro interno oggetti che rappresentano ciò in cui il tempo le ha trasformate.
L'architettura della storia mostra nel tempo solo il suo aspetto simbolico; il tempo di erosione della fase funzionale è estremamente ridotto rispetto a quello della fase simbolica. L'architettura della storia è un’architettura di simboli e rappresentazioni, la sua funzione d`uso è contingente e deperibile. D'altra parte l’architettura può ritrovare un uso, in tempi e condizioni imprevisti al progettista, ad opera dei propri abitatori.
L'architetto ha scelto di esprimere la funzione simbolica dell’architettura mentre solo gli abitanti ne possono realmente progettare la funzione abitativa.
Quelli che vogliono costruire si guardano intorno e davanti: così si lasciano pur sempre alle spalle gli architetti trasformati in statue di sale.
Da: “La moglie di Lot e la coscienza di Zeno” Biennale di Venezia, 1978
Opening 21 ore 18,30
Pinksummer
Palazzo Ducale - Cortile Maggiore - piazza Matteotti 28R - 16123 Genova
Martedì - Sabato 15.00 - 19.30