The Space that Remains, Ruins. Fotografie in bianco e nero, intense e poetiche, che assieme ad un video mostrano cio' che resta delle strutture originali degli edifici residenziali cinesi presenti su di un'isola-prigione per dissidenti politici.
a cura di YANG Wen-I
L’architettura non riguarda solo la costruzione. Ci
ascuna struttura fatta dall’uomo porta
il germe della sua distruzione, il suo farsi rovina. Le rovine sono architetture “altre” che
attendono nel divenire, destinate a diventare “Lo Spazio che Resta”. Il titolo della mostra
è stato scelto facendo riferimento a “Il Tempo che
Resta” di Giorgio Agamben, un
commento alla “Lettera ai Romani” e alla posizione
di San Paolo nel periodo critico di
transizione del primo Cristianesimo. Come suggerisce Agamben, ci può essere qualcosa
in quel tempo residuo, caricato di un’aspettativa messianica, che per contrappunto sia
applicabile a ciò che rimane degli edifici nell’attuale società globale post capitalistica?
La Mostra
The Space that Remains: Yao Jui-Chung’s ‘Ruins’ Series
si sofferma sul concetto di
vita dopo la morte di un edificio non secondo la posizione dei suoi costruttori, dei suoi
destinatari o dei suoi operatori ma secondo l’azione di un lettore. A partire dagli anni
Novanta Yao Jui-Chung (1969 - ) in modo appassionato e idiosincratico ha ricercato per
tutto il suo paese d’origine edifici abbandonati, inutilizzati, scartati. Come risultato, ha
riunito un archivio documentaristico di fotografie
in bianco e nero di rovine Taiwanesi.
Yao è un prolifico scrittore d’arte, critico, fotografo, pittore e video-artista e tratta gli
oggetti delle sue esplorazioni fotografiche negando
l’ordine sistematico, assumendo
prospettive e angolature che sembrano casuali senza
prestare attenzione alla loro
completezza. Tutte le rovine sono riprese da un punto di vista personale che non è né
giornalistico, né documentaristico e nemmeno voyeuristico. Paradossalmente è proprio
da questa prospettiva casuale che noi sperimentiamo
un senso di vicinanza rispetto a
quelle strutture, diventando noi stessi lettori e riflettendo intersoggettivamente sulla
sorte delle rovine, il loro passato e il loro futuro. Mentre “Il tempo che Resta” di Giorgio Agamben ha ispirato il titolo della mostra è
tuttavia “Il Contratto Naturale” di Michel Serre a
cui si deve una maggiore attenzione.
Sebbene siano circondate dalla natura, le rovine sono inequivocabilmente realizzate dalla
mano dell’uomo e nonostante ciò sono uscite fuori dall’orbita dell’umana consapevolezza.
Non sarebbe forse appropriato un ritrovato senso di
responsabilità, un “contratto delle
rovine”, così da occuparsi di queste testimonianze
di una precedente attività umana?
Uno dei temi generali della Biennale di Architettura di quest’anno è il concetto di
riflessione storica ed è il guardare al passato, sebbene esso sia emotivo, quasi mistico, che
da forma anche a questa mostra. Le trenta fotografi
e in bianco e nero, intense e poetiche,
raggruppate in serie ed un video, selezionati da un
impressionante
corpus
di immagini,
mostrano i residui di strutture aborigene, gli inconfondibili edifici residenziali cinesi
della dinastia Han sulle Isole dei Pescatori, gli esempi stravaganti dello stile
architettonico occidentale del XX secolo, le iconiche rovine industriali e la tetra
architettura del dopoguerra sull’isola dove erano stati confinati i dissidenti politici.
La National Taiwan University of Arts è lieta di annunciare la sua seconda partecipazione
alla Biennale di Venezia. Dopo il successo dello scorso anno di
Rhapsody in Green
, evento
collaterale della 55. Esposizione Internazionale d’Arte, NTUA è orgogliosa di prendere
parte alla Biennale di Architettura di quest’anno presentando Yao Jui-Chung, uno degli
artisti più impegnati e prolifici di Taiwan con la
serie di fotografie “Ruins” create a
partire dal 1991. Crediamo che questa breve mostra
organizzata in sette gruppi che
definiscono i temi maggiori della storia di Taiwan
contribuirà ad una nuova
consapevolezza su una questione che è in realtà globale ovvero come trattare con le
strutture create dall’uomo che hanno cessato di essere usate dall’uomo.
Immagine Yao Jui Chung, Roaming Around the Ruins, 1991-2011
Ufficio stampa,
PDG Arte Communications
Giulia Favaron, +39.041.5264546
Inaugurazione 6 giugno alle 15.00
Istituto Santa Maria della Pieta',
Calle della Pieta', Castello 3701, Venezia.
10.00 – 20.00 Venerdì e Sabato fino al 30 Agosto. Ingresso libero.