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21/4/2014

Odino Vignali

Galleria Le Opere, Roma

Queste immagini di Odino Vignali sono, commiste, di New York e Chicago, e non si pongono come “vedute” ma piuttosto come “sentite,” o per meglio dire risentite. Sono segnate da una sorta di stupore attonito, quasi di chi per la prima volta vedesse, o scoprisse improvvisamente, la macchinosità dinamica d’una metropoli e i suoi frammenti. Non di rado una sorta di velocità – da far pensare ad un ricordo del Futurismo passa dentro queste visioni. Al tempo stesso, appaiono strane evocazioni di luoghi patibolari, che sembrano trasferire nella Città di oggi l’oscura pericolosità della Londra di Jack Ripper. Queste sensazioni sono trasmesse da un’evidente sapienza tecnica, innanzitutto nel montaggio. Un montaggio certamente ben pensato e deliberato, ma anche – talvolta – frutto di quell’accident che i surrealisti teorizzarono e praticarono; un accident portato all’incontro con una sapienza che tuttavia sa lasciarsi coinvolgere dall’emozione imprevista suscitata da un non luogo assurdo, eppur carico di senso. Concorre anche, notevolmente, alla costruzione di queste immagini una costante attenzione ai contrasti di luce e ombra, e ai loro passaggi sfumati, che arricchiscono di coloritura monocroma (un “camaïeu de noir”, si potrebbe dire parafrasando il “camaïeu de bleu” della picassiana Guernica). Queste immagini non sono mai prive d’una loro forza suggestiva, che credo sia conferita loro da uno sguardo che, anche quando coglie aspetti di realtà non vicinissimi all’obiettivo fotografico, tende a portarli in una sorta di primo piano. Dotate di una loro forza di presenza, queste immagini raccontano in modo efficace un rapporto non solo di stupore, come ho già detto, ma anche di abbandono ad un misterioso vissuto dei luoghi.
Antonio del Guercio

Odino Vignali
Tecnologia e sperimentazione, frammiste ad un occhio sensibile alle vicende umane hanno da sempre caratterizzato il modo di fotografare di Odino Vignali; unisce alla percezione dell’attimo fuggente una composizione geometricamente al limite delle regole canoniche, una composizione che cattura l’occhio e lo porta dentro l’immagine. Ha cominciato a fotografare quando autofocus e digitale erano ancora fantascienza, ereditando una vecchia Asahi Pentax 35 mm “Spotmatic” dal padre durante un soggiorno di lavoro in Thailandia; da li la passione che lo ha accompagnato fino ad oggi attraverso un percorso tecnologico e di immagine che nulla ha tralasciato. Attualmente sta completando alcuni lavori su varie città del Nord Africa e su Accra capitale del Gana. Collabora presso la Biblioteca Cornelia con il Prof. Sergio Kraisky ad un corso di scrittura creativa e fotografia. Ha partecipato a varie mostre ed ha al suo attivo varie pubblicazioni su Riviste e Web.

Melting Cities nasce per dare vita ad una visione personale, astratta, coinvolgente a tratti onirica del paesaggio urbano di due città New York e Chicago unite nello stesso fotogramma. In alcuni casi ho scattato un intero rullo in una città per poi riavvolgerlo e al mio successivo viaggio nell’altra città riscattare sullo stesso rullo già esposto facendo riferimento agli appunti sulle inquadrature precedentemente effettuate per la composizione finale. La collaborazione con Luciano Corvaglia è andata oltre la “semplice” interpretazione di una stampa in camera oscura sfociando, in alcuni scatti, nella fusione con un secondo negativo sovrapposto alla doppia esposizione originale a completamento dell’immagine rendendo lo scatto di per sé già unico, irripetibile.

Inaugurazione martedì 22 aprile alle ore 18,30

Galleria le “Opere“
via di Monte Giordano, 27 – 00186 Roma
Aperto dal mercoledì al sabato dalle 16.30 alle 20.00

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