Giardino Della Memoria. Nelle opere di Panariello la materia assurge a vero e proprio tramite espressivo e creativo. Performance durante l'opening.
In una recente presentazione il critico Victoriano Papa scrive: “Se la soluzione a un problema etico ed educativo, la mancanza di attenzione e rispetto verso le cose e la materia, potesse essere rappresentata dalla realizzazione di un'idea sui generis, si potrebbe tranquillamente affermare che i lavori di Giuseppe Panariello sono insieme la voce di una protesta e il mezzo pedagogico per scortare chiunque verso un approccio alla cultura e agli oggetti della quotidianità. È così che l'artista napoletano, dopo una lunga fase pittorica in cui ha ridimensionato il ruolo espressivo normalmente riconosciuto al colore, in favore di una ricerca e di una riedizione della materia, o forse si dovrebbe dire dei materiali, sceglie, per il nutrito iter allestitivo della mostra che presenta da Gino Ramaglia "Artisti in Vetrina", non solo un supporto inedito, la scatola, ma anche tecniche e materie prime, frutto di uno sperimentalismo avanguardistico e di una dinamica di riciclaggio, entrambi con un significato ben preciso.
Nelle opere di Panariello, difatti, la materia, anche quella apparentemente meno 'nobile', assurge a vero e proprio tramite espressivo e creativo”. E si potrebbe chiudere questo breve comunicato citando Cartesio: ”Ho sempre avuto un immenso desiderio di imparare a distinguere il vero dal falso per vedere chiaro nelle mie azioni e procedere sicuro nel cammino della vita… Benché io non nutra eccessivo amore per la gloria, o addirittura, se posso dirlo, la odii in quanto la giudico contraria alla tranquillità che apprezzo sopra ogni cosa, tuttavia non ho mai tentato di nascondere le mie azioni come se fossero delitti, né ho fatto uso di grandi precauzioni per restare sconosciuto: avrei creduto di far torto a me stesso, e, d’altronde, me ne sarebbe venuta una sorta di inquietudine che, torno a dire, sarebbe stata in contrasto con la perfetta tranquillità che io cerco”.
Giuseppe Panariello
nasce a Napoli il 29-05-1951
Compie gli studi nella stessa città diplomandosi nel 1969 all’Istituto Statale d’Arte, nella sezione Decorazione Pittorica e nel 1973 all’Accademia Di Belle Arti nella sezione Pittura. Successivamente nel 1977 consegue il Diploma di Maturità di arte Applicata all’Istituto Statale D’Arte di Avellino nella sezione Disegnatori di architettura e Arredamento. Vive e lavora a Villaricca (NA).
Piuttosto resistente alle esercitazioni scolastiche, egli avvertiva, già allora, il bisogno di una più intima ricerca, poi sviluppata negli anni successivi. La lunga carriera è segnata da una continua ricerca tecnica e stilistica, che lo porta a creare vari cicli pittorici, che si succedono a distanza quasi ravvicinata. Verso la fine degli anni ’80 decide, senza un perché apparente, di abbandonare il colore per definire meglio la sua appartenenza allo stile “informale - astratto” e per cogliere l’armonia misteriosa dell’anima.
Agli inizi degli anni ’90 con la personale “FERMACARTE” presenta opere di scultura alla galleria Enzo Esposito articontemporanee di Napoli. Poi, è la volta della personale “SENZACOLORANTI”, alla galleria ARTEXARTE di Villaricca, quasi un inno alla forza rappresentativa del colore nero grafite. Ama il nero che, con la sua purezza e capacità di creare emozioni e sensazioni, tocca ogni essere umano che può recepire - e segnala che: “il nero è una tremenda sorgente di forma, unisce al mistero la potenza”. La sua personale “LO STRAPPO NEL CIELO DI CARTA”, alla galleria storica La Parete di Napoli, è stata un invito a ripensare a riflettere su una nuova appartenenza, un deciso allontanamento dall’effimero quotidiano. Gli ultimi lavori, mettono in chiaro la personale esperienza dell’artista che ama comporre insiemi in netto contrasto con la realtà, quasi a voler essere di controtendenza per redigere una contro copertina visiva.
Inaugurazione Martedì 2 Aprile 2014 ore 19.00
Gino Ramaglia
Via Broggia, 10 Napoli