Bruno Munari
Guido Lodovico Luzzatto
Mary Vieira
Victor Vasarely
Enzo Mari
Max Bill
Franco Grignani
Max Huber
Getulio Alviani
Arturo Bonfanti
Paolo Scheggi
Marina Apollonio
Gillo Dorfles
Carlo Belloli
Gruppo T
Giulio Paolini
Davide Mosconi
Marco Sammicheli
Giovanni Rubino
Paolo Giacomazzi
Valeria Iato
Paolo Rusconi
La mostra "Munari politecnico" e' il racconto di un artefice poliedrico e del suo ruolo nell'arte italiana ed europea nel corso del 900. Il percorso, sviluppato in piu' sezioni, mette in dialogo le opere di Munari con quelle di artisti come Giulio Paolini, Enzo Mari, Max Bill e Getulio Alviani. "Sit in. Soste d'autore per una fruizione lenta e consapevole" crea un dialogo ideale tra arte e design. "Frontiere Varcate" attraverso documenti e fotografie d'archivio racconta la figura del critico d'arte Guido Lodovico Luzzatto.
Munari Politecnico
6 aprile – 7 settembre 2014
a cura di Marco Sammicheli con la collaborazione di Giovanni Rubino
allestimento e progetto grafico di Paolo Giacomazzi
Bruno Munari ha utilizzato l’arte come originaria forma espressiva. Ancora prima della grafica, del design, della pedagogia e dell’editoria, l’arte ha guidato il suo genio creatore. La mostra Munari politecnico è il racconto di un artefice poliedrico, del suo ruolo nell’arte italiana ed europea, nel corso del Novecento e dei legami che lo hanno portato ad essere un protagonista eclettico di numerosi movimenti artistici. Le opere in mostra provengono in gran parte dalla collezione di Bruno Danese e Jacqueline Vodoz che nella molteplice veste di amici, collezionisti, editori e industriali, per decenni hanno sostenuto e incentivato Munari a sperimentare linguaggi, fungendo spesso da complici di alcuni incontri e sconfinamenti.
Il percorso della mostra mette in dialogo le opere di Munari con quelle appartenenti alle Collezioni Civiche del Comune di Milano, al Museo del Novecento e agli archivi di ISISUF - Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo, di cui Munari fu tra i fondatori assieme a Carlo Belloli.
L’obiettivo di Munari politecnico è rivelare la sua propensione artistica, compito che idealmente prosegue l’esposizione allestita nel 1996 nelle sale della Fondazione Vodoz-Danese di Milano, rileggendo la collezione e aprendola a un dialogo con una generazione di artisti che con lui hanno avuto un rapporto dialettico.
Le prime quattro sezioni della mostra sono dedicate rispettivamente: agli orientamenti artistici giovanili di Munari attraverso il disegno, il collage e una prassi visuale riferibile alle pratiche delle avanguardie storiche; al suo rapporto con la ricerca scientifica, come ancella e supporto di intuizioni plastiche, di risposte linguistiche nonché come elemento attivatore di funzioni creative; all’arte come matrice generative di nuovi approdi disciplinari; alla produzione artistica durante il susseguirsi di diversi movimenti novecenteschi.
Queste opere vivono di corrispondenze e influenze, in quanto citate da Munari nei suoi libri quali quelle di Mary Vieira e Victor Vasarely; in quanto realizzate da autori che hanno esposto e condiviso ricerche con lui come Enzo Mari, Max Bill, Franco Grignani e Max Huber; e in quanto legate ad artisti che lo hanno frequentato come Getulio Alviani, Arturo Bonfanti, Paolo Scheggi e Marina Apollonio. Da porre in evidenza anche coloro che hanno condiviso momenti originari, quali dapprima Gillo Dorfles e Carlo Belloli, e successivamente con il Gruppo T. Infine, questa stessa sezione include figure che con Munari hanno mantenuto un rapporto ideale in termini di capacità e ispirazione, come Giulio Paolini e Davide Mosconi.
Le opere degli artisti selezionati discutono, dialogano e si relazionano, oggi come allora, con l’immaginario estetico di Munari, anche grazie a un sistema di allestimento che si compone attraverso l'assemblaggio di strutture leggere e supporti diversi legati l'uno all'altro tramite incastro e gravità, il tutto con uno sguardo alla poetica munariana ma anche alla cultura del progetto contemporanea.
Accanto alla mostra principale il Focus è dedicato all’opera fotografica, in parte inedita, realizzata da Ada Ardessi e Atto, autori che per decenni hanno lavorato a stretto contatto con Munari, testimoniando i principali momenti della vicenda professionale e umana dell’autore.
L’esposizione ha come titolo “Chi s’è visto s’è visto” locuzione molto amata da Munari per sovvertire con familiarità il rapporto tra la rappresentazione di sé, la dimensione visuale del ritratto e le sue apparenze riflesse. Espressione spesso reinterpretata durante la condivisione di lunghi periodi di collaborazione e di momenti di amicizia, tanto con Ada Ardessi quanto con Atto, che per oltre quarant’anni hanno documentato le più importanti tappe del suo percorso creativo. Le fotografie in mostra restituiscono l’inafferrabile complessità semantica di Munari e scalfiscono lo stereotipo didattico di cui è stato investito nel corso degli anni.
La mostra non ha un catalogo, ma nel corso del suo svolgimento, il curatore raccoglierà testimonianze, interviste e saggi di personalità che hanno incontrato Munari o che con lui hanno lavorato, proponendo interventi di studiosi che si sono concentrati su questa figura nodale del Novecento. L’uscita di questa pubblicazione, prevista per la fine della mostra, ha l’ambizione di aggiungere una testimonianza viva e dialettica alla figura di Munari, artista e anti-specialista.
Sito mostra: http://munaripolitecnico.it
-----
Sit in. Soste d'autore per una fruizione lenta e consapevole
6 – 13 aprile 2014
a cura di Marco Sammicheli
allestimento e progetto grafico Paolo Giacomazzi
Le opere d’arte richiedono al visitatore strumenti di lettura e tempo per la visione. Sit in prevede l’inserimento in museo di postazioni d’autore i cui dettagli formali e costruttivi citano o rimandano alle opere creando un dialogo ideale tra arte e design. L’obiettivo di Sit in è rallentare i tempi di fruizione dell’arte con una proposta realizzata con il contributo di aziende, progettisti, enti e scuole.
In questa nuova edizione di Sit in lesedute sono state selezionate insieme alla Fondazione Vico Magistretti tra i progetti realizzati dal grande designer e architetto milanese. Lungo il percorso museale, nella manica che collega l’Arengario e Palazzo Reale, le sedute Golem, Magellano, Piccy, Selene, Silver, sono posizionate in dialogo con le opere di Marino Marini, della Pop art italiana e dell’Arte Povera.
Sit in sottolinea il rapporto tra opera d’arte e cultura del design, offre una sosta e dichiara un’area d’intervento sulla quale insiste un progetto di ricerca sullo spazio, l’utenza e le opere della collezione.
Si ringraziano A Lot of Brasil, Artemide, Campeggi, De Padova per il prestito degli arredi.
-----
Frontiere Varcate. Il critico Guido Lodovico Luzzatto 1922-1940
6 aprile – 31 luglio 2014
a cura di Valeria Iato e Paolo Rusconi
Curata dalla Fondazione Guido Lodovico Luzzatto di Milano, la mostra intende far conoscere al pubblico il critico d’arte Guido Lodovico Luzzatto (Milano 1903-1990) a ventiquattro anni dalla sua scomparsa e a diciotto dalla nascita della Fondazione a lui intitolata. Antifascista della prima ora, figlio di uno dei dodici professori che nel 1931 rifiutarono il giuramento al regime, dopo la laurea in storia dell’arte con Paolo D’Ancona iniziò a collaborare a “La Giustizia”, “La Sera” e a numerose riviste d’arte, come “Le Arti Plastiche”, “Il Giornale dell’arte”, “La Casabella”, “L’Arte” di Adolfo e Lionello Venturi, oltre che ai giornali della concentrazione antifascista di Parigi per i quali tenne dal 1929 al 1933 un costante aggiornamento sui fatti italiani.
I soggiorni degli anni venti a Francoforte, Berlino e Parigi gli permisero il primato dell’aggiornamento sulla pittura espressionista tedesca (Franz Marc, Hermann Lismann, Oskar Kokoschka) e sull’École de Paris (Kisling, Chagall, Muter) sulla stampa italiana. Nel 1936 pubblicò la prima monografia italiana su Van Gogh presso l’editore Guanda, che circolò fra gli artisti del nascente gruppo di “Corrente” influenzandone e rafforzandone gli orientamenti stilistici.
Il percorso della mostra intende mettere in luce l’originalità della proposta critica di Luzzatto nel contesto storico coevo. Saranno esposti, infatti, i materiali dell’archivio privato che fotografano il critico nell’esercizio del suo mestiere: le corrispondenze personali con Marc Chagall, Oskar Kokoschka, Max Liebermann, Adolfo Wildt, Felice Casorati, Arturo Nathan, Albin Egger-Lienz, le riproduzioni d’epoca delle loro opere d’arte, i manoscritti, le monografie e i cataloghi di mostre.
Edizioni molto rare come la collana francese di arte ebraica Le Triangle, cataloghi e libri introvabili degli editori dell’avanguardia come Cassirer, Walden, Klinhardt & Biermann, Galerien Tannhauser si alterneranno alle tracce lasciate da Luzzatto nei suoi pellegrinaggi oltre frontiera, nelle grandi capitali europee: Amsterdam, Berlino e Parigi. Uno spazio appropriato sarà riservato al pionieristico lavoro su Vincent van Gogh e ai materiali ad esso connessi.
Verranno, inoltre, esposti alcuni dipinti, disegni e incisioni che Luzzatto ricevette in dono dagli artisti, in segno di ringraziamento per i suoi scritti (Anselmo Bucci, Siro Penagini, Dario Viterbo, Adolfo Wildt), oltre al Ritratto di Claudio Treves, il politico socialista antifascista emigrato a Parigi nel 1926, dipinto nella capitale francese nel 1930 da Mela Muter, oggi conservato presso il Museo di Milano e di Storia Contemporanea al quale Luzzatto lo aveva proposto all’inizio degli anni settanta quando, morta la pittrice, rintracciò il quadro in una galleria privata di Colonia.
Una sezione documentaria riservata alla famiglia di Guido e alla vicenda personale, infine, sarà complementare all’attività nell’ambito artistico; dimostrando che le matrici dell’impegno etico e politico erano radicate nella famiglia di provenienza e strettamente correlate all’idea di avvicinare democraticamente il pubblico all’arte. La sempre più rapida, catastrofica, trasformazione del clima culturale europeo alla fine degli anni trenta portò Luzzatto a scrivere una cronaca della campagna razziale, quasi un diario della terribile precarietà dell’esistenza prima dell’esilio permanente degli anni di guerra.
Completa la mostra un video che documenta la storia di Luzzatto attraverso le immagini della casa dove il critico abitò per tutta la vita.
Ufficio Stampa
Comune di Milano: Elena Conenna tel. 02 88453314, elenamaria.conenna@comune.milano.it
Studio De Angelis - Milano tel. 02 324377, info@deangelispress.it
Inaugurazione sabato 5 aprile ore 18
Museo del Novecento
via Marconi 1, Milano
Apertura
lunedì 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Biglietti
intero 5 euro
ridotto 3 euro (studenti universitari,
over 65, dipendenti comunali)
Visite guidate:
Civita. Info e prenotazioni tel 02.43353522, museodelnovecento@civita.it