Man Ray
Gino Severini
Giuseppe Capogrossi
Carlo Carra'
Renato Guttuso
Manzu'
Victor Brauner
Eric Heckel
Joan Miro'
Enrico Prampolini
Hans Bellmer
Salvador Dali'
Max Ernst
Giorgio De Chirico
Modigliani
Flavio De Marco
Fabrizio Clerici
Maria Dompe'
Barbara Tomassi
Marcella Cossu
Maria Giuseppina Di Monte
Calogero Incardona
Alessandro Maria Liguori
Adriana Polveroni
Angelandreina Rorro
Mario Ursino
'La forma della seduzione' raccoglie piu' di 130 opere sulla sensualita' del corpo. Flavio De Marco presenta il nuovo progetto "Stella". 'Il grande Sonno romano' e' una delle opere piu' significative di Fabrizio Clerici esposto insieme a una serie di fotografie. Nel Giardino delle Fontane l'opera di Maria Dompe'.
La forma della seduzione
Il corpo femminile nell'arte del '900
a cura di Barbara Tomassi
La Galleria nazionale d'arte moderna presenta una rassegna dal titolo La forma della seduzione. Il corpo femminile nell'arte del ‘900, che comprende una selezione di circa 130 opere, provenienti dalle collezioni della Galleria. Il percorso si articola in cinque sezioni dedicate a particolari aspetti della seduzione esercitata dal corpo femminile così come molti artisti, spesso diversissimi tra loro, l'hanno interpretata, convergendo verso una prospettiva "deformante" che ne esprime la forza travolgente e per certi aspetti eversiva. Si innesta qui la provocatoria lettura che della seduzione ha offerto il sociologo francese Jean Baudrillard, secondo il quale essa non appartiene alla sfera della natura, ma a quella dell'artificio ed insieme a quella del segno e del rituale.
La prima sezione, dal titolo "le belle apparenze", presenta opere in cui il nudo femminile, quantunque esaltato da linee morbide e sinuose, e da pose languide e accoglienti, proprie della rappresentazione "classica" del tema, viene ormai già declinato nel linguaggio inquieto delle avanguardie, in fuga da norme e convenzioni, alla ricerca semmai di trasgressione e provocazione, che in Modigliani, autore di raffigurazioni femminili tra le più sensuali e, appunto, seducenti, e nelle modelle fotografate in pose provocanti da Man Ray trovano esiti dirompenti.
La seconda sezione, intitolata "seduzione/sedizione", introduce alla eclissi del corpo, alla progressiva destrutturazione, nell'arte, della figura. Nelle opere, tra gli altri, di Gino Severini, Giuseppe Capogrossi, Carlo Carrà, Renato Guttuso, Manzù, Victor Brauner, Eric Heckel, Joan Mirò, Enrico Prampolini, il genere artistico del nudo femminile viene riformulato secondo logiche diverse dal naturalismo. Ora l'arte ha come fine la continua sperimentazione che persegue servendosi del geometrismo, del monumentalismo, del dinamismo e della scomposizione cubista. Gli autori di area surrealista, ben presenti nella rassegna grazie al fondo donato al museo da Arturo Schwarz nel 1998, offrono spesso un'immagine fortemente deformata della sessualità femminile. Infatti, la leggibilità della realtà è intaccata dall'interferenza dell'inconscio, conducendo all'autodistruzione ed alla cancellazione del corpo così come tradizionalmente l'arte l'aveva raffigurato, sino alla sua deformazione ai limiti del mostruoso.
La terza, dedicata all'"oggetto del desiderio", attesta come la seduzione assuma le forme di particolari anatomici sessuali, ma anche di oggetti-feticcio. Si parte dalla rappresentazione di parti anatomiche femminili, spesso decontestualizzate, per giungere agli oggetti comuni investiti di implicazioni erotiche: dalla bambola di Hans Bellmer, alla donna-scarpa di Salvador Dalì, all'Objet mobile di Max Ernst.
La sezione "la bella e la bestia" allude all'incontro, e alla sovrapposizione dell'elemento umano con quello animale, o comunque non umano. E' una confusione che ha sempre attratto e spaventato, e che nel gioco della seduzione esercitata dal nudo femminile, offre molteplici approdi: dall'inconscio e dall'automatismo di Surrealisti come Breton e Masson al simbolismo di Picasso.
"La bella addormentata", infine, è il titolo dell'ultima sezione, che allude all'attrazione esercitata dal corpo femminile abbandonato nel sonno, fra vulnerabilità e passività. Il tema, trattato sin dall'antichità, raggiunge in molte delle opere qui presentate un effetto straniante, come nei nudi trattati con linearità arcaizzante da Modigliani o nelle ninfe dormienti di Giorgio De Chirico.
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Flavio De Marco
Stella
a cura di Adriana Polveroni e Angelandreina Rorro
Dopo le tappe di Berlino ed Amsterdam, l'ultimo progetto di Flavio De Marco, Stella, a cui l'artista lavora dal 2011, giovedì 5 giugno si apre, alla Galleria nazionale d'arte moderna, una mostra che raccoglie quarantaquattro dipinti, trentasei disegni e un libro. Stella è un'isola immaginaria nel cuore dell'Egeo, costruita come un collage di differenti tipologie di paesaggio (deserto, montagne, litorale mediterraneo). E' un laboratorio di immagini, un software della pittura, un inventario di informazioni a cui l'artista attinge, combinando e componendo sulla tela con differenti tecniche a partire da cartoline, pubblicità o dipinti di paesaggio dalla tradizione della storia dell'arte, panoramiche reali. Il progetto, di cui fa parte integrante il libro omonimo, scritto e illustrato dall'artista, pubblicato da Danilo Montanari Editore, è una non convenzionale guida di/al viaggio, un ritratto dell'isola (struttura geologica, la popolazione locale e storia) che si conclude con approfondimenti sul processo di creazione di un paesaggio, istituendosi perciò come luogo privilegiato per la riflessione sull'arte. Per l'occasione, sarà pubblicato un catalogo specifico, edito da Maretti Editore, con testi di Maria Vittoria Marini Clarelli, Adriana Polveroni, Angelandreina Rorro, Federico Ferrari e Valerio Adami.
Flavio de Marco
Nasce a Lecce nel 1975. Si forma a Bologna. Vive e lavora a Berlino. La sua ricerca pittorica inizia a metà degli anni Novanta. Dal 1999 inizia la sua riflessione sull'esperienza del paesaggio in pittura ed in particolare sullo schermo del computer come possibile orizzonte di un'esperienza odierna del paesaggio. Le schermate del sistema operativo dei vari software informatici diventano il modello privilegiato di queste opere realizzate ad acrilico su tela. I "paesaggi" di Flavio de Marco aprono ad un'indagine sullo spazio pittorico come rappresentazione di una nuova visione prospettica basata non più sulla fisicità del reale, come nella teoria mimetica di Leon Battista Alberti, ma come finestra su un mondo proiettivo, quello piatto e ravvicinato dello schermo.
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Maria Dompè
Il Giardino dell’Anima
a cura di Marcella Cossu, Maria Giuseppina Di Monte, Calogero Incardona, Alessandro Maria Liguori
A conclusione del riallestimento del Giardino delle Fontane, riaperto nel 2013 con la collocazione delle sculture di Lucilla Catania e l'installazione di Cloti Ricciardi, verrà presentato Il Giardino dell'Anima/The Garden of the Soul , un'opera a verde di Maria Dompè inserita nel suggestivo contesto della Galleria nazionale d'arte moderna, sul lato Nord-Est dell'edificio.
Maria Dompè: La cultura dello spazio e l'impegno civile, due risvolti di un unico percorso artistico che si fondono elaborando una visione spirituale dell'arte. Maria Dompè è nata a Fermo il 4 marzo 1959, dopo il liceo artistico, si è diplomata in scultura all'Accademia di Belle Arti di Roma nel 1982.
Il dialogo con lo spazio, elemento caratterizzante della maggior parte dei suoi lavori più recenti, si è arricchito con nuove "trasformazioni a verde" permanenti ovvero reinterpretazioni di spazi già esistenti: aree a verde, rimodellate e piantate. Nel 2006 a Roma Il giardino nel giardino di Luigi Muratori. Nel 2008/2009 Il giardino nel giardino: Scala Santa all'interno del Convento dei P. Passionisti della Scala Santa in Roma, uno dei luoghi sacri più importanti per la fede cristiana. Nel 2010/2011 Il giardino di Irene Brin: una reinterpretazione di un parco antico arricchito da incursioni scultoree.
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Omaggio a Fabrizio Clerici (1913 - 1993)
Sonno romano
a cura di Mario Ursino in collaborazione con l'Archivio Fabrizio Clerici
Giovedì 5 giugno 2014 saranno visibili alla Galleria nazionale d'arte moderna le due versioni del Sonno romano di Fabrizio Clerici.
La tela del 1985 (305 x 520 cm) Il grande Sonno romano, donato dall'artista alla Galleria nazionale d'arte moderna nel 1993, a seguito della importante retrospettiva del 1990 dedicata a Fabrizio Clerici (nella quale figuravano entrambe le opere) a cura di Bruno Mantura; e la prima versione Sonno romano, 1955 (90 x 150 cm) di proprietà dell'Accademia Nazionale di San Luca, di cui l'artista è stato più volte presidente.
Considerate dalla critica e dall'artista stesso tra le opere più significative della sua produzione, la grande tela Sonno romano, 1985 non è stata più esposta da lunghissimi anni e viene ora presentata, insieme a numerosi materiali d'archivio che documentano tutte le fasi di realizzazione dei due quadri, attraverso la prima idea di un disegno a penna (inedito) sul retro di una carta da lettera indirizzata al fratello Francesco del 1953 circa. Oltre a questa esiste anche una più elaborata composizione a carboncino del 1954 (pubblicata nella prima monografia di Raffaele Carrieri dedicata all'artista nel 1955) nella quale si delinea la forma quasi definitiva del Sonno romano.
Si presenta inoltre un vasto repertorio fotografico inedito attraverso il quale è possibile ripercorrere le varie fasi di lavoro dell'artista per le due versioni: sia per la versione del 1955 dell'Accademia di San Luca, dipinta nel suo studio di via della Lungarina e sia per la monumentale versione dipinta dal 1983 al 1985 per il quale dovette prendere in affitto l'intero piano nobile di Palazzo de Cupis in via dell'Anima, dove dagli anni Sessanta aveva già il suo studio.
Verranno anche esposte una serie di foto-cartoline (alcune sagomate dall'artista come maquette di lavoro) dei primi anni Cinquanta che Fabrizio Clerici aveva raccolto come fonti utili ai vari soggetti del quadro, sia dal punto di vista iconografico che compositivo con le sue impalcature fatiscenti, ispirate a Clerici da immagini in bianco e nero delle Terme di Diocleziano e in genere di scavi archeologici, dal Foro romano a quelli di Selinunte, dei primi del Novecento, che egli consultava costantemente durante l'ideazione della tela.
I curatori hanno cercato di ricostruire, oltre alla parte iconografica, anche quella prettamente legata al significato dei soggetti rappresentati nel Sonno romano. Una tabella iconografica a cura di Eros Renzetti mostra i numerosi soggetti greco-romani e barocchi presenti nel quadro con riferimento agli originali nei luoghi ove essi sono conservati. La mostra è corredata da un catalogo Edizioni Nuova Cultura, con testi di Mario Ursino e Rosanna Ruscio.
Immagine Flavio De Marco, Paesaggio (Isola di Stella)
Ufficio stampa,
Laura Campanelli, s-gnam.uffstampa@beniculturali.it, 06 32298328
Conferenza stampa 4 giugno
Galleria Nazionale d'Arte Moderna - GNAM
viale delle Belle Arti, 131- Roma Lazio.
Da martedì a domenica ore 10.30 - 19.30. Ingresso intero: 12 euro, ridotto: 9.50 euro.