Stratigrafie. Tarantini sovrappone fotogrammi legandoli uno all'altro; l'utilizzo della luce, crepuscolare e nostalgica, aumenta la carica simbolica e onirica delle sue immagini fotografiche.
a cura di Valentina Trisolino
Carlo Gallerati è lieto di presentare Stratigrafie, una mostra personale di Pio Tarantini a cura di Valentina Trisolino.
“La parola ‘stratigrafie’ evoca nella mente una sovrapposizione di immagini che, inspiegabilmente, si legano l'una all'altra. Più o meno consapevolmente il cervello elabora il nostro vissuto, il passato e il presente, rendendo visibile agli altri chi siamo, quali sono i nostri gusti e i nostri pensieri. Il contenuto della mente di ogni singolo viene a fondersi con l'universale diventando in questo modo fruibile e comprensibile a tutti.
E le immagini di Pio Tarantini presenti in mostra riflettono in sé questo aspetto. Oltre a essere fortemente rappresentative del mondo dell'autore, del suo passato e del suo presente, finiscono per evocare qualcosa del nostro vissuto: come la materia di un sogno, schiudono al nostro sguardo ricordi sopiti nei meandri della nostra mente. Il forte elemento evocativo, che è una delle caratteristiche più forti della fotografia, qui si esprime al massimo della sua potenza. Il sapiente utilizzo della luce, crepuscolare e nostalgica, aumenta la carica simbolica e onirica creando immagini di grande bellezza e armoniosa composizione.
Una tecnica, quella della sovrapposizione di diversi fotogrammi, che Tarantini ha già precedentemente utilizzato (Il passato e i pensieri, 1985) e dunque cara all'autore che nella sua ricerca artistica è passato dalla rappresentazione più realistica e diretta della realtà a uno studio più introspettivo e concettuale. Allo stesso modo è di grande interesse l’indagine sul mosso nella rappresentazione della figura umana che l'artista e studioso porta avanti da molto tempo (Studi sul mosso, 2002; L'ombra del Vero, 2003; Imago, 2008).
Come in Francis Bacon, senza però quella carica distruttrice che traspare dalle opere del pittore irlandese, le figure incompiute e quasi deformate celebrano il senso della precarietà della vita umana e della sua condizione esistenziale in rapporto all'ambiente. Molto interessante è infatti l'analisi che l'autore fa della figura, in particolare femminile, nel contesto in cui viene a calarsi. Aperto o circoscritto, il paesaggio dialoga con la nudità femminile la quale, come una moderna Venere, si apre agli elementi presenti intorno a sé.
Nel suo complesso, questa ricerca dà il senso di ciò che è oggi l'autore, l'artista e lo studioso: un'anima in costante esplorazione di se stesso, degli altri e del senso possibile della nostra vita.” (Valentina Trisolino)
Pio Tarantini è nato a Torchiarolo, nel Salento, nel 1950 e ha compiuto studi classici a Lecce e poi in Scienze Politiche all'Università Statale di Milano, città dove vive e lavora dal 1973. Esponente di spicco della fotografia contemporanea italiana in quanto autore e studioso, ha realizzato molti lavori esposti dal 1982 in sedi pubbliche e gallerie private e recensiti su importanti pubblicazioni (quotidiani, riviste d’arte e di fotografia) sia in Italia che all’estero. Ha pubblicato numerosi cataloghi e volumi monografici, e svolge attività didattica sul linguaggio fotografico; attualmente insegna Fenomenologia degli Stili presso l’Istituto Europeo di Design di Milano. Dal 1987 scrive articoli e saggi di fotografia per numerose riviste; ha pubblicato Fotografia. Elementi fondamentali di linguaggio, storia, stile, un manuale di linguaggio e storia della fotografia.
Ufficio stampa: Galleria Gallerati
Maggiori informazioni: www.pio.tarantini.com
Inaugurazione: martedì 6 maggio, ore 18.30-21.30
Galleria Gallerati
via Apuania, 55 - Roma
Orario: dal lunedì al venerdì: ore 17.00-19.00
sabato, domenica e fuori orario: su appuntamento
Mezzi pubblici: bus: 61, 62, 93, 310; metro: linea B, fermata Bologna (da P.Bologna: 400 m lungo V.Livorno o V.M.di Lando)
Ingresso libero